Una nuova alleanza (di comodo) potrebbe essere sul punto di nascere. Il Re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdulaziz al-Saud ed il Presidente russo Vladimir Putin si sono sentiti al telefono ed hanno affrontato, secondo quanto riferito dal Cremlino, alcuni temi importanti. I due uomini politici hanno espresso “soddisfazione” per l’implementazione dell’accordo Opec+ in merito al taglio della produzione petrolifera. Un’intesa che ha portato, stando alla nota del Cremlino, “ad una generale stabilizzazione del mercato energetico mondiale”. Arabia Saudita e Russia hanno concordato sulla necessità di coordinare futuri tagli alla produzione, investimenti e scambi commerciali. Il Cremlino ha reso noto che i due Capi di Stato hanno inoltre discusso di una possibile produzione congiunta del vaccino russo contro il coronavirus.
La reazione all’emergenza sanitaria
Kiril Dmitriev, amministratore del fondo sovrano della Federazione Russa, aveva annunciato il raggiungimento di un accordo per lo svolgimento delle sperimentazioni del vaccino in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti. I russi stanno collaborando con un’azienda farmaceutica del saudita ed hanno condiviso i dati delle Fasi 1 e 2 della sperimentazioni con i partner in loco. Dmitriev aveva dichiarato che ” l’Arabia Saudita è un partner molto forte in materia”. Le sperimentazioni cliniche dello Sputnik V (il nome del vaccino russo) dovrebbero aver luogo anche in Brasile, nelle Filippine, negli Emirati Arabi Uniti e nella stessa Federazione Russa. I casi confermati del morbo, in Arabia Saudita, sono oltre 321mila anche se il trend delle nuove infezioni, negli ultimi giorni, appare in discesa. Il Dottor Muhammad Al Abdel Ali, portavoce del Ministero della Salute, ha dichiarato che “sono stati individuati meno di mille nuovi casi al giorno negli ultimi dieci giorni”. Il picco di casi giornalieri era stato raggiunto il 19 giugno quando le nuove infezioni erano state ben 4301.
Il quadro geopolitico complica il rapporto…
Le relazioni tra Arabia Saudita e Russia sono instabili e caratterizzate da fasi di dialogo rafforzato e da allontanamenti e discussioni. La Primavera Araba è stata fonte di contrapposizioni: in Siria Mosca e Riyadh hanno interessi molto divergenti ed appoggiano, rispettivamente, il governo centrale presieduto da Bashar al-Assad ed i ribelli sunniti islamisti. Riyadh ha supportato le iniziative di Emirati Arabi Uniti e Qatar in Libia che hanno portato al crollo del regime di Muhammad Gheddafi. Tra i punti di convergenza c’è la neutralità del Paese nei confronti della Crimea e delle sanzioni promosse dalla comunità internazionale contro Mosca. La pandemia, che ha portato ad una contrazione della domanda energetica, ha scatenato una vera e propria guerra tra i due, divisi sulla strategia da adottare.
La collaborazione economica è proficua
Il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, conosciuto come Public Investment Fund, ha già investito due miliardi e mezzo di dollari in progetti comuni da sviluppare con il fondo russo ed aveva pianificato di investirne altri 10, prima che la crisi economica colpisse anche il Medio Oriente. I sauditi avevano mostrato interesse nell’acquistare quote significative di Sibur, la più grande società petrolchimica russa e dell’Eurasian Drilling Company, attiva nel settore degli scavi. Il settore del gas naturale ed in particolare i giacimenti nell’Artico avevano attirato gli interessi di Saudi Aramco, della giapponese Mitsui e del fondo di investimenti russo. Passata la tempesta è possibile che si sviluppino nuove iniziative commerciali, in grado di stabilizzarsi grazie a quanto già fatto in precedenza.
Il fattore Teheran
Un possibile ostacolo potrebbe essere costituito dall‘Iran, che intrattiene ottime relazioni con la Russia ma che, al tempo stesso, è il rivale regionale per eccellenza dell’Arabia Saudita. Teheran collabora con la Russia in Siria nel fronteggiare la minaccia costituita dal radicalismo sunnita ed è impegnato, proprio come la Federazione Russa, nel fronteggiare movimenti secessionisti interni. La presenza di nemici comuni, come lo Stato Islamico e gli Stati Uniti potrebbe spingere la Russia a non abbandonare il suo alleato prediletto percorrendo strade nuove ed inesplorate.