Si è parlato più volte della cyber warfare tra Russia e Occidente, il nuovo piano sul quale si è traslato il conflitto tra Mosca e il blocco euroatlantico negli ultimi anni. 

Mosca ha fatto enormi progressi nel campo delle tecnologie informatiche, e può facilmente competere con i migliori fornitori occidentali. In Russia esiste Yandex, il “Google” locale, con strumenti che fanno invidia ai migliori web browser occidentali. Un altro importante settore in cui Mosca ha prodotto un’eccellenza è la sicurezza informatica. L’azienda high-tech Kaspersky Lab. mette in commercio uno dei migliori software anti-virus ad un prezzo almeno di un terzo inferiore a quello di mercato in Europa. 





Nulla di male, se non fosse che vi sono state delle polemiche che riguardano l’utilizzo che se ne fa in Europa. Secondo un’intervista rilasciata da Fabio Pietrosanti, presidente del Centro Hermes per la Trasparenza dei Diritti Umani digitali, ha dichiarato che la quasi totalità dei sistemi informatici in uso alle Forze dell’ordine e agli uffici ministeriali italiani hanno installato un software anti-virus marca Kaspersky. 

La ragione pare legata essenzialmente alla convenienza economica del prodotto, essendo, a quanto pare, il più competitivo a livello di prezzo sul mercato. Ma la rete continentale European Digital Rights ha lanciato un allarme legato alla sicurezza delle informazioni scambiate attraverso questi terminali protetti da Kaspersky. 

Alcune volte all’anno, infatti, i software vengono direttamente collegati a Mosca per eseguire degli aggiornamenti di sistema, con un potenziale rischio segnalato che con tale passaggio, anche a causa della vigente legislazione in Russia in materia di protezione e conservazione dei dati informatici, alcune informazioni sensibili, per non dire classificate, potrebbero cadere nelle mani del Cremlino. 

Una catena di rapporti che, secondo gli esperti sopracitati, potrebbe risultare estremamente pericoloso per la sicurezza nazionale, sempre nell’ottica della Guerra per procura che l’Occidente sta combattendo con la Russia. 

Il soft power russo in senso informatico raccoglie la sua migliore espressione, che ha contagiato molti sistemi europei. A quanto narrato da Pietrosanti, tuttavia, pare che solo l’Italia adotti sistemi anti-virus non italiani, o europei, o della sfera Nato. In sostanza si richiede a Roma un allineamento, anche nel senso di tecnologie informatiche di uso comune, l’ostracismo nei confronti di Mosca. Ciò risulta tuttavia in un ostacolo posto dal legislatore, che in base alla Legge sulla trasparenza per le spese della PA, le strutture pubbliche italiane mostrano questo evidente vizio di forma, che tuttavia pone delle difficoltà presunte per un allineamento dovuto in chiave geopolitica. Quindi, in base a ciò che è stato detto, meglio spendere di più, purché si vada contro Mosca.

Un monito che, tuttavia, lascia il tempo che trova. Secondo quanto esposto da Politico nel dicembre scorso, la maggior parte dell’impalcatura di telecomunicazioni in Europa è fornita da Huawei, il colosso cinese che, su mandato della Commissione europea, sta realizzando l’infrastruttura europea per la navigazione dati in 5G. In Europa, infatti, la Cina non ha trovato ostacoli nel campo, mentre le Leggi sulla sicurezza nazionale in vigore negli Stati Uniti impediscono all’azienda cinese di accedere agli investimenti nel settore, sotto il timore che la stessa operi azioni di spionaggio per conto del governo di Pechino. 

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