La disputa per l’oceano Indiano non è solo una questione tra India e Cina, ma è un tema che tocca gli interessi di molte altre nazioni. La Francia è una di queste. Con i suoi territori d’Oltremare e le sue basi dislocate su vari punti strategici dell’oceano, Parigi può essere considerata sicuramente una delle potenze occidentali con più capacità militare per il controllo dei traffici marittimi dell’area, certamente non inferiore agli Stati Uniti né al Regno Unito. Perché la Francia, pur essendo una potenza strettamente europea e una potenza che non si può definire mondiale a tutti gli effetti, ha nell’oceano Indiano circa due milioni di chilometri quadrati di zona economia esclusiva e territori che vanno dalle coste africane a quelle dell’Oceania. Un vero e proprio convitato di pietra della geopolitica dell’Indo-Pacifico di cui bisogna per forza tenere conto.
Non ci sono solo l’isola di Réunion come territorio d’Oltremare della Francia, o l’isola più piccola di Mayotte a nord-ovest del Madagascar, con una popolazione di 215mila abitanti. Oltre a quelle isole popolate stabilmente da cittadini francesi, Parigi controlla anche le isole Kerguelen, l’arcipelago di Crozet, le isole di St-Paul e di Amsterdam, e una serie di piccoli isolotti intorno e vicino al Madagascar. Nessuna di queste isole ospita popolazioni permanenti, ma c’è un continuo afflusso di ricercatori che a rotazione vivono su questi isolotti e che, di fatto, rendono ogni scoglio un luogo strategico per la Francia nel controllo delle rotte navali (e non solo) di tutto l’oceano Indiano. Un ruolo ricordato anche da Asia Times, che ha evidenziato ad esempio il fatto che le isole Kerguelen siano una delle basi principali dell’Agenzia spaziale francese che lì ha installato una fondamentale stazione di geolocalizzazione satellitare.
Oltre ai territori d’Oltremare, e allargando lo spettro anche ad altre aree dell’oceano, non va poi sottovalutato il fatto che la Francia abbia basi militari anche in territori stranieri, con Stati con cui mantiene importanti legami politici e commerciali. Truppe francesi si trovano a Gibuti, in Madagascar e anche negli Emirati Arabi Uniti, e fra esercito e Legione straniera, Parigi ha circa 1900 uomini fissi nell’oceano Indiano più mezzi navali e aerei. Finora il suo ruolo è stato quello di intensificare e cercare di coordinare la guerra alla pirateria, specialmente nell’area tra il Corno d’Africa e il Madagascar, ma ultimamente l’idea di Parigi è quella di assumere un ruolo di primo piano anche nel controllo della libertà di navigazione del Mar Cinese Meridionale. L’idea di Parigi è quella di porsi come potenza leader dell’Unione europea nell’oceano Indiano, proprio perché unica potenza dell’Ue in grado di poter avere da subito basi, uomini e mezzi navali in tutta la regione. Parigi ha i mezzi e soprattutto la volontà di apparire agli occhi del mondo come potenza militare e politica, forte della sua capacità nucleare e della sua posizione all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
A confermare l’importanza dell’Indo-Pacifico per Parigi, il recente viaggio di Jean Yves Le Drian in India, che, anche in un’intervista a The Hindu, ha voluto ricordare la presenza francese in tutta l’area marittima indiana e soprattutto la stabile amicizia fra Parigi e Nuova Delhi. Un viaggio di due giorni in cui sono state gettate le basi per un altro viaggio che, nei primi mesi del 2018, vedrà protagonista il presidente Emmanuel Macron. Il titolare dell’Eliseo volerà in India per un tour che potrebbe essere molto significativo nello sviluppo delle relazioni indo-francesi ma anche nell’ottica di un maggiore coinvolgimento di Parigi nel pattugliamento dei mari. In questo senso, Macron non si dovrebbe discostare dall’amministrazione Hollande, che già nel 2016 parlava delle problematiche sorte dall’espansione cinese nel Mar Cinese meridionale e delle “minacce alla sicurezza e alla libertà di navigazione”. Potrebbe essere l’inizio di una cooperazione multilaterale con India e Giappone, magari con l’ombrello di missione dell’Unione europea.