Lo spettro che si aggirava da mesi nella campagna elettorale americana ha preso finalmente forma. Robert Kennedy Jr ha rotto gli indugi e, dopo un lungo periodo di riflessione in cui ha valutato di scendere in campo come candidato del partito democratico alternativo al presidente Joe Biden, ha deciso di correre come indipendente. 

Il figlio di Robert Kennedy, senatore e fratello di John Fitzgerald Kennedy nonché candidato alle presidenziali del 1968 (anno in cui fu assassinato), ha un profilo da mina vagante della politica americana. Le sue posizioni da ambientalista e a sostegno dei gruppi sindacali dovrebbero avvicinarlo al partito democratico. Allo stesso tempo però si è guadagnato una discussa notorietà a causa della sua contrarietà al programma di aiuti all’Ucraina e per le sue dichiarazioni da no-vax e a favore di strampalate teorie cospirative che potrebbero tentare alcune frange del partito repubblicano.

Quali possibilità di vittoria avrebbe Robert Kennedy Jr? Molto poche stimano gli analisti anche se, secondo un recente sondaggio Reuters/Ipsos, la sua candidatura raccoglierebbe il 14% dei consensi contro il 40% di Trump e il 38% di Joe Biden. Nonostante ciò, la strada per il candidato del partito indipendente appare in salita – la sua famiglia ha tentato di dissuaderlo, senza successo, dal candidarsi – e in pochi ritengono abbia davvero speranze di conquistare la Casa Bianca. Ogni voto che riuscirà ad ottenere potrebbe però risultare decisivo in una competizione elettorale in cui gli americani non appaiono entusiasti delle principali opzioni disponibili al momento. 

Se Robert Kennedy Jr punta davvero alla vittoria non può contare sui precedenti storici. Se invece il suo scopo è fare da ago della bilancia il 2024 potrebbe offrirgli qualche speranza. Come rileva un’analisi della Cnn negli anni più recenti i partiti alternativi hanno potuto contare su performance elettorali non trascurabili. Il candidato più di successo appartenente ad un terzo partito è stato Ross Perot il quale nel 1992 contribuì alla sconfitta del presidente uscente George H.W. Bush e aprì le porte della Casa Bianca al democratico Bill Clinton. Quell’anno l’ex governatore dell’Arkansas si aggiudicò appena il 43% del voto popolare potendo contare sul ruolo di guastafeste del miliardario texano a cui invece andò il 19% dei voti. 

In un eco degli umori che caratterizzano anche questa tornata elettorale, all’epoca il celebre giornalista David Remnick scriveva che “ogni giorno ci viene ricordato di quanta rabbia ci sia là fuori e senza dubbio è così. Perot ha i mezzi per avvantaggiarsene, divenendo così il candidato del terzo partito con più possibilità di successo dai tempi di George Wallace (il governatore dell’Alabama che nel 1968 sfidò Richard Nixon e Hubert Humphrey)”. La mina vagante delle elezioni del 1992 ebbe una forte influenza su un altro tycoon populista, Trump, a sua volta tentato nel 2000 dal candidarsi per il Reform party, una creatura politica fondata da Perot dopo la sua prima campagna. Nel 2000 il miliardario texano offrì il suo endorsement a George W. Bush, un gesto di pace nei confronti dell’ex presidente, padre dell’uomo che di lì a poco sarebbe diventato il nuovo inquilino della Casa Bianca. 

Proprio le elezioni del 2000 rappresentano l’altro esempio in cui il terzo uomo, in questo caso il candidato dei Verdi Ralph Nader, ha sparigliato le carte in tavola cambiando il corso della storia. Quell’anno il rappresentante del partito dell’asinello, Al Gore, vinse il voto popolare ma vide sfumare il sogno della presidenza. Decisivo si rivelò il conteggio dei voti in Florida. Nader prese solo l’1,6% ma si rivelò un numero comunque sufficiente a decretare la sconfitta per il democratico, il quale perse il Sunshine State per poche centinaia di voti. 

Non è sempre facile determinare quale dei due partiti principali sia più danneggiato dalle performance del terzo partito. Secondo alcune analisi è possibile che gli agenti disturbatori delle elezioni del 2016, Gary Johnson del partito Libertario e Jill Stein del Green Party, sottrassero ad Hillary Clinton abbastanza voti da impedirle di battere Trump in Stati che si rivelarono tra i più contesi: Wisconsin, Pennsylvania, Michigan e Florida. 

Le premesse della tornata elettorale del 2024 lasciano intravedere scenari in cui la debolezza di Biden e Trump apre le porte a possibili sorprendenti risultati per il partito indipendente. Le probabilità di successo di Kennedy Jr sono al momento molto scarse. Questo non vuol dire però che il terzo incomodo passerà inosservato.

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