La domanda che molti si pongono è questa: chi comanderà a Cuba tra qualche anno? Come sappiamo il Paese caraibico è retto da una dittatura familiare-partitica, con il potere militare ben saldo nelle mani del capo dello Stato. Raul Castro è ancora al comando, ma ancora per poco. La legislatura si chiuderà il 19 aprile, seguiranno le elezioni politiche, dopo le quali Castro lascerà l’incarico di presidente del Consiglio di Stato, salvo clamorose novità.
Ma chi prenderà il potere? Tutti pensano a Miguel Diaz-Canel, che nel 2013 Castro ha nominato vicepresidente, indicandolo, di fatto, come delfino. Una mossa “normale”, visto che parliamo di un regime dittatoriale. Anche Fidel aveva pensato a un successore, individuando Carlos Lage e Felipe Perez-Roque (rispettivamente primo ministro e cancelliere). I due però erano stati esautorati dopo che Fidel aveva lasciato, causa malattia. Dopo dieci anni di dominio incontrastato di Raul, la strada dovrebbe essere spianata per Diaz-Canel, ingegnere, che per cinque anni è stato buono buono a fianco del capo, senza commettere errori. Anche se non pare brilli molto di luce propria. Non è detta, però, l’ultima parola. Qualcuno della “famiglia” potrebbe aver lavorato nell’ombra, in attesa di uscire allo scoperto al momento giusto. Difficile che si buttino nella mischia in prima persona. La popolazione, infatti, potrebbe non gradire un terzo Castro, che porterebbe l’isola sulla scia della tradizione nordcoreana. Molto più facile (e sottile) lavorare da dietro le quinte, manovrando le leve del potere senza troppo esporsi.
Una famiglia molto estesa quella dei Castro, composta da una ventina di elementi considerando solo le prime due generazioni. Il primogenito del Lìder Maximo, Fidel Castro Diaz-Balart, “l’aristrocratico”, si è suicidato. Fisico nucleare, aveva 69 anni. Era l’unico figlio nato dal primo matrimonio del padre della rivoluzione cubana, con Mirtha Diaz-Balart, sorella aristocratica di un suo compagno di università sposata nel 1948 quando la ragazza aveva 22 anni. “Fidelito”, nato poco prima dell’inizio della rivoluzione, era stato ricoverato in ospedale per i traumi seguiti ad una grave depressione. Tra il 1980 e il 1992 era stato il responsabile del programma nucleare cubano e del progetto di costruzione della prima centrale nucleare, Jaragua, a Cienfuegos, nel centro dell’isola, poi interrotto negli anni ’90 per mancanza di fondi.
Tra i figli riportiamo, per ovvie ragioni, solo quelli che ancora vivono a Cuba. Alexis Castro Soto del Valle è il primo dei cinque di Fidel e Dalia. Cinquantasei anni, fa una vita abbastanza defilata, con fotografia e computer come interessi. Alexander Castro Soto del Valle, nato nel 1963, è un esperto di videografica. Antonio Castro Soto del Valle, nato nel 1969, sicuramente è il più conosciuto dei cinque figli di Dalia. Chirurgo ortopedico, è medico della Nazionale cubana di baseball, vero e proprio vanto del regime. Al contempo è vicepresidente della Federazione cubana baseball. Per molti, però, conduce una vita troppo vistosa, tra yacht, hotel a cinque stelle e lussi. Molto più umili le esistenze di Alejandro Castro Soto del Valle, titolare di una ditta di computer, e Angel Castro Soto del Valle, che studia medicina, ama le auto ed ha un’officina specializzata.
Facciamo ora una carrellata tra i “nipoti”. Tra i più forti spicca Alejandro Castro Espin, da non confondere con l’omonimo cugino, è colonnello delle forze di sicurezza e uno dei principali consiglieri del padre Raul. Molto ambizioso, potrebbe essere lui il “vero” delfino designato. Di sicuro può vantare il ruolo di punta nelle forze armate. E un incarico politico altrettanto importante, soprattutto a livello di immagine: guida la commissione per la lotta alla corruzione. Mariela Castro, uno dei principali esponenti dei gruppi pro-gay cubani, è membro dell’Assemblea Nazionale e guida il Centro Nazionale per l’Educazione Sessuale. Un’altra nipote è Deborah, sposata con Alberto Fernandez Lopez-Callejas, generale dell’esercito rivoluzionario e presidente della Gaesa, l’ente che gestisce le innumerevoli risorse delle forze armate, che comprendono catene alberghiere ed imprese all’estero. Le ambizioni del generale sono molto forti. Di sicuro, grazie alla donna che ha sposato, vorrà contare sempre di più.
Bisogna chiarire bene una cosa. L’uscita di scena di Raul Castro non sarà immediata. Non solo perché, come già fece Fidel, manterrà l’incarico di segretario del Partito comunista cubano, e quindi giocoforza potrà condizionare (o mutare) le scelte del successore. C’è da tenere conto, inoltre, la grande importanza dei generali, non solo per il controllo delle armi (e ciò che ne consegue) ma anche per il potere economico che hanno in mano. Il successore di Raul, volente o nolente, dovrà continuare a fare riferimento a queste persone, che tengono in mano i destini economici (e non solo) dell’isola. Democrazia e libertà, ovvero far decidere al popolo chi deve comandare? Al momento questa opzione non viene contemplata.