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Nel quinquennio seguito al suo ritorno al potere nel dicembre 2012 il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha letteralmente rivoluzionato il Paese, rilanciandone l’economia con un’ambiziosa politica espansiva (Abenomics), predisponendo misure per ristrutturare il mercato del lavoro interno e prevenire l’inesorabile declino demografico della sua nazione e rilanciando le ambizioni della geopolitica nipponica dopo sette decenni in cui Tokyo si è consolidata come gigante economico planetario senza poter sviluppare una propria strategia autonoma.

La netta vittoria del Partito Liberaldemocratico (LDP) guidato da Abe alle elezioni anticipate dello scorso ottobre ha consolidato la leadership del Primo Ministro e aperto di fronte al suo governo un ampio orizzonte di stabilità da qui al 2021, anno del ritorno al voto del Paese. Il Giappone, nel frattempo, potrà andare avanti nell’elaborazione della sua grande strategia, sancita di recente da iniziative come il viaggio diplomatico-commerciale di Abe in Europa Orientale e la sempre più accentuata politica di riarmo, mentre sul fronte interno Abe, se come si prevede sarà riconfermato alla guida del suo partito nel congresso autunnale, dovrà gestire tre importanti sfide.

Da qui al 2021, infatti, l’esecutivo dovrà affrontare dapprima il completamento della riforma costituzionale che punta a superare la “clausola pacifista” contenuta nel celebre Articolo 9, delegante di fatto la difesa del Giappone agli Stati Uniti, e, in seguito, l’avvicendamento al trono imperiale tra l’anziano Akihito e il principe Naruhito, previsto per il 2019, e l’organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo che andranno in scena nel 2020.

La riforma costituzionale, il grande sogno di Abe

Parlando di fronte alla Dieta imperiale, il 22 gennaio scorso, Abe ha sottolineato la necessità di “creare un nuovo Giappone” per inaugurare una “nuova era” nella storia del Paese. Come punto di partenza, simbolico e concreto al tempo stesso, per questa svolta il Primo Ministro ritiene fondamentale il superamento dell’Articolo 9, che svincolerebbe completamente Tokyo dal legame di subordinazione venutosi a creare dopo la resa agli Stati Uniti nel 1945 e normalizzerebbe il Paese in un periodo storico contraddistinto da grandi tensioni geopolitiche nel complesso scenario indo-pacifico.

Secondo quando scritto dal Japan Timesil 2018 potrebbe essere l’anno della verità per la riforma: i vertici del LDP puntano infatti a completare l’iter parlamentare e a sottoporre il disegno di legge al referendum popolare entro la fine dell’anno per evitare che la campagna elettorale si sovrapponga all’importante passaggio di consegne sul trono imperiale.

Cambio della guardia sul Trono del Crisantemo

Il 30 aprile 2019 è il giorno scelto dall’imperatore nipponico Akihito per la sua abdicazione in favore del primogenito e principe ereditario 58enne Naruhito, destinato ad essere il primo sovrano nato dopo la “Dichiarazione sulla natura umana dell’Imperatore” pronunciata da Hirohito nel 1946. 125esimo sovrano di una dinastia che vede le sue origini perdersi nella leggenda e nel mito e che la vulgata popolare e religiosa giapponese attribuisce alla dea del Sole Amaterasu, Akihito è divenuto celebre per la sua profonda umanizzazione dello stile personale dell’Imperatore, da lui fortemente avvicinato al grande pubblico.

La successione al trono si compirà in un momento di forte rafforzamento della Nippon Kaigi, la società conservatrice che preme per il rilancio dello “scintoismo di Stato” di cui fa parte anche lo stesso Abe, la quale, come segnala Nello Puorto su Limes, “si batte per il riconoscimento di un ruolo più centrale dell’istituzione imperiale, per un’istruzione patriottica” e per “garantire ai politici la possibilità di effettuare visite ufficiali al santuario di Yasukuni”, ove sono seppelliti i caduti giapponesi della seconda guerra mondiale e i gerarchi della giunta militare e i leader delle forze armate processati e giustiziati nei Processi di Tokyo.

Tutto questo potrebbe riequilibrare la situazione politica nel Paese: il rafforzamento dell’asse tra il partito di governo e la casa imperiale, dopo l’ascesa di Naruhito, porrebbe le basi per un consolidamento del LDP e per un rilancio della mai sopita autorevolezza esercitata dal sovrano su un Paese che vede buona parte dei suoi abitanti risultare tutt’ora riluttanti di fronte alla svolta del Giappone.

2020: le Olimpiadi di Abe?

In questo contesto il governo Abe punta a sfruttare le Olimpiadi di Tokyo del 2020 come coronamento della lunga marcia di rinnovamento del Paese, paragonabile a una vera propria rivoluzione, come scenario ideale per la presentazione di un Paese dinamico e capace di affrontare a viso aperto le sfide del XXI secolo. Un protagonista attivo della storia, proprio come quella Cina che nel 2008, in occasione dei Giochi Olimpici di Pechino, si rivelò al mondo, e con cui gli apparati di potere nipponici puntano a rivaleggiare in maniera sempre più autonoma, cercando di uscire dalle costrizioni di un legame ombelicale con Washington e ottenendo margini di manovra maggiori.

Sarà la capacità di leadership di Abe a determinare, in larga misura, se la svolta giapponese potrà essere completata: il futuro del ruolo nel mondo dell’Impero nipponico dipende, in larga misura, da dinamiche interne che condizioneranno, negli anni a venire, un governo capace di avviare, dal 2012 a oggi, un percorso innovativo per il Paese, giunto ora a un bivio cruciale. Sarà il Giappone a dire a Abe se intende seguire il suo Primo Ministro fino in fondo nel suo cammino.

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