Il 6 gennaio rappresenta una data molto attesa dalla base di Donald Trump, che non ha mai accettato la vittoria dell’avversario Joe Biden. Come riporta l’Adnkronos, infatti, senatori e deputati si riuniranno insieme in una sessione presieduta dal vice presidente Mike Pence per ratificare il conteggio dei voti elettorali. In caso di obiezioni, Camera e Senato si riuniranno separatamente per un dibattito di due ore seguito dal voto sulle singole obiezioni. Come riportato da Politico, il senatore repubblicano Josh Hawley ha dichiarato che ha l’intenzione di contestare alla vittoria del presidente eletto Joe Biden in Pennsylvania e possibilmente in altri stati chiave. Per Trump è una vittoria sotto il profilo politico, anche se difficilmente la mossa di Hawley potrà avere successo: pur avendo ottenuto l’appoggio di diversi deputati repubblicani, finora nessun senatore repubblicano si era detto disposto ad appoggiare l’opposizione scritta, che ha bisogno della firma di almeno un deputato ed un senatore. “Non posso certificare i risultati elettorali il 6 gennaio, senza sollevare il fatto che alcuni stati, in particolare la Pennsylvania, non hanno seguito le loro stesse leggi elettorali”, si legge nella dichiarazione diffusa da Hawley.

I repubblicani contro le società big tech

L’annuncio del repubblicano del Missouri garantisce che entrambe le camere saranno costrette a discutere i risultati di almeno uno stato e votare sull’opportunità di accettare la vittoria di Biden, un processo che il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell aveva invitato i repubblicani a evitare, nonostante le pressioni del presidente Donald Trump, che esorta i repubblicani a ribaltare il risultato elettorale denunciando brogli in tutti gli stati chiave.Nella sua dichiarazione il senatore repubblicano lancia un attacco anche alle “mega corporation” dei social media che avrebbero interferito nelle elezioni per favorire Biden, altro argomento caro a Trump. “Non posso votare per certificare senza mettere in evidenza lo sforzo senza precedenti di mega corporation, tra le quali Facebook e Twitter, per interferire in queste elezioni a sostegno di Biden – ha detto ancora Hawley – come minimo il Congresso dovrebbe indagare le accuse di frodi elettorali ed adottare misure per garantire l’integrità delle nostre elezioni. Ma il Congresso finora non ha agito”.

100 repubblicani pronti a sostenere la battaglia di The Donald

Come rileva Politico, sebbene la mossa di Hawley non avrà alcuna incidenza sull’esito finale delle elezioni – numerosi senatori del Gop hanno accettato Biden come presidente eletto – ritarderà la certificazione della vittoria di Biden e costringerà ogni membro della Camera e del Senato a dichiarare la vittoria di Biden. Sarà la terza volta, nella storia americana, dal 1887, anno in cui è stata varata la legge che regola la ratifica del voto elettorale, che verrà messo in discussione l’esito delle elezioni. Tuttavia, il 6 gennaio, rischia di essere una giornata importante sotto il profilo politico e un vero e proprio referendum su Trump, che gode dell’appoggio e del consenso della larghissima fetta della base Gop. Che non vuole, nonostante gli editoriali di alcuni giornali conservatori come il New York Post, che i repubblicani accettino la vittoria di Joe Biden. Secondo il deputato Gop Adam Kinzinger, almeno un centinaio di rappresentati dell’elefantino potrebbero schierarsi con Donald Trump e non certificare la vittoria di Biden. In un’intervista rilasciata al The Bulwark Podcast, Kinzinger ha detto al presentatore Charlie Sykes che pensa che “più di 100” legislatori del Gop potrebbero contestare i risultati delle elezioni del 3 novembre. Kinzinger, che è stato eletto al Congresso nel 2010, è diventato uno dei pochi repubblicani al Congresso a criticare ripetutamente il Presidente Trump. Nel frattempo, The Donald continua a denunciare i brogli: “Non si può permettere questa farsa. È stata un’elezione truccata, nemmeno da Paesi del terzo mondo!” ha scritto ieri su Twitter.