La Republique En Marche!, la creatura politica che ha consentito ad Emmanuel Macron d’irrompere nel sistema partitico francese, cambia nome: il partito dei macroniani si chiamerĂ “Renaissance“, ossia “rinascimento” nel senso di “rifondazione”.
Nella sua prima esperienza elettorale, quella di cinque anni fa, En Marche! ha potuto contare soprattutto sulla base elettorale post-socialista, con la fuoriuscita di molti esponenti politici dal Partito socialista (si pensi all’ex primo ministro Manuel Valls) ed il “ratto”, per così dire, di larghe fasce di consenso su cui ai tempi avrebbe voluto contare Benoit Hamon, la cui candidatura nel 2017 è appunto naufragata.
Poi, nel tempo, la formazione politica di riferimento dell’inquilino dell’Eliseo ha iniziato a cambiare volto: le elezioni presidenziali francesi di qualche settimana fa hanno rappresentato l’apice di un percorso che ha comportato, per Macron ed i suoi, una vera e propria svolta post-ideologica. Il presidente della Repubblica ed ormai ex enfant prodige è riuscito ad attrarre tanto i consensi dell’elettorato di centrosinistra quanto alcuni tra quelli provenienti dal centrodestra. Il vertice della Repubblica transalpina ha dato prova di essere maggioritario tra i moderati, schiacciando all’estremo dei poli tanto la sinistra massimalista di Jean Luc MĂ©lenchon quanto la destra sovranista o conservatrice di Marine Le Pen o di Eric Zemmour.
Non a caso, come riportato dall’Agi, chi ha annunciato la novitĂ ha parlato di partito “popolare”: si tratterĂ di una formazione politica “popolare con la vocazione a essere aperto per fare la scelta della luce contro l’oscurantismo”, ha fatto presente il delegato nazionale Stanislas Guerini. La conferma dell’Eliseo è un obiettivo raggiunto, mentre all’orizzonte c’è la necessitĂ di provare a conquistare la maggioranza dei seggi presso l’Assemblea legislativa.
Il turno elettorale si svolgerĂ nel secondo fine settimana di giugno e Macron non può che temere, considerati anche i risultati del primo turno delle presidenziali e la scarsa appetibilitĂ (almeno sino a questo momento) del suo partito su base territoriale, che alla fine si debba tenere in considerazione la “coabitazione”, ossia l’equilibrio tra un governo macroniano ed una maggioranza parlamentare di altro segno. A ventilare la possibilitĂ di questo scenario sta contribuendo la creazione di un “cartello elettorale” della sinistra massimalista che dovrebbe racchiudere la France Insoumise, i Verdi e quel che resta del Ps. Queste formazioni saranno insieme nella Nuova unione popolare ecologica e sociale.
La mossa del cambio di nome per En Marche!, dunque, può essere interpretata pure come un tentativo di rilancio. Anche Macron avrĂ il suo cartello elettorale. Se non altro perchĂ© l’operazione “Renaissance” comprende anche una novitĂ piĂą amplia: il leader raccoglierĂ tutti coloro che lo sostengono nella sigla “Ensemble“. Tra i protagonisti del raggruppamento, vale la pena citare il centrista Francois Bayrou, che si è spesso candidato all’Eliseo per poi accettare di fare il ministro dell’Istruzione in un governo macroniano, e l’ex premier Edouard Philippe, che proviene invece dall’area di centrodestra. La svolta post-ideologica di cui sopra, insomma, ha assunto ulteriori fattezze concrete.
La narrativa che verrĂ presentata in campagna elettorale, con ogni probabilitĂ , sarĂ meno tagliata sulle istanze ecologiste, come invece Macron ha voluto che fosse negli ultimi quindici giorni in vista delle presidenziali per via dell’amplio consenso raggiunto da MĂ©lenchon nel turno precedente (il recupero di parte della base della sinistra è stato fondamentale). La sensazione è che “Ensemble” – una sorta di alleanza “contro” sovranisti e populisti, siano essi di sinistra o di destra – serva soprattutto a convincere i francesi come, al di fuori del macronismo, vi siano solo posizioni estreme.
La Francia sembra sempre piĂą spaccata in tre: i macroniani, la sinistra e la destra identitaria di Marine Le Pen. Molto complesso, ad oggi, comprendere che ruolo riuscirĂ a svolgere Reconquete! di Eric Zemmour che vorrebbe dare vita ad una coalizione di centrodestra ma che per ora non riesce a convincere i lepenisti della bontĂ del progetto.
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