Il Battaglione Azov, adesso chiamato Reggimento, ha fatto visita a Israele. Il viaggio ha attirato l’attenzione della stampa israeliana e internazionale per la sua singolarità: il reggimento ha un trascorso ideologico che trova le sue radici nel neonazismo ma nonostante ciò è stato accolto dalle autorità israeliane con entusiasmo e senso di amicizia. Singolare è stata anche la tappa in uno dei luoghi simbolo del nazionalismo sionista. Il viaggio è stato ricco di contraddizioni e colmo di significati contrastanti vedendo contrapposti, e allo stesso tempo uniti, due nazionalismi diversi nelle radici storiche ma simili nelle intenzioni presenti.

Ilya Samoilenko e Yuliya Fedosyuk: figure controverse

Il viaggio ha visto protagonista una delegazione di Azov guidata dall’ufficiale Ilya Samoilenko, 28 anni, responsabile dell’intelligence del reggimento – uno dei soldati che si è barricato nelle acciaierie Azovstal della città di Mriupol, tentando di proteggerla dall’invasione russa – e Yuliya Fedosyuk, vice capo dell’Associazione delle famiglie dei difensori di Azovstal. La visita è stata organizzata dall’organizzazione “Israeli Friends of Ukraine” in collaborazione con l’ambasciata ucraina in Israele e dalla Fondazione Nadav, fondazione attiva in progetti che hanno come obiettivo la sicurezza nazionale di Israele e la sicurezza del popolo ebraico. 

La storia del reggimento è estremamente controversa. Accusato di essere neonazista e di essere stato protagonista di innumerevoli atti di torture nella regione del Donbass dal 2014, il reggimento è stato infatti accusato dalle Nazioni unite di crimini di guerra. Impegnati adesso in una campagna pubblicitaria a sostegno dei membri del reggimento rimasti in Ucraina, Samolienko e Fedosyuk hanno rilasciato dichiarazioni a favore della democrazia e comparato Israele all’Ucraina, entrambe impegnate a preservare il loro status democratico. Nonostante ciò entrambi in passato si sono espressi con toni più estremisti. La stessa Fedosyuk nel 2020, come riportato da Haaretz, aveva affermato che “le persone che si assumono maggiori responsabilità dovrebbero avere più diritti. […] Mi piace la democrazia descritta da Aristotele: il diritto di scegliere appartiene a chi ha la giusta istruzione, lo status intellettuale. È sbagliato equiparare i voti di un accademico e di una persona che non ha finito la scuola”.  

Da tenere di conto sono state anche le segnalazioni dell’Anti-Defamation League (Adl), un’importante organizzazione non governativa internazionale ebraica con sede negli Stati Uniti. L’Adl nel 2019 aveva segnalato Azov come “gruppo estremista ucraino” con “legami con neonazisti e suprematisti bianchi”. Molti giornali, soprattutto locali israeliani, si sono chiesti se questa visita non abbia lo scopo di “ripulire” la figura del reggimento per raccogliere ancora più consensi all’estero, facendo passare il reggimento come un vecchio “pentito” adesso unito alle cause di tutto l’Occidente. 

La visita a Masada e la peculiare analogia con l’ultranazionalismo ebraico 

La delegazione ha poi proseguito il suo itinerario nell’area del Maro Morto dove ha visitato il sito archeologico di Masada. Il sito ha attirato l’attenzione di Samoilenko che ha paragonato la resistenza ebraica del 73 d.C. alla difesa di Mariupol. L’account Telegram dell’associazione Azovstal ha postato foto dei membri di Azov a Masada e ha dichiarato: “Quando oggi in Israele si parla della difesa di Mariupol, gli israeliani ripetono costantemente: “Mariupol è la vostra Masada”. 

Oltre a Masada, i tweet mostrano che i due militanti ucraini hanno incontrato anche soldati israeliani riservisti, hanno assistito a una proiezione cinematografica e hanno incontrato Naama Lazimi – un politico israeliano di spicco del Partito Laburista, che fa parte della coalizione di governo uscente. 

Perché scegliere proprio Masada? Il sito archeologico è dal 1948, anno della Nakba palestinese e della dichiarazione dello Stato di Israele, simbolo del nazionalismo ebraico. Simboleggia, per gli israeliani, eroismo e sacrificio e rappresentazione dell’orgoglio di una nuova nazione. Non a caso i soldati appena arruolati vengono portati alla fortezza nel deserto per prestare giuramento di fedeltà, anche al grido di “Masada non cadrà di nuovo!”. La destra nazionalista israeliana vede quindi in questo sito, un punto fermo del nazionalismo ebraico.

Quella della delegazione Azov è stata una riunione di ultranazionalisti in un luogo simbolo dell’ultranazionalismo. Ciò che contraddistingue queste due parti è l’ideologia della loro creazione. Una nata dalle macerie del nazismo, l’altra nata per farla rinascere. E anche in questa occasione, e malgrado tutti i tentativi di ripulire l’immagine, sulle divise della delegazione era presente il Wolfsangel. Questo simbolo era stato adottato nei primi tempi dai nazisti poi sostituito con la svastica e in seguito utilizzato da numerose unità paramilitari naziste.