Il ruolo dell’Italia è stato decisivo per consentire il trasferimento di un milione di euro di fondi verso Corea del Nord. Pyongyang, nonostante le sanzioni impediscano i più basilari trasferimenti economici da e verso questo paese, ha potuto godere dell’esenzione concessa dall’ufficio del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; questo ha permesso al governo nordcoreano, per la prima volta in assoluto, di bypassare la risoluzione 1718 del 2006 e incassare denaro anziché macchinari o attrezzature varie, come accaduto in passato. I soldi saranno utilizzati in un progetto di Agriconsulting Europe, il braccio internazionale di Agriconsulting Group, azienda italiana attiva nei servizi di assistenza nel campo dell’agricoltura. E qui possiamo aprire una lunga parentesi sui legami tra Italia e Corea del Nord e sui possibili spiragli futuri di una più intensa collaborazione tra Pyongyang e istituzioni europee.

Il ruolo dell’Italia nell’ultima esenzione concessa alla Corea del Nord

Stando a quanto riportato da Nk News, la richiesta di esenzione per la Corea del Nord era stata presentata lo scorso giugno dalla rappresentanza permanente dell’Italia all’Onu di New York, ed era collegata al citato progetto alimentare in cui è coinvolta Agriconsulting. I fondi serviranno a coprire i costi del personale e per la stessa azienda italiana; ne danno conferma alcuni documenti pubblicati online che confermano come la società, con sede a Bruxelles e Roma, abbia ricevuto una sovvenzione dall’Unione Europea “per fornire supporto tecnico” e “per questioni riguardanti gli alimenti in Corea del Nord”. Dal momento che Pyongyang non può contare su canali bancari attivi su cui far depositare l’ingente somma, resta da capire come verrà piazzato il denaro oltre il 38° parallelo; l’opzione più papabile resta il trasporto dei soldi in contanti.

I legami diplomatici fra Roma e Pyongyang

L’Italia potrebbe fungere da ponte per consentire all’Unione Europea di relazionarsi con la Corea del Nord. Al momento, fra gli Stati dell’Ue, solo la Svezia ha un ruolo fondamentale per dirimere le questioni a Pyongyang e dintorni, come ha dimostrato la recente intercessione svedese per la liberazione dello studente australiano trattenuto dalle autorità nordcoreane. L’Italia, almeno in teoria, avrebbe le carte in regola per azzardare di più in materia diplomatica con la Corea del Nord, visto che fu proprio Roma ad allacciare i rapporti diplomatici con il governo nordcoreano nel gennaio 2000 grazie all’allora ministro degli Esteri italiano Lamberto Dini. Si trattò della prima apertura di relazioni diplomatiche con tra Pyongyang e una nazione del G7, e fu proprio il gesto dell’Italia ad aprire la strada ad altre nazioni europee come Svezia, Svizzera e altre ancora. Perché Roma decise di investire sulla Corea del Nord? Per incrementare il suo peso all’interno dell’Unione Europea, per creare nuovi legami bilaterali e rafforzarne altri (Corea del Sud). Dopo intensi anni di febbrili visite e incontri, il rapporto è andato in coma e ci è restato per una decade abbondante.

Italia e Corea del Nord: prospettive future

Da un punto di vista politico tutto o quasi è tramontato, perché le dinamiche interne all’Ue odierna rispondono a nuove logiche rispetto a quelle vigenti negli anni Duemila. Tuttavia l’aiuto umanitario dell’Italia nei confronti di Pyongyang non si è mai fermato. L’Italia porta avanti il progetto Sri, cioè Sistema di intensificazione del riso, nella provincia nordcoreana di Kangwon, in cui sono coinvolte diverse aziende agricole. Fino al 2010 era attivo anche un progetto di vulcanologia per monitorare il monte Paektu a cui hanno partecipato diversi scienziati italiani, mentre nel 2008, 2010 e 2014 il governo italiano ha sponsorizzato alcuni film al Pyongyang International Film Festival. Se fino a pochi anni fa era palese che Roma non sarebbe mai andata contro l’Ue e l’Ue contro gli Stati Uniti, oggi qualcosa potrebbe essere cambiato. D’altronde l’Italia ha recentemente firmato un memorandum d’intesa con la Cina per entrare a far parte della Nuova Via della Seta, un atto che nessuno avrebbe mai immaginato. In generale, l’Unione Europea ha poche chance di essere coinvolta negli affari coreani, ma se l’Italia tornasse a fare da apripista chissà che la situazione non possa regalare delle sorprese.





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