Cina e India continuano ad avere seri problemi di convivenza per quanto riguarda la regione del Doklam (Donglang secondo la dizione cinese). Già quest’estate le forze armate indiane avevano addirittura sconfinato in territorio cinese per supportare le pretese del piccolo Bhutan nell’area contesa con il gigante cinese. In quel caso, la situazione rientrò nei ranghi, ma i suoi strascichi si fanno sentire ancora oggi. Ed è proprio in Doklam che la tensione è tornata a crescere in queste ore dopo che le immagini satellitari pubblicate dalla stampa indiana hanno mostrato la presenza di un grande complesso militare dell’Esercito popolare di liberazione a pochi chilometri dal confine .
Secondo quanto riportato dall’Economic Times, le forze armate cinesi avrebbero lasciato carri armati, piccole strutture, tende e altre attrezzature militari in un’area molto grande dell’altopiano di Doklam. Le immagini satellitari mostrerebbero, dunque, che le truppe cinesi sono tornate solo parzialmente nelle loro basi da cui erano partite quest’estate, indicando in modo abbastanza chiaro che in quella zona esiste la possibilità di un imminente ritorno in caso di confronto serrato con l’India e il suo alleato del regno del Bhutan qualora dovesse risalire la tensione. Una pubblicazione non casuale, ma arrivata esattamente a tre giorni dall’ammissione del capo di stato maggiore dell’esercito indiano, Bipin Rawat, durante la conferenza stampa a Nuova Delhi, che, sebbene i cinesi si siano ritirati dal Doklam, le truppe si trovino comunque nella zona settentrionale della regione. Fonti di stampa indiane, in particolare il The Indian Express, avevano riferito già a settembre del fatto che in realtà quel ritiro delle truppe indiane e cinesi dopo la soluzione diplomatica dell’affaire-Doklam fosse una messa in scena. Il quotidiano indiano, in quel caso, parlava di uno spostamento di qualche centinaia di metri di entrambi i contingenti militari soltanto per evitare di essere faccia a faccia con l’esercito avversario. Questa notizia è stata sostanzialmente confermata dal generale Rawat, nella conferenza della scorsa settimana, il quale ha anche affermato che l’India è pronta a sostenere il confronto con la Cina su tutto il confine.
I negoziati tra Cina e India che permisero alle truppe di interrompere il faccia a faccia durato per dieci interminabili settimane tra gli altipiani del Doklam, rischiano però di essere già divenuti obsoleti. In India, Rawat considera il confronto con la Cina un problema all’ordine del giorno, da considerare prioritario nell’agenda della Difesa di Nuova Delhi. In Cina, invece, il governo considera inevitabile che la regione appartenga al territorio del dragone, poiché ritengono che essa faccia parte del Tibet e non del Bhutan e considerano le ambizioni indiane sull’area completamente fuori discussione. Il Global Times ha aperto uno dei suoi editoriali sulla questione dicendo, senza giri di parole, che: “La Cina dovrebbe rimanere vigile sulle possibili controversie sui confini con l’India nel 2018, poiché l’India considera la Cina la più grande minaccia e alcuni dei suoi vertici militari hanno una visione sfavorevole dei legami bilaterali”. “Lo stallo di Doklam ha danneggiato la reciproca fiducia diplomatica e militare tra Cina e India” ha dichiarato Zhao Gancheng, direttore degli studi sull’Asia del Sud presso l’Istituto di studi internazionali di Shanghai. Parole che sono la risposta degli analisti legati al Partito a quanto sostenuto dal Times of India, che ha riferito che il governo indiano prevede di schierare 15 battaglioni per fortificare la difesa lungo le frontiere strategiche con Pakistan, Bangladesh e Cina. Un’India che si fortifica, dunque, e che secondo il governo di Pechino apre la strada all’aumento delle tensioni sulle linee di demarcazione degli Stati limitrofi.
“L’area di Doklam appartiene alla Cina, la sezione del Sikkim del confine tra Cina e India è stata delimitata . La Cina continuerà a esercitare i suoi diritti nell’area del Doklam e tutelerà saldamente la sovranità territoriale”, ha detto lunedì il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang. “Abbiamo chiesto all’esercito indiano di imparare la lezione e rispettare il trattato di confine, nel tentativo di salvaguardare la pace e la stabilità nelle aree di confine e creare una buona atmosfera per lo sviluppo di legami bilaterali”, ha detto Lu al Global Times. Questi moniti del governo cinese indicano che la frizione con Nuova Delhi è destinata a perdurare nel tempo e indica anche la necessità di inquadrare la questione nell’ambito di una precisa scelta dell’India di avviarsi verso una propria peculiare geopolitica che abbia, come primo step, quello di determinare le aree di confine di propria competenza. Per l’India non è solo una questione di natura bilaterale con la Cina, ma anche la necessità di mostrarsi capace di reggere il confronto con il potere cinese. Dimostrare di tutelare l’unico alleato che confina con entrambi i Paesi è molto importante, soprattutto con lo scivolamento di Pakistan, Nepal e Bangladesh verso la strategia cinese. Difendere il Doklam, per l’India, è dunque prima di tutto una leva per far comprendere di essere una potenza che chiede di elevarsi a un ruolo paritario a quello cinese. Il test missilistico di questa settimana e la dura risposta al movimento di truppe della Cina sono l’emblema di questa scelta: il gigante indiano inizia, lentamente, a svegliarsi dal torpore.