Si sta consumando una vera e propria battaglia tra Jeff Bezos e il presidente americano Donald Trump. Con un lungo post pubblicato sulla piattaforma Medium , Bezos, Ceo di Amazon e uomo più ricco del mondo, ha infatti reso pubbliche alcune vicende che lo hanno visto coinvolto di recente.

Il presunto ricatto subito da Bezos

“No grazie, Mr. Pecker”. Inizia così il lungo sfogo di Bezos che si rivolge a David Pecker, editore del tabloid americano National Enquirer. In pratica il numero uno di Amazon sostiene di essere stato ricattato dall’editore Pecker, che avrebbe minacciato la pubblicazione di foto e messaggi compromettenti di Bezos. Si trattava nello specifico di istantanee che immortalavano il Ceo di Amazon nel flagrante di una relazione extraconiugale, proprio durante la conclusione del divorzio con la ex moglie.

Il motivo del ricatto? “Ho dato mandato a degli investigatori di scoprire come quei messaggi fossero stati ottenuti, e per quale ragione”, scrive Bezos “ho chiesto di guidare la mia indagine a Gavin de Becker, che conosco da vent’anni, ha grandi competenze nel settore ed è una delle persone più intelligenti e capaci che conosca. Gli ho detto di dare massima priorità a questa indagine e di usare tutte le risorse e il denaro necessario a scoprire la verità”. Bezos prosegue il ragionamento sostenendo che l’obiettivo di Pecker era quello di far interrompere l’inchiesta del Washington Post che avrebbe smascherato un intreccio tra il National Enquirer e l’Arabia Saudita, proprio durante l’omicidio dell’attivisa Jamal Khashoggi.

Da parte loro, la società editrice del National Enquirer ha risposto a Bezos di essere intenzionata ad aprire un’inchiesta interna per verificare il corretto operato della sua redazione. Alla luce di questa vicenda che rimane, tuttora, irrisolta, occorre fare una riflessione.

Gli interessi politici dietro l’azione di Bezos

La diatriba in atto tra Bezos e Pecker si colloca all’interno di una più ampia battaglia tra lo stesso Ceo di Amazon e Donald Trump. David Pecker è infatti amico di lunga data del tycoon e secondo alcuni osservatori potrebbe aver svolto il ruolo di semplice pedina all’interno di questa vicenda. Ipotesi plausibile che tuttavia deve essere accompagnata con una lettura distaccata del ruolo di Jeff Bezos in questa vicenda. Nel post di denuncia pubblicato, Bezos, tirando ovviamente acqua al suo mulino, si è infatti cucito su misura il ruolo della vittima sacrificale di un editoria corrotta e politicizzata. Questa stessa accusa potrebbe però essere mossa, senza sconfinare nel complottismo, contro lo stesso Bezos.

Il Ceo di Amazon è infatti anche editore principale del Washington Post, uno dei principali quotidiani americani con posizioni tendenzialmente allineate al partito democratico. Il ruolo di Bezos in questa vicenda non è dunque per nulla neutrale, ma ha come obiettivo, nemmeno troppo velato, la delegittimazione di Donald Trump. Un presidente che, con la sua nuova strategia di politica economica, sta mettendo non pochi bastoni tra le ruote all’azienda di e-commerce. La chiusura delle frontiere, con conseguente riduzione della possibilità di avere manodopera a basso costo, non ha trovato d’accordo il leader di Amazon.

D’altra parte Trump ha più volte sottolineato la colpa dell’e-commerce rispetto alla progressiva chiusura di negozi di vendita al dettaglio. E in particolare ciò che contesta Trump è l’utilizzo discutibile della stampa (vedi Washington Post) nel veicolare una visione del mondo in linea con la mission di un’azienda privata come Amazon. Insomma si sta consumando una vera e propria battaglia politica, tra due visioni del mondo completamente agli antipodi. Ed entrambe le parti si sentono legittimate ad usare mezzi più o meno leciti.