Un occhio puntato sulla Cina, l’altro sulla Russia; una mano impegnata a bloccare l’ascesa di Pechino, l’altra per strozzare sul nascere ogni nuova velleità di Mosca, sempre più vicina al Dragone. Gli Stati Uniti hanno le idee chiare sui prossimi passi da compiere in Asia, una regione in cui Washington aspira a entrare a gamba tesa per stravolgerne gli equilibri. La visita in Mongolia del segretario alla Difesa americana, Mark Esper, è il primo passo della tattica Usa che mira a tagliare i rifornimenti diplomatici a Cina e Russia.
Entrare in Asia a gamba tesa
Se fino a pochi mesi fa il governo americano individuava nella Cina e nella Corea del Nord le uniche minacce per la propria egemonia nel Pacifico, oggi la situazione rischia di farsi ben più complessa proprio per il già citato avvicinamento portato avanti da Xi Jinping e Vladimir Putin. I due leader intendono creare un blocco di mutuo soccorso da opporre all’avanzata asiatica degli Stati Uniti. La Cina, per suo conto, sta inoltre parallelamente cercando di mandare in tilt il sistema di alleanze statunitense nell’Indo-Pacifico seducendo gli atolli americani in loco o seducendone i governi a son di investimenti milionari. In tutta risposta Washington ha iniziato a fare la stessa cosa, partendo, come detto, dalla Mongolia.
Il segretario alla Difesa americana Esper a Ulan Batar
Esper è arrivato a Ulan Batar, capitale della Mongolia, per approfondire i legami con un paese geopoliticamente strategico per gli interessi americani in Asia. La Mongolia, poco più di tre milioni di abitanti distribuiti circa 1,5 milioni di chilometri quadrati, è incastrata tra la Russia e la Cina, proprio i due competitor cui devono guardarsi gli Stati Uniti. L’ultimo segretario alla Difesa statunitense a fare tappa da queste parti fu Chuck Hagel nel 2014, a conferma di come la Mongolia non rappresenta una tappa usuale per i politici d’oltreoceano. “Data la sua posizione, dato il suo interesse nel lavorare di più con noi e data la loro politica come terzo vicino – ha detto Esper per spiegare il motivo della sua visita – ho pensato di andare in Mongolia per impegnarmi nel realizzare una maggiore cooperazione”.
La nuova strategia di difesa nazionale degli Stati Uniti
In realtà, per essere più chiari, il tour di Esper in Asia rientra nella nuova strategia di difesa nazionale (Nds) implementata dagli Stati Uniti a partire dal gennaio 2018. Il Pentagono punta a proteggere Washington dai concorrenti più pericolosi, Cina e Russia in testa; per farlo è necessario attivare una serie di partenariati più o meno solidi, stringere nuove alleanze ed espandere la rete di alleati. E gli alleati situati in area nemica, come la Mongolia, valgono il doppio perché possono ostacolare i rivali a pochi passi dai loro confini. Esper ha infatti aggiunto che “la Mongolia è tra i paesi chiave nell’Indo-Pacifico”, proprio la zona in cui gli Stati Uniti intendono costruire “relazioni militari a livello più elevato”.
Risentimento anticinese
La Mongolia è stanca di dipendere dalla Cina, dove finisce la maggior parte delle sue esportazioni, in primis cashmere, e non vede l’ora di accogliere investimenti dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali. Non a caso si è subito creata sintonia tra il “vero” Donald Trump e Battulga Khaltmaa, il presidente mongolo soprannominato il “Trump della Mongolia”; i due si sono incontrati a Washington il mese scorso e condividono diverse posizioni politiche, a cominciare dall’insofferenza nei confronti della Cina. Eletto nel 2017, Khaltmaa ha utilizzato nella sua campagna elettorale tematiche populiste e anticinesi.
L’importanza della Mongolia per Washington
Tre sono i motivi d’interesse che spingono gli Stati Uniti a coccolare la Mongolia. Il primo è ovviamente la posizione geografica del paese, che può essere utilizzato come alleato su cui dispiegare i nuovi missili che Washington intende piazzare in Asia. Il secondo è la comune diffidenza dalla Cina. Il terzo riguarda invece la Corea del Nord: Ulan Batar ha solide relazioni con Pyongyang che il governo americano potrebbe sfruttare in chiave di denuclearizzazione della penisola coreana. La Mongolia dovrà presto pesare vantaggi e svantaggi di una eventuale nuova alleanza con gli Stati Uniti, perché rischia di essere sedotta dagli americani per poi essere abbandonata in mezzo all’Orso russo e al Dragone cinese. Animali non proprio di compagnia, soprattutto se di cattivo umore.