Quando si parla di Sahel, si pensa generalmente all’influenza della formazione terroristica di Boko Haram. Una regione spezzata tra tanti Paesi ed identificabile con l’area meridionale del deserto del Sahara.
Nella sua parte occidentale, dall’Oceano Atlantico sino al Lago Ciad, si sono sviluppate nella storia i più grandi imperi africani, data l’enorme mole di ricchezze minerarie dell’area.Il deserto del Sahara posto a nord della regione ha sempre fornito inoltre l’adeguata protezione dalle invasioni nemiche, aiutando alla causa della difesa dei possedimenti. Particolare che non passò inosservato ai primi colonizzatori europei che si stabilirono nell’area: in primo luogo i francesi, seguiti dall’Impero britannico.
Boko Haram prospera
Ad oggi, però, l’interesse è stato rivolto ad una specifica area del Sahel, collocabile nei 100 chilometri quadrati dal Lago Ciad, attualmente sotto il controllo dei Boko Haram. Se si osserva però una qualsiasi cartina geografica, si nota come, presa nel suo complesso, l’area in questione ed il suo controllo attragga più problemi che effettive capacità di produzione economica. Motivazione alla base dello scarso interesse internazionale sino al 2018 nell’intervento contro la cellula terroristica.
Ultimamente, però, Emmanuel Macron ha rivolto la sua attenzione alla zona, aumentando i contingenti di esercito a sostegno soprattutto del Mali con lo scopo dichiarato di far rientrare la crisi. Un obiettivo importante, visto il dispiego di soldati francesi che da anni sono impegnati in Sahel, come dimostrato anche dalla tragica morte di tredici uomini in Mali avvenuta pochi giorni fa. Quale interesse reale è posto però dietro a questa manovra del primo ministro della Francia?
Le mire della Francia
Uno dei vantaggi infatti della regione è dato dalla sua centralità nell’emisfero africano attualmente sotto il controllo economico e finanziario della Francia. La possibilità che Boko Haram prosperi estendendo il proprio controllo sul Sahel porta con sé il rischio della nascita di un nuova forza in grado di terrorizzare Parigi. Data la sua attuale trans-nazionalità, potrebbe portare alla crisi dei sistemi politici dei principali Stati ed alla conseguente nascita di movimenti intenzionati ad escludere la Francia dalla propria politica interna: rischio al quale Macron non si può esporre.
Oltre a ciò, bisogna considerare la presenza nel Sahel di giacimenti di Uranio, cui diritti di estrazione sono in mano alla società francese Areva. Il solo Niger permette all’azienda di estrarre annualmente tra il 30% ed il 40% del fabbisogno di uranio delle centrali nucleari della Francia e rischiare di perdere questo monopolio avrebbe disastrose ripercussione sul comparto energetico di Parigi.