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Quando il presidente Monroe pronunciò il discorso che annunciava quella dottrina che prese il nome del suo ideatore, appunto la dottrina Monroe, il mondo ignorò quasi del tutto il suo valore. Per circa vent’anni nessuno ne ebbe conoscenza e fu solo il presidente Polk a rispolverarla dai cassetti della storia quando denunciò gli intrighi europei per infiltrarsi in Texas e impedirne l’annessione. Da quel momento, la politica estera statunitense sull’America è stata incentrata sull’impedire qualsiasi ingerenza europea sul continente americano, considerando tutto il continente americano come un affare interno e di importanza vitale per la sicurezza di Washington. A circa due secoli da quel discorso, gli Stati Uniti non hanno mai dimenticato le parole di Monroe e ne fanno ancora una direttrice della loro politica estera. L’America latina viene considerata a tutti gli effetti un’area d’interesse strategico Usa e non sono tollerate intromissioni da agenti esterni. Negli anni della Guerra Fredda, questo equivaleva ai comunisti e all’Unione sovietica. Nell’epoca contemporanea, la Russia – non più comunista ma legata a certi movimenti di matrice socialista in Sudamerica – e, in parte minore, la Cina.

In molti ritengono che sia il Venezuela il vero nuovo bastione della Russia in Sudamerica. Il governo di Caracas, insieme a quelli storici del Nicaragua e di Cuba, rappresenta una spina nel fianco nella politica Usa nel continente americano, in quanto continua ad essere una centrale d’interessi economici, petroliferi e militari da cui Mosca può estendere la sua sfera d’influenza minando la roccaforte americana. Ma il gioco di Putin in America latina potrebbe allargarsi a un Paese finora lasciato molto in secondo piano dalle dinamiche politiche del continente: la Bolivia. La prossima settimana, il governo di La Paz ospiterà il quarto forum internazionale del gruppo dei Paesi esportatori di gas (Gas Exporting Countries Forum) ed è atteso l’arrivo del presidente russo. Come riportato dal quotidiano boliviano El Deber, Vladimir Ivanovich, ambasciatore russo in Bolivia, ha confermato l’interesse della Russia per il forum internazionale ed ha ricordato che “la Bolivia è un partner della Russia e abbiamo molte convergenze, abbiamo la stessa posizione, la stessa ideologia, e questo è molto importante”. Stessa posizione che è stata confermata peraltro in sede Onu, quando la Bolivia, membro di turno del Consiglio di Sicurezza, ha votato contro la risoluzione del Palazzo di Vetro per estendere di un anno l’indagine sugli attacchi chimici in Siria. Risoluzione cui la Federazione Russa ha posto il veto.

I legami di Mosca e La Paz nascono in particolare dal fronte energetico. Il colosso russo degli idrocarburi, Gazprom, concluse nel 2007 un memorandum d’intesa con l’agenzia statale boliviana Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos con cui si è dato il via a una serie di estrazione dai giacimenti di gas del Paese sudamericano, che rappresenta il terzo Paese del Sudamerica in termini di presenza gas nel proprio sottosuolo. E dal 2016 sono iniziate le attività estrattive di Gazprom nei giacimenti della Bolivia. A questo interesse nel gas, vera e propria arma geopolitica del Cremlino, si è aggiunto, sempre sul fronte energetico, l’accordo per la cessione di tecnologia nucleare da parte della Russia e l’intesa sulla costruzione di centrali nucleari in Bolivia. A settembre di quest’anno, l’agenzia nucleare russa Rosatom ha firmato un accordo con l’omologa boliviana per la creazione di un centro di ricerca sul nucleare a El Alto e stanno crescendo i legami con tutti i centri di ricerca del Paese.

Ma non c’è solo l’energia a fare da terreno di cooperazione fra i due Paesi. Stando a quanto detto dal ministro degli Esteri boliviano, Fernando Huanacuni Mamani, la Bolivia ha avviato con la Russia dei contatti sul fronte militare per aumentare il livello di efficienza delle forze armate. Una cooperazione militare che comporta da parte della Russia la vendita di mezzi, l’addestramento dei militari e la cessione di tecnologie utili a modernizzare tutti gli apparati dell’esercito boliviani e, soprattutto, dell’aeronautica militare. Partnership confermata nel recente viaggio di Mamani a Mosca accompagnato dai più alti funzionari del ministero della Difesa che hanno incontrato Anatoli Punchuk, uno dei vertici dell’Ufficio russo della cooperazione tecnico-militare. Segno evidente che tra Mosca e La Paz c’è qualcosa di più di semplice partnership energetica e che l’arrivo di Putin al meeting di Santa Cruz potrà essere molto rilevante per le sorti della geopolitica sudamericana.