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L’asse fra Russia e Ungheria esiste. E nonostante la ferma appartenenza di Budapest nel blocco occidentale, Viktor Orban continua a cooperare costantemente con Vladimir Putin. Anzi, il governo ungherese si conferma il miglior alleato di Mosca all’interno del Gruppo di Visegrad, che tradizionalmente guarda con estremo sfavore a qualsiasi tipo di partnership con il Cremlino. Il passato pesa come un macigno nelle relazioni fra Russia ed Europa orientale. E continua a essere fondamentale. Ma Orban da che non può fare a meno dell’asse strategico con Putin, ma soprattutto che l’Ungheria non può fare a meno della Russia

Come spiega Il Piccolo, L’ultima operazione messa in atto dall’asse Orban-Putin è di quelle apparentemente piccole, ma in realtà molto significative. Per il premier ungherese è una mossa tesa a dare smalto al suo Paese e fornire nuove opportunità di investimenti. Per i critici, e sono molti soprattutto fra l’opposizione ma anche nell’Unione europea e negli Stati Uniti, un potenziale “cavallo di Troia” del Cremlino nel cuore dell’Europa orientale.

La mossa di Putin, con il placet del governo ungherese ovviamente, è quella di spostare il quartier generale dell’International Investment Bank (Iib) a Budapest. L’istituto è l’erede della Banca internazionale degli investimenti per lo sviluppo dei Paesi che facevano parte del Comecon, caduto in disgrazia dopo la caduta dell’Unione sovietica e rimesso a nuovo dal presidente russo nel 2012. 

L’istituto conta nove membri (oltre alla Russia, Bulgaria, Ungheria, Vietnam, Cuba, Mongolia, Romania, Slovacchia e Repubblica ceca). E la presenza di cinque Stati membri dell’Unione europea all’interno del sistema della Iib è vista da sempre con sospetto dai vertici dell’Ue e della Nato. Un sospetto che di sicuro aumenterà con il trasferimento della sede da Mosca a Budapest. Fatto che il presidente della banca, Nikolay Kosov, ha definito un evento “su grande scala, storico e senza precedenti” che permetterà a Iib di essere “la prima istituzione finanziaria per lo sviluppo con sede nell’Europa centro-orientale”.

Il problema è che, come spiega il quotidiano di Trieste, esistono delle questioni ancora aperte che non sono particolarmente chiare. La prima riguarda la possibilità di un “accordo” fra Russia e Ungheria che prevede che alla Banca vengano concesse delle “immunità“. Ad esempio si parla della possibilità che alle autorità ungheresi siano precluse indagini finanziarie sulla banca, controlli sulle operazioni e l’impossibilità di entrare nella sede della banca senza consenso dell’istituto. Inoltre, “a prescindere dalla nazionalità”, saranno previste immunità ai funzionari come ai diplomatici.

Le opposizioni hanno già iniziato la loro campagna contro questo accordo. Molti ritengono che questo patto siglato fra il governo ungherese e la banca sia uno strumento del Cremlino di orientare le politiche ungheresi e soprattutto di inserirsi all’interno dell’Unione europea. Temono l’intoccabilità dell’istituto da parte delle autorità ungheresi e credono che sia il metodo attraverso cui gli “oligarchi di Fidesz” possano “finanziare i sogni” del partito. 

Da un punto di vista strategico, invece, la questione è particolarmente importante. Perché è del tutto evidente le critiche dell’opposizione hanno una verità incontrovertibile: è a tutti gli effetti un colpo senza precedenti del Cremlino, che in un momento di tensione con l’Occidente e di accerchiamento finanziario da parte dell’Unione europea e della Russia, piazza la sede della banca internazionale della vecchia Urss proprio nel cuore del Gruppo di Visegrad. Per Orban uno strumento per dimostrare di essere svincolato dalle disposizioni di Bruxelles e di Washington. Per Putin, un mezzo per far capire a tutti di avere le armi per mantenere l’influenza di Mosca sui Balcani in un periodo di rinnovata espansione politica e strategica da parte dell’Occidente.

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