Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin si incontreranno il 9 dicembre, a Parigi, per cercare di porre fine al conflitto che da oltre cinque anni devasta il Donbass, avendo provocato oltre tredicimila morti e gravi distruzioni. Finalmente c’è, dunque, una data per questo meeting che sarà il primo, tra i Capi di Stato di Russia ed Ucraina, dal 2016 ad oggi. I due presidenti non saranno soli ma a loro si uniranno anche la Cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Emmanuel Macron. Il solo fatto che si svolgano dei colloqui rappresenta uno sviluppo importante nello scenario regionale e potrebbe portare a dei piccoli passi in avanti verso la pacificazione dell’Ucraina.

Dialogo necessario

In teoria le basi che dovrebbero portare alla fine del conflitto sono già presenti e sono costituite dagli accordi di Minsk del 2014 e 2015, che prevedono uno status di autonomia per il Donbass ed elezioni locali. Recentemente Zelensky ha aderito alla cosiddetta formula Steinmeier, che consta di consultazioni regionali libere monitorate dall’Osce in cambio di autonomia permanente per gli oblast di Donetsk e Lugansk.

Il problema è che sul campo continuano a fronteggiarsi, divisi dalla linea del fronte, l’esercito di Kiev e le milizie separatiste locali la cui presenza, ovviamente, rende impossibile lo svolgimento di comizi elettorali liberi. Per facilitare la nascita di un clima di fiducia tra le parti e come precondizione affinché il faccia a faccia tra Putin e Zelensky potesse avere luogo luogo sono state decise ed implementate alcune misure limitate su scala locale che hanno portato al ritiro congiunto, dalla linea di contatto, dei regolari ucraini e delle forze irregolari del Donbass dalle città di Zolote e Petrovske.

La fine del conflitto nell’Ucraina orientale è stata legata, da Emmanuel Macron, ad una possibile riammissione della Russia nel G8, da cui era stata espulsa in seguito all’annessione della Crimea avvenuta nel 2014. Questo sviluppo potrebbe fornire ulteriori motivazioni al Cremlino per impegnarsi con efficacia ed energia nel processo di pace e facilitare, in definitiva, una smobilitazione delle milizie.

Le prospettive

Anni di inimicizia e di relazioni diplomatiche difficili non verranno risolti, di certo, nel corso di un solo incontro. I rapporti tra Ucraina e Russia sono ormai ai minimi storici e Mosca di certo non ha gradito la svolta filo-occidentale portata avanti da Kiev negli ultimi cinque anni. Una pacificazione del Donbass, inoltre, sancirebbe di certo l’autonomia della regione, considerata molto vicina alla Russia, ma non fermerebbe il processo di avvicinamento di Kiev all’Occidente. Mosca considera questo sviluppo particolarmente nocivo per i suoi interessi strategici e la perdita di influenza nello spazio post sovietico verrà contrastata con molta energia dal Cremlino. Volodymy Zelensky, invece, deve vedersela con tutti quei contestatori interni, dai veterani di guerra ai nazionalisti, contrari ad ogni forma di compromesso con la Federazione Russa e quindi particolarmente propensi ad opporsi ad un riavvicinamento tra le due entità. Le complesse dinamiche regionali, dunque, costituiscono un impedimento significativo alla fine del conflitto e sarà necessario, nel corso del tempo, ricostruire il clima di fiducia tra le parti per poter pensare ad un ritorno della pace. L’incontro di Parigi sarà comunque importante e dal faccia a faccia tra i Capi di Stato potrebbero scaturire decisioni inaspettate.





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