La guerra fredda tra Arabia Saudita ed Iran ha contribuito ad innalzare la tensione in Medio Oriente ed a rinforzare i focolai di crisi nella regione. Le cose potrebbero, però, cambiare molto presto. Secondo il New York Times, infatti, il principe saudita Mohammed Bin Salman si sarebbe rivolto ad Iraq e Pakistan affinché agiscano da intermediari con Teheran per giungere ad un abbassamento delle tensioni. La decisione saudita sarebbe stata provocata dalla mancata risposta americana agli attacchi del 14 settembre contro gli impianti di produzione petrolifera di Riyad, che causarono ingenti danni e furono attribuiti  all’Iran. Esponenti politici di Teheran come Ali Larijani, che ricopre la carica di speaker del Parlamento, si sarebbero detti favorevoli ad aprire un dialogo con Riyad mentre Bin Salman ha affermato che una guerra con l’Iran devasterebbe l’economia mondiale e che sarebbe preferibile l’adozione di una soluzione non militare nelle relazione tra i due Stati.

Una soluzione conveniente

Un riavvicinamento  tra i due acerrimi nemici del Medio Oriente porterebbe indubbi benefici all’intera regione. L’Iran supporta, da tempo, i ribelli Houthi in Yemen e ciò ha scatenato la violenta reazione saudita, con raid che hanno colpito anche la popolazione civile causando morti e distruzione. Un abbassamento della tensione avrebbe di certo conseguenze anche sullo scenario yemenita. Il conflitto che percorre questa sfortunata nazione è piuttosto complesso, con diversi attori locali in contrapposizione tra loro e la presenza delle forze jihadiste di Al-Qaeda che contribuiscono a sparigliare ulteriormente le carte. Qualora Riyad e Teheran decidessero realmente di tornare a parlarsi, si potrebbe pensare ad una qualche soluzione di compromesso che possa portare ad una parziale stabilizzazione dello Yemen ed a una graduale diminuzione del supporto dell’Iran ai ribelli Houthi. In cambio Riyad potrebbe a sua volta ridurre il proprio livello di aiuto a quelle fazioni siriane contrapposte al governo di Bashar al Assad, uno dei principali alleati di Teheran non Medio Oriente. Non bisogna poi dimenticare le tensioni che avvolgono le relazioni tra Qatar, Arabia Saudita, Egitto ed altri Stati della regione. Doha è stata isolata diplomaticamente da Riyad perché accusata di essere uno sponsor del terrorismo internazionale e perché considerata troppo vicina alle posizioni iraniane. Sviluppi positivi nel dialogo tra le due parti contribuirebbero, di certo, a rinforzare la posizione del Qatar ed a indebolire le ostilità nei suoi confronti.

Aspettative eccessive

La prospettiva di una riconciliazione tra Riyad e Teheran non tiene però conto di un fattore fondamentale. Le due nazioni continuano a volersi ritagliare una consistente sfera di influenza nella regione mediorientale e sostanzialmente a divenire la superpotenza locale più influente. L’avvio di un dialogo potrebbe anche essere un espediente tattico da parte dell’Arabia Saudita per puntellare le proprie posizioni e congelare, temporaneamente, il conflitto per poi riprenderlo quando riterrà più opportuno. Teheran, invece, potrebbe vedere nei colloqui un modo per sfuggire alle pressioni americane e per ritrovarsi meno isolata nel contesto locale. Donald Trump, infatti, avrebbe più di qualche difficoltà nel bloccare un tentativo di riavvicinamento che potrebbe beneficiare, anche a livello di costi, le posizioni di Washington. In definitiva manca, forse, una spinta più profonda del mero opportunismo tattico a questa possibile pacificazione dello scenario mediorientale ed è comunque possibile che la complessità di molti scenari locali e le tensioni presenti nell’area inibiscano, per il momento, una vera soluzione alle problematiche regionali.

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