Il braccio di ferro sul Copasir sta diventando una delle più scottanti problematiche della politica nazionale. Trasformandosi da nodo politico a questione dirimente per il futuro assetto della XVIII Legislatura, dei rapporti tra il governo Draghi e l’opposizione e della coalizione di centro-destra maggioritaria nei sondaggi elettorali ma ancora non organica come potenziale blocco di potere.
Lo scontro tra la Lega, detentrice della presidenza con Raffaele Volpi, e Fratelli d’Italia, che in virtù dell’opposizione al governo Draghi ne reclama la direzione ai sensi della Legge 124 del 2007, chiama in campo un’analisi complessiva sul ruolo politico e strategico del comitato di vigilanza sui servizi segreti, scudo dell’economia italiana e snodo cruciale per la determinazione di diverse questioni legate all’intelligence e ai legami con le potenze alleate, e sull’inevitabilità del redde rationem tra i due partiti più in vista della coalizione di centrodestra. Divisi da faglie culturali, ideologiche e politiche che mai quanto ora, in una fase che li vede divisi per la seconda volta dal 2018 in relazione alla posizione da tenere nei confronti di un governo della Repubblica, vengono alla luce.
Lega-Fdi, duello per il centrodestra
La Lega, tornata ai vertici delle istituzioni nel governo Draghi dopo la traversata del deserto dell’ultimo anno e mezzo, ha nell’esecutivo una rendita di posizione garantita dal valore cruciale del Ministero dello sviluppo Economico guidato da Giancarlo Giorgetti, che tiene in mano numerosi dossier industriali e strategici, ma a malincuore lascerebbe la guida del Comitato a una formazione percepita sia come alleata che potenzialmente concorrente. Nel timore che Fdi possa sia capitalizzare, a scapito del Carroccio, in termini di legami internazionali, preparazione all’opera di governo e visibilità il passaggio di consegne al Copasir. La cui presidenza ha rappresentato nell’anno e mezzo di vita del governo Conte II un’ancora politica che il partito di Matteo Salvini ha ampiamente sfruttato per consolidare i suoi legami con gli Stati Uniti (i frequentatori dei salotti politici romani ricordano che Volpi e Giorgetti sono ospiti ben graditi all’ambasciata di Villa Taverna) e avere voce in capitolo su diversi temi critici, dalla partita per l’intelligence al 5G.
Fdi, simmetricamente, si appella al principio chiave della coerenza con il dettato elettorale che ha portato la formazione di Giorgia Meloni a schierarsi all’opposizione anche di fronte all’ascesa di Draghi al governo. Una scelta in continuità con quanto fatto dal partito dalla sua fondazione, nel 2012, in avanti. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte (due volte), Draghi: i sette governi alternatisi nell’ultimo decennio hanno sempre avuto i voti contrari dei parlamentari di Fdi, la cui strategia si è fondata sulla volontà di costruire, gradualmente, una struttura partitica e una classe dirigente capace di affrontare le sfide politiche dell’Italia acquisendo, passo dopo passo, familiarità con le responsabilità e le prospettive di governo.
E così mentre la linea coerente della Meloni ricompattava sul campo l’elettorato di destra permettendo l’ascesa di Fdi nei sondaggi il partito si è gradualmente insinuato in quelle che Palmiro Togliatti definiva le “casematte” del potere puntando alle prove generali di un ingresso nella stanza dei bottoni che la formazione leader della destra sociale immagina possibile solo dopo un chiaro successo elettorale. Fdi governa regioni, è presente all’Europarlamento, la Meloni è presidente dei conservatori europei e ben introdotta oltre Atlantico: conquistare la presidenza del Copasir, in quest’ottica, garantirebbe una vetrina privilegiata su cui ampliare l’incidenza sugli affari nazionali e contenderne il controllo a una Lega che è al tempo stesso alleata e rivale per la leadership nella coalizione.
Una questione non solo nazionale
“Basti pensare a che livello di rapporti internazionali arriverebbe Fdi grazie al Copasir”, ricordano fonti della Commissione europea sentite da Italia Oggi, per dare un’idea dell’importanza della posta in palio. Adolfo Urso, senatore di Fdi a lungo “regista” del rafforzamento operativo del comitato nel corso della presente legislatura, era il candidato più papabile del partito della Meloni per la carica e, in polemica con la decisione di Volpi di non lasciare l’incarico, si è dimesso assieme all’esponente di Forza Italia Elio Vito da membro del Copasir nei giorni in cui il comitato riprendeva la sua operatività ordinaria dopo la nascita del governo Draghi.
La posta in palio è comprensibile a entrambe le parti in causa: dalla Lega filtra un’aria di tensione e insofferenza per l’esuberanza dei meloniani, mentre al contempo appare, letta col senno di poi, come incauta l’uscita di Matteo Salvini che poco dopo Pasqua ha apprezzato l’idea di Volpi su un azzeramento del comitato salvo poi non dare il via libera alle dimissioni dei leghisti del Copasir dopo che gli alleati di centrodestra hanno preso l’iniziativa. Fratelli d’Italia, invece, ha un preciso obiettivo politico nella questione-Copasir: certificare il sorpasso in termini di appetibilità politica sulla Lega in attesa di mettere la freccia nei sondaggi.
Il convegno di Fdi
Le dichiarazioni di Urso e del forzista Vito al momento delle dimissioni hanno dato la spinta agli esponenti della destra sociale per alzare la posta: nella giornata del 28 aprile Fdi ha organizzato in Sala Nassiriya al Senato la conferenza stampa La democrazia del diritto. I precedenti tenuti nascosti per perorare la propria posizione sul comitato. Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, è stato in tal senso chiarissimo nel ritenere il nodo-Copasir un gravissimo precedente che può minare la fiducia del Paese nella democrazia istituzionale: “C’è manomissione nei rapporti tra maggioranza e opposizione, alle persone più sensibili tremano le vene nei polsi”. Anche un politico ed intellettuale di centrodestra come il senatore Gaetano Quagliariello ha invitato a “rispettare la legge”, mentre Vito, presente alla conferenza, ha invitato Roberto Fico e Elisabetta Casellati a prender l’iniziativa di sciogliere il Copasir e rifarlo ex novo richiamando “come fece il presidente Pertini che nella VI legislatura revocò la giunta per le Elezioni per la sua inoperatività”.
Forza Italia prova a mediare
Sono nel frattempo saliti da 37 a 51 i costituzionalisti e politologi che hanno appoggiato le rivendicazioni di Fdi con una lettera aperta ai presidenti delle Camere formando un fronte bipartisan in termini di affiliazioni politico-ideologiche. La consapevolezza comune è che la funzionalità del Copasir sia chiaramente compromessa e il Parlamento sia tenuto a intervenire. Ma a suo modo la partita è una bomba potenziale anche per il governo Draghi, dato che Rampelli ha prospettato l’ipotesi di “proporre a Draghi” l’emanazione di “un decreto legge, a firma del ministro della Giustizia Marta Cartabia, per creare un automatismo di decadenza del presidente” del Copasir”. Una forzatura difficilmente possibile data l’importanza della Lega nell’esecutivo.
La questione del Copasir rischia dunque di ridurre le prospettive politiche di un centro-destra organico capace di essere forza di governo e cooperativa dopo le prossime elezioni politiche; segnala l’irrigidimento dei rapporti della Lega con Fdi in una fase in cui diversi nodi vengono al pettine e si acuiscono le divergenze e le differenze di vedute tra le due forze, rivali per la supremazia politca ed elettorale; mostra l’attuale importanza mantenuta da Forza Italia, elevatasi a garante del diritto delle opposizioni nell’attuale contenzioso, come punto di convergenza interno al centro-destra. Tanto che Italia Oggi è arrivata a segnalare il fatto che non vada esclusa l’ipotesi che lo stesso Elio Vito, stimato dalla Meloni, possa in ultima istanza acquisire la poltrona di presidenza del Copasir in luogo di Volpi. Difficile, dato l’impegno di Fi a favore del rispetto della Legge 124. Ma il fatto stesso che se ne parli significa che l’impegno politico a mantenere salda e coesa la squadra elettorale in vista dei prossimi appuntamenti elettorali passa anche, se non soprattutto, per una soluzione positiva al nodo Copasir.