S’infiammano le elezioni in Gran Bretagna e l’Ukip, crollato clamorosamente nelle ultime elezioni locali in tutto il territorio del Regno Unito, punta su una campagna elettorale con messaggi forti. Due gli obiettivi su cui è stata impostata la campagna del partito nazionalista: Brexit e terrorismo islamico. Questi due temi, su cui peraltro s’incentrano anche le politiche del Regno degli ultimi mesi, sono quelli con cui il movimento ora guidato da Paul Nuttall ha deciso di puntare tutto per tornare ad avere voce in Parlamento.Ukip nacque con un obiettivo: far uscire il Regno Unito dall’Unione europea. Nacque per questo nel 1993 e, dopo più di venti anni, è riuscito nel suo intento. L’obiettivo della Brexit può essere considerato raggiunto, quantomeno nel voto favorevole della popolazione e in teoria il merito andrebbe proprio a coloro che prima di tutti avevano puntato su questo referendum. Eppure, così non è stato. Il Partito Conservatore guidato da Theresa May si è preso tutto il merito di questo successo elettorale ed ha spodestato l’Ukip dal trono dell’euroscetticismo britannico. Da lì, il crollo nei sondaggi e nei voti alle amministrative: tutti gli euroscettici conservatori, invece di premiare il coraggio dell’Ukip, premiarono la tenacia del premier May.Per questo motivo, adesso i nazionalisti hanno deciso di puntare su un altro tema altrettanto sentito dall’Inghilterra profonda, il loro bacino di voti più importante: la minaccia jihadista. Nelle ultime settimane i toni dell’Ukip sul punto si sono particolarmente incendiati. Il leader Nuttall ha definito il jihadismo come un “cancro che è penetrato nel Paese”. Per eliminare il problema, l’Ukip prevede una serie di misure eclatanti. La prima è l’eliminazione, nel tempo, dell’immigrazione, fino a farla arrivare a una soglia zero. In sostanza, sempre secondo quanto affermato dal leader, si dovrebbe attivare il meccanismo di “uno entra, uno esce”. Oltre a questo, il programma del partito prevede il divieto del velo islamico in luoghi pubblici o nelle strade, il divieto di utilizzare la legge islamica in ogni comunità, sia pubblica sia privata, e il controllo a tappeto su chiunque viaggi in Paesi a rischio, fino a togliere il passaporto a chi si sia recato in Stati dove c’è una forte presenza terroristica, e che sono considerati dall’Ukip mete di radicalizzazione. Inoltre, per fare tutto ciò, il manifesto Ukip prevede anche l’arruolamento di ventimila poliziotti e altri ventimila soldati, che andrebbero a rinforzare la sicurezza pubblica per le città e nei punti di “frontiera”.Nelle ultime ore, è poi giunto un nuovo annuncio da parte di Nuttall che ha destato particolare scalpore nel Regno Unito: la creazione di campi di “internamento” per jihadisti o per sospettati di terrorismo islamico, anche senza giudizio di un tribunale. Secondo Nuttall, la minaccia jihadista è talmente estesa che non si può ricorrere alle “blande misure” del Governo May. Secondo il leader del partito nazionalista, i servizi segreti britannici avrebbero confermato la presenza sul territorio di tutto il Regno Unito, di circa 23mila potenziali terroristi o comunque affiliati o seguaci di organizzazioni terroristiche o salafite. L’enorme numero di possibili attentatori metterebbe a repentaglio la stessa sopravvivenza della Gran Bretagna e darebbe una ragione valida per utilizzare misure assolutamente drastiche. In ambiente Ukip, inoltre, è ormai all’ordine del giorno l’idea di voler introdurre la pena di morte per chi si macchia di terrorismo.Misure drastiche che però in un popolo come quello britannico, culturalmente formato sul liberalismo, potrebbero rappresentare un boomerang in termini di consenso. L’Inghilterra profonda, che è quella dove pesca l’Ukip, è sì molto preoccupata dalla minaccia terroristica, ma è anche legata a un sistema politico dove parlare di divieti, controlli e militari nelle città potrebbe essere anche considerato un eccesso e allarmare. In questo senso, il governo May, che da una parte sostiene Brexit e dall’altra aumenta il controllo dell’antiterrorismo, potrebbe comunque sgretolare le certezze dell’Ukip su come prendere la pancia degli elettori più conservatori e preoccupati. Resta però il dato che per la prima volta, nel Regno Unito, un partito con un certo numero di elettori e seguaci – i sondaggi lo danno comunque al 5% ed in crescita – affermi misure repressive uniche rispetto al panorama politico britannico. In questo senso, la campagna elettorale dei nazionalisti potrebbe diventare una sorta di sfida al conservatorismo. Gli annunci di Nuttall creano comunque dibattito e alimentano la discussione su un problema che per il Regno Unito è ormai all’ordine del giorno; e s’interfacciano con elettori che voterebbero o Ukip o Conservative. Il governo May ha sempre rifiutato ogni accondiscendenza verso l’ala estrema rappresentata dall’Ukip, ma è anche vero che con Brexit hanno appurato quanto possa essere formidabile in campagna elettorale la propaganda dei nazionalisti.





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