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Una Siria pluralista, democratica e senza Assad. Questa la proposta dell’Alto Comitato Negoziale dell’opposizione siriana, composto da più di trenta fra gruppi politici e militari, che è stato ricevuto mercoledì a Londra dal capo del Foreign Office, Boris Johnson, il quale ha dato la sua benedizione al piano delle forze siriane moderate per la transizione politica in Siria.Il piano dell’opposizioneUna prima fase negoziale di sei mesi, accompagnata da un cessate il fuoco totale con pieno accesso agli aiuti umanitari, seguita dalla creazione di un “organismo di governo decentralizzato”. Poi, nuove elezioni presidenziali, parlamentari e amministrative, da organizzarsi entro un anno e mezzo. Si sviluppa così il piano in 25 cartelle presentato dall’opposizione siriana e sponsorizzato dalla Gran Bretagna che, secondo l’Alto Comitato sostenuto da Riad, dovrebbe guidare la Siria verso la “transizione democratica”, salvaguardando lo Stato siriano e le sue istituzioni e promuovendo i principi “di libertà, uguaglianza e cittadinanza”. Condizione indispensabile per l’implementazione del piano resta, però, l’esclusione di Assad e dei suoi fedelissimi dal governo di transizione, che sarà composto da esponenti dell’opposizione, rappresentanti del governo e della società civile. L’opposizione, ha ribadito anche il ministro degli Esteri di Londra, Boris Johnson, non chiede uno stravolgimento della struttura statale, ma continua ad essere irremovibile nel pretendere un passo indietro da parte del presidente siriano.Da Londra l’ultimatum alla Russia su AssadIl ministro degli esteri di re al Saud, Adel al Jubei, ha espresso pessimismo sull’eventualità che Mosca e Teheran possano convincersi a privare il presidente Assad del proprio sostegno, accettando il piano presentato dall’opposizione. Così la prima importante presa di posizione da ministro degli Esteri dell’ex sindaco di Londra e leader dei pro-brexit, Boris Johnson, è stato il duro attacco lanciato dalle colonne del Times alla Russia di Vladimir Putin.Per approfondire: Iran e Cina più vicini sul dossier sirianoIl capo del Foreign Office ha definito “evidentemente indifendibili” gli sforzi di Mosca per mantenere Assad al potere. Una visione che si discosta radicalmente da quella espressa dallo stesso Johnson a metà marzo, quando l’ex sindaco della capitale britannica considerava la lotta all’Isis prioritaria rispetto alla destituzione di Assad, elogiando gli sforzi del Cremlino in sostegno delle truppe siriane impegnate a riconquistare Palmira. Secondo il ministro degli Esteri di Londra, Mosca è d’accordo sulla necessità di una transizione politica in Siria, ma al tempo stesso è preoccupata per il dopo-Assad, e per questo vuole mantenerlo al potere con “la forza militare”. Assad, però, “porta la schiacciante responsabilità” della guerra siriana, ha tuonato Boris Johnson, nella sua nuova veste di capo della diplomazia britannica, e, quindi, se ne deve andare.Le speranze per una tregua restano fragiliIntanto, in Siria, si aggrava la situazione militare sul terreno, per la presenza di molteplici forze in campo. Mercoledì, Mosca ha invitato la Turchia, che continua a muovere le sue truppe nel nord del Paese, “ad astenersi da ogni passo che possa ulteriormente destabilizzare la situazione”. L’operazione Scudo dell’Eufrate, lanciata da Ankara per sostenere i ribelli dell’Esercito Libero Siriano, ha assicurato però il ministro degli Esteri turco Cavusoglu, “non si spingerà fino ad Aleppo”, dove l’esercito siriano è impegnato in un’offensiva contro ribelli e gruppi jihadisti. Allo stesso tempo, Ankara si è detta disponibile a collaborare ad un’operazione militare a guida statunitense per strappare al Califfato la capitale Raqqa. Sono ancora lontane, però, le speranze di negoziare un cessate il fuoco.nuova stripSe il G20 di Hangzhou si è concluso con un nulla di fatto in questo senso, il rinnovo da parte americana delle sanzioni contro Mosca non facilita il dialogo e, anzi, si pone “in contrasto con la possibilità di un lavoro comune fra Stati Uniti e Russia in questioni sensibili”, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. I contatti tra Mosca e Washington per una tregua, comunque, continuano, e a breve è atteso un incontro fra i ministri degli Esteri, John Kerry e Sergej Lavrov, per raggiungere un cessate il fuoco, almeno temporaneo, nel Paese. Qualunque decisione presa da Stati Uniti e Russia sul futuro della Siria, che sia “diversa da quello che vogliono i siriani, noi non la accetteremo”, ha fatto però sapere da Londra il coordinatore delle opposizioni siriane, Riyad Hijab.

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