Il presidente russo Vladimir Putin avrebbe personalmente garantito al suo omologo siriano Bashar al Assad l’impegno di Mosca a “non consentire che il regime di Damasco” potesse perdere la guerra civile.La rivelazione arriva da un parlamentare britannico, il conservatore Davis Davis. Che, intervistato nel corso del popolarissimo programma televisivo The David Marr Show, prodotto dalla BBC, ha svelato i retroscena più clamorosi di un recente incontro con il presidente siriano.Nel corso della visita in Siria, Davis avrebbe appreso dalle labbra dello stesso Assad che “l’intervento russo ha rimesso in piedi l’esercito siriano.” Quando però Assad ha chiesto a Putin il motivo del parziale ritiro delle forze russe – deciso a partire da marzo – il capo del Cremlino avrebbe risposto assicurando ai siriani che Mosca non avrebbe permesso una sconfitta dall’attuale governo siriano.Secondo il parlamentare inglese, quest’assicurazione da parte di Putin non può che tradursi in due soli possibili scenari: “Se i Russi non permetteranno che i lealisti perdano la guerra, vi sono due sole opzioni: escludendo una vittoria jihadista, si può contemplare o una vittoria del regime o una pace negoziata“.Secondo Davis quindi l’impegno di Putin a sostenere l’alleato siriano sino alla fine esclude categoricamente ogni possibilità dei ribelli di estromettere Assad dal potere. Scontata, in questo contesto, l’ostinazione di Assad nel negare ogni addebito circa le accuse di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione civile, come pure gli aveva chiesto il parlamentare britannico.Tuttavia, nella visione di Davis, una vittoria sul terreno del regime richiederebbe molto tempo: questo impone una chiusura rapida dei negoziati di pace, pur nella consapevolezza del fatto che ben pochi dei ribelli siriani potrebbero essere considerati “moderati” secondo una prospettiva occidentale.Tra le prime urgenze per riconsegnare la Siria alla stabilità, chiosa l’esponente dei Tories, vi è la necessità di una sorta di “piano Marshall” per il Paese, organizzato dagli Stati occidentali – da subordinare però all’avvio di negoziati seri che consentano l’istituzione di un regime “più civile”.Citando fonti di organizzazioni non governative interpellate a Damasco, Davis ha aggiunto però che non se in Siria si tenessero elezioni domani, Assad vincerebbe senza problemi perché la popolazione è troppo terrorizzata delle conseguenze di una sua eventuale (per quanto improbabile) sconfitta. In parole semplici, ha spiegato Davis, i siriani non amano l’attuale presidente ma hanno paura delle conseguenze.Non è difficile leggere nelle parole dell’esponente del Parlamento di Londra un tacito riconoscimento dell’accresciuto peso politico e diplomatico di Mosca, di cui peraltro è ormai impossibile non prendere atto. Messi da parte i “giammai” categorici, anche i compagni di partito di David Cameron ammettono ormai la possibilità di includere il partito governativo nei negoziati per una nuova Siria.Le devastazioni della guerra impongono una soluzione rapida. L’intervento russo ha imposto con le armi la presenza di Assad al tavolo della pace. Vada come vada, il regime ha già un pezzetto di vittoria in tasca.
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