S’infiamma la lotta intestina al Partito Repubblicano in vista delle elezioni presidenziali Usa del 2024. Al momento, i candidati ufficiali in corsa per le primarie del Gop sono cinque: l’ex presidente Donald Trump – attualmente in testa ai sondaggi, e addirittura in crescita dopo l’incriminazione per il caso Stormy Daniels – l’ex ambasciatrice all’Onu e ex governatrice della South Carolina, Nikki Haley, l’imprenditore Vivek Ramaswamy, Asa Hutchinson, ex governatore anti-trumpiano dell’Arkansas ed Larry Elder, candidato repubblicano in California sconfitto da Gavin Newsom e noto conduttore radiofonico. Alla competizione dovrebbero aggiungersi il governatore della Florida, Ron DeSantis (forse l’unico che può davvero impensierire Donald Trump), l’ex vicepresidente Mike Pence e il senatore afroamericano Tim Scott. Uno di questi, salvo sorprese, dovrà sfidare il presidente uscente, Joe Biden.
Haley sfida DeSantis
Se Trump e DeSantis sono su posizioni più conservatrici, Nikki Haley vuole invece rappresentare il centro “moderato” e quell’ala del partito più vicina ai neoconservatori, proponendo in politica estera una strategia più interventista e una politica economica tradizionalmente liberista. Nelle scorse ore, l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite ha scoccato dal suo arco una freccia contro uno dei papabili avversari, Ron DeSantis, proponendo alla Disney di “traslocare” i suoi parchi a tema in South Carolina dalla Florida, viste le tensioni tra il colosso dell’intrattenimento e lo Stato governato dal politico italoamericano.
“Abbiamo bel tempo, persone fantastiche, ed è sempre una bella giornata in South Carolina! Non siamo “woke”, ma non siamo nemmeno ipocriti al riguardo”, ha detto. Haley ha usato, non a caso, la parola “ipocrita” riferendosi direttamente a DeSantis, a maggior ragione dopo che l’ex presidente Trump ha definito il governatore “DeSanctimonious”. Il riferimento dell’ex ambasciatrice non è sfuggito a Never Back Down, il super Pac che sta supportando la corsa presidenziale di DeSantis. Che ha replicato affermando che l’ex governatrice della South Carolina è solo in cerca di “visibilità”.
Gli avversari sfruttano la guerra fra il governatore della Florida e Disney
La percezione è che DeSantis stia perdendo la faccia nella sua “guerra” con la Disney. Il colosso ha trovato un “escamotage” legale che rischia di sabotare la strategia del governatore repubblicano. L’8 febbraio scorso, prima che s’insediasse il consiglio voluto da DeSantis, nella sua ultima riunione, il consiglio d’amministrazione fedele della Disney ha siglato un accordo che limita drasticamente il controllo che può essere esercitato sulla società e sul suo distretto. Si vieta inoltre al successivo consiglio di amministrazione di utilizzare il nome Disney o di uno qualsiasi dei suoi personaggi.
Tale accordo, si legge nel documento, “rimarrà in vigore fino a 21 anni dopo la morte dell’ultimo sopravvissuto dei discendenti del re Carlo III, re d’Inghilterra, in vita alla data di questa dichiarazione”, afferma il documento. La mossa ha fatto infuriare il governatore repubblicano, che il 27 febbraio ha sostituito tutti i membri del vecchio consiglio con cinque repubblicani. Un fallimento politico, secondo i suoi avversari nel partito. “DeSanctimonious è stato completamente distrutto dalla Disney “, ha commentato Trump su Truth Social, mentre l’ex vicepresidente Mike Pence ha definito la strategia di DeSantis contro Disney “antitetica” ai valori del conservatorismo. Insomma, quello del governatore della Florida potrebbe rivelarsi un boomerang politico-mediatico sul quale i suoi avversari potrebbero decidere di puntare per indebolirlo a tal punto da cercare di scongiurare una sua discesa in campo.
Come si muovono i donatori
DeSantis deve fare i conti anche con i donatori repubblicani, che non sembrano affatto apprezzare la sua “guerra” con la Disney. Fra questi c’è il magnate Thomas Peterffy, il quale ha deciso – almeno per il momento – di non sostenere più il governatore della Florida nella sua probabile corsa alla Casa Bianca. Secondo Peterffy, il 44enne non sembra più avere le stesse probabilità di qualche mese fa di spodestare Trump alle primarie repubblicane. “DeSantis sembra aver perso un po’ di slancio” ha dichiarato al Financial Times. Il gennaio scorso, Peterffy ha dichiarato al Ft di essere un fan di DeSantis e di “non vedere l’ora” di sostenere una sua candidatura, ma ora appare decisamente più incerto: “Sono più riluttante a sostenerlo. Stiamo aspettando di vedere chi tra i candidati alle primarie ha più probabilità di vincere il generale”.
Chi invece sembra intercettare, sempre di più, il gradimento dei grandi donatori è proprio Nikki Haley: il magnate del petrolio e del gas Harold Hamm, lo squalo della finanza di Wall Street Aryeh Bourkoff e il milionario di New Balance Jim Davis sono ora tra i grandi sostenitori della sua campagna. Difficile che la repubblicana di origini indiane possa prevalere su Trump: ma se puntasse al ticket con The Donald alla vicepresidenza?