“La vicenda dei due fucilieri di Marina si basa sull’atteggiamento indiano di negazione di diritto internazionale. Non capisco perché negli ultimi quattro anni l’Italia abbia continuato a porsi problemi di natura legale. Come se la colpa fosse italiana.” Così l’Ambasciatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, Ministro degli affari esteri con il governo Monti, ha commentato a Gli Occhi della Guerra le varie tappe della vicenda marò. Non risparmiando le critiche nemmeno all’attuale esecutivo. “Sarebbe ora di smetterla e manifestare l’interesse nazionale, – ha detto l’ex Ministro- facendo vedere che l’Italia è un Paese serio che non accetta di essere sbeffeggiato. Il nostro atteggiamento continua ad essere di chi vuole coprire le malefatte di due militari. Ma qui si sta solo cercando di coprire le malefatte di altre persone e i loro loschi affari”.Ambasciatore, finalmente anche Salvatore Girone è ritornato a casa.Esprimo tutta la mia soddisfazione e il mio senso di gioia per il rientro di Salvatore Girone. Sono felicissimo che entrambi i fucilieri siano in Italia.Come sta gestendo il “caso marò” il governo Renzi?Il governo Renzi sta sbagliando. È risibile sentirli dire: “siamo noi che abbiamo mosso l’arbitrato”, perché così non è. E poi quello che il governo sta facendo adesso non semplifica le cose. Casomai le complica ulteriormente.Per approfondire: La semilibertà di Salvatore GironePerché?Perché io mi aspetterei che il governo dicesse forte e chiaro che i due marò sono assolutamente innocenti. E un modo per farlo esiste.Si riferisce alla parata?Esattamente. Bisognerebbe farli sfilare alla parata del 2 giugno. C’è anche un’altra cosa che il governo dovrebbe fare.Cioè?Dovrebbe dichiarare apertamente l’innocenza dei due fucilieri di Marina, perché da tre anni a questa parte nessuna istanza istituzionale ha affermato la loro innocenza. Deve essere, inoltre, ripristinata la loro dignità di soldati e cittadini italiani, di fronte a quella massa di persone spregevoli che animano i social media e che dicono cose offensive sui militari.Parla delle dichiarazioni di Alfredo Simone Negri, il sindaco dem di Cesano Boscone?Si anche. Perché le sue non sono frasi dette per scherzare ma rivelano un animus contro le forze armate. Il disprezzo dei cittadini con le stellette che rischiano la vita per difendere la sicurezza del Paese.Matteo Renzi ha preferito non accogliere Salvatore Girone a Ciampino al suo rientro. Per “non strumentalizzare la vicenda”, stando alle parole del premier. Che ne pensa?Questo discorso delle strumentalizzazioni, del mantenere un profilo basso, del non dire nulla perché se no si compromette la conclusione della vicenda è inaccettabile. E lo è sin da quel giorno di febbraio del 2012 durante il quale i nostri fucilieri di Marina furono sequestrati in acque internazionali da un’azione proditoria dell’India. In quell’occasione gli indiani fecero credere al comandante della Enrica Lexie e agli ufficiali militari che volevano chiedere solo la nostra collaborazione per individuare dei pirati. Ma era solo una messa in scena vergognosa per catturare i due fucilieri.Dopo le sue dimissioni nel 2013 da Ministro degli Esteri, lei ha ribadito la necessità di contestare la giurisdizione indiana e affidare la controversia ad un arbitrato internazionale. In un certo senso i fatti le hanno dato ragione.Io, riguardo l’arbitrato, non ho mai fatto nulla che non fosse di natura assolutamente collegiale col governo Monti. Il quale, i primi giorni di marzo 2013, avviò l’azione di arbitrato, dichiarandolo a tutto il mondo. In quell’occasione il governo italiano affermò che sarebbe stato necessario trattenere in Italia i due fucilieri di Marina sino al momento in cui le Nazioni Unite non si fossero pronunciate sulla giurisdizione. Questa è la posizione che io avevo condiviso all’interno del governo. Mentre ho nettamente respinto, il 22 marzo 2013, una vera e propria infamia per la politica estera di sicurezza del Paese.Quale?In quella data, dopo soli 10 giorni dalla decisone di trattenere i marò in Italia, attendendo la decisone dell’arbitrato internazionale, il governo decise di rimandarli in India. Quest’azione determinò la sospensione dell’arbitrato in atto. Arbitrato che poi è rimasto bloccato per 27, lunghi, mesi. Prima col Governo Letta e poi con quello Renzi. Ed è stato fatto ripartire solo nell’estate dello scorso anno, quando non c’era più nessuna altra soluzione. Il governo Monti, all’epoca, fece una giravolta spaventosa che fu all’origine di tutti i mali. E che complicò enormemente la vita ai familiari dei fucilieri.Poi cos’è successo? Poi, dopo una infinita serie di incertezze, è stata ripresa la via dell’arbitrato. E si è dimostrata la carta vincente.Perché?Perchè l’India è stata obbligata a tirar fuori le carte di tutta la vicenda davanti alla Corte arbitrarle. Ed è emerso che i nostri due uomini non c’entrano assolutamente niente con la morte dei due pescatori indiani. Dato che la Enrica Lexie si trovava a decine di miglia di distanza dal luogo dell’incidente e i proiettili ricavati dall’autopsia erano completamente diversi da quelli in dotazione alla Marina militare italiana.Il 29 marzo 2013, in un’intervista affermò di aver ricevuto pressioni per autorizzare il rientro dei due marò in India, pressioni che rifiutò e che portarono alle sue dimissioni. Le andrebbe di fare chiarezza sull’episodio?Io le pressioni le ho viste, non le ho ricevute. Ecco perché chiedo che il governo Renzi faccia chiarezza sulle connessioni tra malaffare e spinte fatte all’esecutivo Monti, nel 2013, per rimandare in India i marò. Queste spinte delle quali parlo furono poste in essere perché alcuni membri governativi italiani sostenevano che i due fucilieri dovessero ritornare a Nuova Delhi per evitare che i nostri affari con l’India potessero pagarne le conseguenze. Questo stesso ragionamento fu fatto dal Presidente del Consiglio Monti durante la sua deposizione al Senato.Quindi perché il governo lasciò ripartire i fucilieri? Per non turbare i rapporti commerciali tra noi e loro.Poi i rapporti in un modo o nell’altro sono stati turbati. Proprio l’altro giorno, mentre Salvatore Girone rientrava in Italia, il Ministero della Difesa indiano annullava un contratto da 300 milioni di dollari con Finmeccanica per una fornitura di siluri per sottomarini. Le dirò di più. Il governo indiano lunedì ha affermato di aver inserito Finmeccanica in una lista nera. Il tutto è stato giustificato facendo riferimento al pagamento di tangenti da parte di Finmeccanica per un appalto di elicotteri Agusta Westland del 2010. Ma se lei ricorda tutta la faccenda uscì proprio quando i marò furono rimandati in India tre anni dopo la vicenda di corruzione.Un caso?Nessuno può dire con assoluta certezza che i fucilieri siano stati mandati in India nel 2013 per tenere le acque tranquille e non turbare affari emersi o sommersi. E, come hanno detto anche autorevoli giornalisti, se non ci fossero stati questi affari da proteggere nessuno avrebbe mai pensato di rimandarli in India. Facendo, inoltre, una sciocchezza così grande come quella di non trattenerli in Italia fino alla fine dell’arbitrato. E tutta questa storia di Finmeccanica deve essere spiegato al popolo italiano attraverso una Commissione d’inchiesta.Che ne pensa delle condizioni imposte dall’India ai due fucilieri?La corte suprema indiana ha posto sette condizioni, molto dettagliate, nelle quali dice cosa l’Italia deve fare per vigilare sulla libertà di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Ma ha fatto questo al di fuori di qualsiasi cooperazione giudiziaria esistente con l’Italia. Tra l’altro, me lo lasci dire, sul caso marò non c’è mai stata alcuna cooperazione giudiziaria. Lei immagini che persino le rogatorie inviate dall’Italia nel 2012 sono state prese come carta straccia dall’India.Queste condizioni rappresentano un’ingerenza indiana sulla Repubblica italiana?Si. Queste sette condizioni sono una forma di applicazione extraterritoriale della sovranità indiana sul territorio italiano. E poi, diciamoci la verità, quello che è stato fatto dall’India verso l’Italia è un condizionamento ricattatorio per ridarci Salvatore Girone. E, inevitabilmente, il governo italiano ha dovuto firmare le condizioni poste da Nuova Delhi. Bisogna, però, valutare se giuridicamente questo atto sia valido o meno.
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