Per Marcello Foa non ci sono dubbi: il sano giornalismo è la migliore garanzia perché nell’informazione la corretta esposizione dei fatti, soprattutto riguardanti la grande politica internazionale e le guerre, prevalga sul tifo da stadio. Storica firma de Il Giornale, attento osservatore della politica internazionale, presidente della Rai dal 2018 al 2021 e da alcune settimane conduttore de Giù la maschera su Rai Radio 1, Foa il prossimo 26 settembre sarà ospite alla conferenza Raccontare la guerra oggi” organizzata da ilGiornale.it e InsideOver con Fausto Biloslavo, Giovanna Botteri, Fulvio Scaglione, Lucia Goracci, Alberto Negri e Daniele Bellocchio. Con lui dialoghiamo riguardo alla sua esperienza e al futuro dell’informazione in tempi di condizionamenti e propaganda.

L’evento del 26 settembre si incentrerà sul tema del futuro del giornalismo sul campo in tempi di condizionamenti e propaganda. Quanto è attuale discutere di questi fatti?

“Estremamente attuale! Non vedo l’ora di confrontarmi con colleghi che da prospettive diverse hanno raccontato sul campo guerre e scenari di crisi ai quattro angoli del pianeta in un panel plurale di grandi professionisti. Dal mio punto di vista porterò il mio apporto sotto forma di un contributo alla riflessione su cosa significa fare informazione in un’epoca dove le regole del gioco, per le fonti in presa diretta, sono estremamente mutate”.

Si riferisce al proliferare dei social media come fonte primaria di diffusione informativa?

“Si, e in particolare al fatto che siamo quotidianamente immersi in una bolla social in cui viviamo buona parte del nostro accesso ai flussi informativi. Ma i social, come ogni altro strumento di comunicazione, sono imbevuti di condizionamenti e propaganda fabbricata in forma industriale. Il caso del conflitto russo-ucraino lo testimonia: sia Mosca che Kiev utilizzano la comunicazione via social per portare acqua al proprio mulino”.

Vecchi obiettivi, nuovi meccanismi…

“La propaganda di guerra si fa dal tempo dell’Antica Roma. Ed è comprensibile che una parte in lotta in una guerra cerchi di sottolineare quelle che ritiene essere la ragione della sua condotta. Ma bisogna stare attenti ai meccanismi di condizionamento”.

Ed è qui che il giornalismo può fare la sua parte?

“Si, in primo luogo andando alla radice nell’obiettivo di cercare la veridicità di affermazioni e fonti. Poniamo l’esempio della guerra: sui social network proliferano account che spesso si nascondono dietro nomi altisonanti o etichette di analisti presentando narrazioni sui vari conflitti, come quello ucraino, basate su fonti aperte. Si pone una prova ritenuta aperta, come una foto o un video, a testimonianza del fatto e si pretende che rappresenti un accadimento in maniera piena e oggettiva. Ma qui subentra il mestiere del giornalista che può e deve porre dubbi e vagliare criticamente le fonti e capire i meccanismi di condizionamento e propaganda. Distinguendo l’informazione sana da un approccio più fazioso alle notizie”

Marcello Foa è tra gli ospiti di “Raccontare la guerra oggi“, l’incontro-dibattito che si terrà il 26 settembre a Milano, presso Palazzo delle Stelline. Con lui anche Fausto Biloslavo, Giovanna Botteri, Lucia Goracci, Alberto Negri, Fulvio Scaglione, Daniele Bellocchio.
Ingresso libero, posti limitati: iscriviti qui

Questo a suo avviso è una minaccia per l’informazione?

“Si, dato che spesso si rischia che l’informazione scivoli nel commento e le analisi nel tifo da stadio, quando si fa riferimenti a scenari come quelli bellici. Ma ci vorrebbe sempre una sana dose di oggettività e realismo nel raccontare i fatti dal campo. I colleghi che saranno alla conferenza hanno avuto importanti esperienze nei teatri più caldi e sanno sicuramente maneggiare i ferri del mestiere per governare al meglio i flussi informativi in scenari bellici o di crisi”.

La lezione di un giornalismo indipendente e senza condizionamenti: il sogno di Indro Montanelli, suo maestro e esempio di coscienza critica…

“Un obiettivo che bisogna perseguire in nome della libertà d’informazione e del futuro stesso dei media. In fin dei conti su cosa si gioca il futuro dell’informazione? Sulla riconquista della fiducia del pubblico attraverso credibilità e buon senso. Il pubblico sul breve periodo può essere condizionato da propaganda e condizionamenti, ma presto o tardi aumenta la domanda di informazione sana e veritiera. Serve attenzione alle fonti e visione diretta dal campo per capire i grandi scenari, così serve un approccio meno ideologico ai grandi temi geostrategici. Una sana e pacata modalità d’approccio a questa professione è oggi più che mai doverosa”.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.