Una catena umana, dalle spiagge di Danzica ai boschi al confine con la Repubblica Ceca. Oltre un milione di polacchi si è dato appuntamento, sabato scorso, per pregare contemporaneamente lungo tutti i confini della nazione. Una preghiera per la salvezza del mondo e della Polonia. Ma non solo. Nel giorno della festa della Madonna del Rosario e dell’anniversario della battaglia di Lepanto – quella in cui la Lega Santa guidata da don Giovanni D’Austria sconfisse, nel 1571, la la flotta navale dei turchi musulmani – molti dei partecipanti all’iniziativa, come riporta il New York Times, hanno detto di essersi riuniti per pregare contro la “secolarizzazione del Paese e l’islamizzazione dell’Europa”.

“Preghiamo perché le altre nazioni europee e il mondo intero comprendano che è necessario tornare alle radici cristiane della cultura europea, se vogliamo che l’Europa rimanga Europa”, ha detto, infatti, l’arcivescovo di Cracovia, monsignor Marek Jedraszewski, durante la messa di sabato mattina, trasmessa in diretta dalla locale Radio Maryja, che ha dato il via all’evento.





Alle due del pomeriggio, quindi, coroncine alla mano, milioni di persone si sono raccolte in preghiera in oltre 320 chiese nei pressi dei confini dello Stato e in altre 4mila zone di preghiera. Inginocchiati in spiaggia, in processione nei boschi e ai valichi di frontiera, in fila sotto la neve o fermi sui pescherecci in mezzo al mare, negli aeroporti, nelle stazioni e nelle piazze delle principali città, oltre un milione, fra laici e religiosi ha partecipato al rosario collettivo per la pace e per la “difesa dell’Europa cristiana”. “In passato ci sono stati attacchi ai cristiani da parte dei musulmani”, ha detto all’Associated Press un cittadino di Gdansk che ha partecipato al raduno, “oggi l’Islam ci sta invadendo e abbiamo paura di questo”.

Il numero dei partecipanti all’iniziativa “ha superato di gran lunga le aspettative degli organizzatori”, ha fatto sapere in una nota il portavoce dei vescovi polacchi, don Paweł Rytel Andrianik, citato dall’agenzia Sir. Il “Rosario ai confini”, questo il nome della manifestazione, è stato, infatti, secondo i vescovi polacchi, “l’evento religioso più grande in Europa dopo la Giornata mondiale della gioventù del 2016”. Un’iniziativa promossa da laici ma che, come riporta lo stesso quotidiano statunitense, è stata sponsorizzata dalla locale conferenza episcopale e da numerosi esponenti di Diritto e Giustizia (Pis), il partito di governo.

Per questo, sui social network non sono risparmiate critiche alla manifestazione da parte dell’opposizione liberale che ha accusato il governo di usare la “religione come strumento per mantenere il Paese nell’arretratezza”. Nel giugno scorso la Commissione Europea, infatti, ha lanciato una procedura di infrazione contro Varsavia per i mancati ricollocamenti dei migranti sbarcati in Italia e Grecia. All’epoca il presidente polacco conservatore Andrzej Duda, come riporta l’Ansa, aveva condannato la decisione di Bruxelles, affermando che la Polonia, pur essendo un Paese aperto, “non può accogliere in modo forzato come vorrebbe l’Ue”.

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