Decine di migliaia di persone hanno preso parte a una manifestazione che si è svolta a Varsavia, in Polonia. Gli organizzatori parlando di cinquantamila persone venute da ogni parte della Polonia. Fonti della polizia locale di Varsavia affermano vi siano state soltanto circa novemila persone. Il tema dell’adunata, che si chiamava “Marcia della Libertà” era quello della protesta contro il governo. Un governo reo, secondo la piazza, di aver allontanato la Polonia dall’Europa. Il raduno è stato organizzato dal partito che guida l’opposizione, il partito liberale Piattaforma Civica, e ad esso si sono aggiunti i movimenti Kod, Nowoczesna e il Partito contadino.[Best_Wordpress_Gallery id=”491″ gal_title=”Proteste europeiste in Polonia”]Tutti in piazza per contestare il governo nazionalista e conservatore e per sollecitare, a detta degli organizzatori, il governo di Jaroslaw Kaczynski a riconsegnare al popolo polacco un “Paese libero”. Il governo è stato accusato di essere vicino alle dittature, la figura del premier paragonata a quella di Stalin o di Che Guevara. Un mix di anticomunismo, europeismo e protesta che è figlio di un’incapacità delle opposizioni di comporre una piattaforma unitaria ma soprattutto di dare un taglio netto alla piazza.Ma se il raduno, di per sé, ha mostrato molte lacune e molte perplessità, dall’altro lato, il governo del premier Kaczynski non può dormire sonni tranquilli. Ad un anno e mezzo dalla vittoria nitidissima alle elezioni politiche, quando il partito Libertà e Giustizia del premier vinse con la maggioranza assoluta, il governo sta perdendo sempre di più il consenso della Polonia. È in particolare l’Europa e il rapporto con l’Unione Europea ad aver eroso nel tempo i voti di molti polacchi, specialmente moderati, preoccupati dalle sponte centrifughe di Varsavia. I recenti sondaggi danno per la prima volta il partito del premier senza la maggioranza del Paese. Gli scontri con Tusk, la formazione di un fronte compatto del Gruppo Visegrad per rappresentare l’euroscetticismo all’interno dell’Unione Europea e le riforme costituzionali volute dal governo, soprattutto in tema di giustizia, hanno lasciato molti voti sul campo.I voti persi da Libertà e Giustizia, stanno invece andando a gonfiare il bacino elettorale proprio dell’avversario politico ed europeo del governo, e cioè Donald Tusk. L’attuale presidente del Consiglio Europeo è, infatti, la “guida spirituale” di Piattaforma Civica, il movimento che ha organizzato insieme con gli altri la manifestazione di Varsavia di questo sabato. I sondaggi danno il partito introno al 31%, e con gli altri partiti della piazza, potenzialmente alleati alle prossime elezioni, potrebbe raggiungere la quota per ottenere una solida maggioranza in Parlamento tornando a governare la Polonia dopo l’esperienza di Libertà e Giustizia.È stata una manifestazione che, certamente, non poteva né può mostrare il vero volto della Polonia. Nonostante i proclami di Tusk riguardo alla Polonia liberale che vuole essere protagonista all’interno dell’Unione europea, c’è una Polonia profonda e compatta che è al contrario profondamente delusa se non avversa all’Unione europea. La questione migratoria, unita al rispetto di direttive e regolamenti che in Polonia faticano a trovare spazio, comincia ad essere molto stretta ai cittadini polacchi che, dopo anni in cui hanno visto l’Europa come un Eldorado, ora cominciano a comprendere le tante crepe del palazzo di Bruxelles.Molti polacchi non hanno poi apprezzato la deriva della piazza, che ha dipinto il governo come se stesse attuando politiche dittatoriali o profondamente autoritarie. Il partito di Kaczynsky, del resto, ha ancora una forte presenza territoriale e gode del consenso di una larga fetta della popolazione. Anche se in calo nei sondaggi, comunque il partito rappresenta una parte fondamentale dell’elettorato polacco e non è certo una minoranza.Il problema però e che anche in Polonia comincia a nascere quella divisione sociale fra europeisti e euroscettici che tanto sta dividendo i popoli dell’Unione Europea negli ultimi anni, ma soprattutto negli ultimi mesi. Entrambi gli schieramenti non accettano l’avversario e in ogni parte d’Europa si nota una crescita di manifestazioni nell’uno o nell’altro senso. Ma mentre in Occidente è più facile vedere piazze a difesa della propria sovranità, in Europa orientale, con i governi più euroscettici al potere, succede l’esatto opposto. Sono le piazze ad essere europeiste, mentre i governi hanno visioni più identitarie e votate all’euroscetticismo. Una questione che si traduce in un aumento degli scontri e in rischi di destabilizzazione di democrazie deboli che lentamente stanno uscendo fuori da un periodo di stabilizzazione dopo la caduta dei regimi. In questi Stati indeboliti dall’ingresso in Europa e che rappresentano la periferia dell’Unione e il confine con la Russia, è sempre più facile vedere le piazze riempirsi di bandiere dell’Ue e manifestazioni per chiedere più Europa. Ma non è detto che rappresentino la maggioranza della popolazione. E soprattutto, cosa più importante, non è detto che rappresentino poteri autenticamente nazionali, ma figli di logiche globalizzanti dai lati ancora oscuri. Lati oscuri che, in Paesi con democrazie ancora deboli, rischiano di deflagrare in scontri che possano sovvertire l’ordine costituito recentemente e con grande fatica da governi democraticamente eletti.

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