Il biennio 2014-15 è stato accompagnato da svolte storiche in Polonia e Ucraina. Nella prima si è assistito all’inizio di una nuova era, politica e culturale, caratterizzata dall’ascesa preponderante del partito Diritto e Giustizia (PiS), dallo scoppio di guerre culturali fra la destra conservatrice e la sinistra progressista, e dal consolidamento del ruolo di paese-guida per l’intera Europa centro-orientale.

Nella seconda ha avuto luogo una rivoluzione pro-occidentale che ha trasportato, tanto violentemente quanto velocemente, il paese fuori dalla sfera d’influenza di Mosca.

Era solo questione di tempo prima che i destini dei due paesi, accomunati da agende antirusse e ambizioni egemoniche regionali, si incrociassero per dar vita ad un partenariato dalle incredibili potenzialità che potrebbe ridisegnare gli equilibri di potere nell’Europa ex comunista a totale detrimento della Russia.

Zelensky a Varsavia: i risultati

Il presidente ucraino è stato in visita ufficiale nella capitale polacca dal 31 agosto al 1 settembre su invito del presidente Andrzej Duda. La due-giorni è stata molto intensa ed è stata monopolizzata essenzialmente da due temi: la lotta alle minacce provenienti dalla Russia e il rafforzamento delle relazioni bilaterali.

La Polonia ha recentemente svelato una strategia per il raggiungimento della sicurezza energetica, basata sulla diversificazione dei canali di approvvigionamento e sull’investimento in energie rinnovabili, che dovrebbe consentire al paese di emanciparsi dalla dipendenza dal gas  russo entro i primi anni 2020 e diventare, inoltre, un hub energetico per l’intera Europa centro-orientale.

Anche l’Ucraina è alla ricerca di nuovi fornitori energetici e la Polonia ha fiutato l’occasione per proporre al paese di collegarsi alla rete di distribuzione di gas liquefatto che rapidamente costruendo. Nei giorni precedenti all’arrivo di Zelensky a Varsavia, la compagnia del gas statale Pgnig ha venduto un carico di gas liquefatto statunitense all’Ucraina, preannunciando la svolta.

Nella giornata del 31 agosto a Varsavia è stato siglato un memorandum d’intesa tra i due paesi, più gli Stati Uniti, per rafforzare la collaborazione energetica. In base al documento, la Polonia si impegna ad aumentare la quantità di gas liquefatto acquistato da Washington destinata al mercato ucraino a partire dal 2021, dall’attuale miliardo e mezzo di metri cubi l’anno a sei miliardi di metri cubi.

L’obiettivo del memorandum è duplice: rendere l’Ucraina indipendente dalla Russia anche dal profilo energetico, e portare avanti la strategia dell’amministrazione Trump della cosiddetta “dominanza energetica” per ridurre significativamente le entrate nel bilancio pubblico russo, che è dipendente dall’esportazione di gas e petrolio.

I due presidenti hanno mostrato concordanza anche sul tema dell’annessione della Crimea, sostenendo la necessità di potenziare il regime sanzionatorio e la comune volontà di veder la penisola nuovamente sotto sovranità ucraina.

Zelensky ha anche espresso interesse nel partecipare all‘Iniziativa dei Tre Mari, un forum di discussione che riunisce i paesi europei che si affacciano sui mari Baltico, Nero e Adriatico, in cui la Polonia ricopre un ruolo di guida, e nell’intensificare gli scambi commerciali e gli investimenti polacchi in entrata a Kyev.

Oltre l’energia: l’immigrazione

Nel sodalizio che sta creandosi, l’Ucraina è destinata a giocare il ruolo di partner minore per via della posizione geografica e della precaria situazione economica. Proprio quest’ultima sta, però, aiutando la Polonia a soddisfare la carenza di forza lavoro, causata dai bassi tassi di natalità e dalla scarsa attrattività del mercato nazionale per i lavoratori esteri, alla luce di un imponente flusso migratorio iniziato all’indomani di Euromaidan.

Negli ultimi quattro anni tra il milione e 500mila e due milioni di cittadini ucraini si sono trasferiti in Polonia alla ricerca di migliori condizioni di vita, evitando che la crescita economica della Tigre dell’Europa orientale si fermasse per via della forbice tra domanda e offerta in ampliamento.

I politici di PiS hanno accolto positivamente l’arrivo massivo di ucraini nel paese, alla luce di una strategia migratoria mirante ad attirare principalmente lavoratori provenienti da contesti etno-culturali affini. In assenza di un ritorno dei tassi di fertilità a livelli positivi e dell’arresto della fuga di giovani polacchi verso l’Europa occidentali, la Polonia sta puntando gli occhi proprio sull’Ucraina per mantenere la crescita demografica ed economica costanti.

Secondo i dati più aggiornati, oltre un quinto delle imprese polacche hanno oggi degli impiegati ucraini. Sono gli stessi datori di lavoro a ricercare manodopera fra gli immigrati presenti nel paese o pubblicando offerte direttamente in Ucraina.

Il partenariato nascente tra i due paesi si poggia su basi solide e interessi comuni, perciò è lecito aspettarsi una sua continuazione nel prossimo futuro. La Polonia svolgerà il ruolo di rifornitore energetico, investitore e protagonista commerciale, mentre l’Ucraina sarà chiamata a sostenere la crescita economica polacca e rafforzare le istanze antirusse di Varsavia in sede comunitaria.