In Europa si torna a parlare di finanziamenti Ue finiti nelle mani delle ong. A dirla tutta in verità, se ne torna a parlare proprio perché sulla questione ad emergere, soprattutto da parte della Commissione europea, è un totale silenzio. Un’interrogazione presentata al parlamento europeo, ha tirato di nuovo in ballo infatti una relazione dello scorso anno da parte della Corte dei Conti europea, la quale reclamava maggiore trasparenza in fatto di elargizione dei fondi alle ong. Una relazione però rimasta, ad oggi, lettera morta.

“Elenco Ong beneficiarie non prima del 2021”

A riaprire la faccenda, come detto, è stata un’interrogazione rivolta presso il parlamento di Strasburgo alla nuova commissione europea. A presentarla il deputato leghista Marzo Zanni, che nella principale assiste continentale è il presidente del gruppo Identità e Democrazia, a cui il carroccio appartiene assieme al gruppo francese di Rassemblement National ed al tedesco Afd. Zanni nella sua interrogazione ha chiesto la pubblicazione dell’elenco delle ong beneficiarie di almeno 11 miliardi di euro erogati da Bruxelles tra il 2014 ed il 2017. L’interrogazione è stata presentata a settembre, le note vicende politiche che hanno coinvolto la formazione della nuova commissione presieduta da Ursula Von Der Layen hanno fatto ufficialmente partire il lavoro dell’esecutivo europeo solo a novembre.

Per cui, la risposta all’interrogazione del deputato leghista è arrivata nei giorni scorsi. Ma in realtà non è stata poi così esaustiva. Infatti, le parole fuoriuscite dagli uffici di Bruxelles sono apparse tanto lapidarie quanto poco trasparenti: “Si prevede – si legge nella risposta – la preparazione dell’ elenco dei beneficiari non prima del 2021”. Dunque, per almeno due anni non si conoscerà chi ha avuto accesso a quei fondi e soprattutto come queste somme siano state spese. Ed allora ecco che ad emergere nuovamente è una questione già vista esattamente 12 mesi fa, in occasione di una relazione della Corte dei Conti europea che bacchettava la commissione sulla trasparenza dei fondi destinati alle ong.

Quella relazione dei magistrati contabili finita nel dimenticatoio

Era il 18 dicembre 2018 quando, dalla sede della Corte dei Conti europea, usciva la prima ammonizione sulla gestione dei fondi erogati, tra il 2014 ed il 2017, a favore delle ong. Gli occhi, in particolare, erano puntati sugli 11 miliardi di euro dati alle organizzazioni. I magistrati contabili hanno espresso una preoccupazione di due tipi: da un lato quella relativa all’uso fatto dei tanti soldi erogati, dall’altro la poca trasparenza emersa “a monte” del problema, relativa alla classificazione stessa delle ong. Su quest’ultimo fronte, il dito della Corte dei Conti è puntato sul meccanismo delle autodichiarazioni: “A parere della Corte – si legge nella relazione di un anno fa – essendo l’assegnazione dello status di ong nel sistema contabile della Commissione basata su autodichiarazioni, ed essendo i controlli limitati, la classificazione di un’entità come ong risulta inattendibile”. In poche parole, i magistrati si sono rivelati preoccupati del fatto che, per avere accesso ai fondi Ue, possa bastare una semplice autodichiarazione senza che poi vi siano al riguardo controlli sufficienti.

Un discorso che non è potuto certamente passare inosservato alla Corte dei Conti, specialmente perché a livello internazionale l’Ue è tra gli organismi che eroga maggiori fondi all’aiuto ed al sostegno e molti di quei soldi vengono dati alle ong. Da qui la necessità di maggiore trasparenza richiesta dai magistrati ma, come visto dalla risposta data al deputato leghista, al momento tale esigenza non sembra essere prioritaria per la commissione. Il pericolo sollevato dalla Corte nel dicembre 2018, riguarda anche i fondi erogati indirettamente alle ong: “Una simile mancanza di chiarezza – si legge ancora nella relazione sopra richiamata – si riscontra anche nei casi in cui i fondi dell’Ue sono erogati ad ong indirettamente, tramite organismi delle Nazioni Unite“. In ballo, come detto, ci sono 11 miliardi di euro spesi tra il 2014 ed il 2017. Di questi, 6.7 miliardi sono stati erogati nell’ambito dei capitoli di bilancio riguardanti le cosiddette “azioni esterne“. Rispettivamente, si tratta di 1.2 miliardi assegnati alle ong tra i Fes (Fondi europei di sviluppo) e 5.5 miliardi erogati nel capitolo riguardante il “Ruolo mondiale dell’Europa”. Poi ci sono 4 miliardi stanziati nella rubrica inerente la “Crescita intelligente e inclusiva, competitività per la crescita e l’occupazione”, infine 350 milioni di euro sono stati erogati nell’ambito dei programmi relativi a “Sicurezza e cittadinanza”. Tanti soldi quindi, di cui per il momento però non è possibile sapere la loro precisa destinazione.

“L’attribuzione di fondi è illecita”

A confermare le perplessità ed i dubbi sopra espressi, lanciati sulla base della blanda risposta fornita ad un’interrogazione parlamentare e di una relazione della corte dei conti di 12 mesi fa, è stato anche Augusto Sinagra. Quest’ultimo è uno dei più importanti esperti di diritto internazionale, professore a La Sapienza di Roma e profondo conoscitore dei meccanismi comunitari. Intervistato da La Verità, il docente non ha dubbi: “L’attribuzione di fondi è illecita. Ci vuole più rigore – ha dichiarato – quando si accerta sia chi beneficia dei finanziamenti, sia per quali scopi. Che spesso coincidono con interessi privati”.

Sinagra è certo anche di un altro fatto, in relazione alla lista dei beneficiari non mostrata nella risposta all’interrogazione posta da Marco Zanni: “Non è che a Bruxelles non possano fornire l’ elenco – si legge nell’intervista – È che non vogliono”. Ma per il docente questo non può rappresentare alcuna sorpresa: secondo Sinagra infatti, in ambito comunitario le norme sulla trasparenza della gestione dei fondi pubblici continuano ad apparire piuttosto “opache”.

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