Il Global Compact rappresenta uno dei prossimi nodi da sciogliere del governo di Giuseppe Conte. Le parole di Enzo Moavero Milanesi, possibilista sulla ratifica dell’accordo, hanno scatenato il dibattito in seno alla maggioranza. In attesa della posizione ufficiale del governo, la questione è già diventata centrale per capire come si muoveranno i due partiti di maggioranza. E con Fratelli d’Italia che ha già incalzato da destra Matteo Salvini e il governo, la Lega ha voluto mettere immediatamente le mani avanti, presentando una risoluzione in cui esprime tutte le sue perplessità e contrarietà all’accordo.
Come ci ha spiegato il Sottosegretario agli Affari Esteri, Guglielmo Picchi, “nella risoluzione sono elencati i punti critici del Global Compact e si impegna il governo a non aderirvi. Credo che sia imprescindibile che il Parlamento si esprima su una materia così delicata e dare indicazioni precise al governo su come comportarsi”.
Una scelta precisa che è motivata dal fatto che “il Global Compact considera i flussi migratori come un fenomeno unitario, non differenziabile caso per caso, ma proclamato sempre e comunque positivo per tutti. Non distingue seriamente tra rifugiati politici e immigrati clandestini, richiedendo per tutti un elevato standard di servizi che il Paese d’accoglienza deve impegnarsi a offrire”.
Tutto questo basandosi su una sorta di “governance globale” lontana dalla sovranità popolare. Insomma, un accordo complesso e che una parte della maggioranza considera pericoloso. “È un documento molto sbilanciato verso la retorica pro-immigrazione di massa, pro-multiculturalismo, e che tiene pochissimo conto delle esigenze di un Paese d’approdo come il nostro” spiega il sottosegretario.
Ma qual è la posizione della maggioranza di governo? “Quella della Lega è chiara. È uno strumento globalista e terzomondista in chiaro disaccordo con le idee della Lega. Nel Contratto di Governo è presente la nostra posizione: la pressione migratoria e la gestione del fenomeno ereditate da Renzi e Gentiloni sono giudicate ‘insostenibili’. Questo Global Compact si pone in linea di continuità con quella impostazione fallimentare, tant’è vero che è stato il passato Governo a negoziarlo e instradarci all’adesione”.
La questione è particolarmente complessa. Non solo per i risvolti all’interno del governo, ma anche perché il patto sui migranti, che dovrà essere siglato nella conferenza intergovernativa di Marrakech, sta già dividendo il mondo. E anche in seno all’Unione europea i Paesi della cosiddetta area “sovranista” si sono già dichiarati apertamente contrari all’ipotesi di approvare un accordo che presenta dei rischi politici per tutti quei governi che hanno fatto della difesa delle frontiere il proprio punto di forza.
Finora, soltanto nell’Unione europea sono otto gli Stati che non sottoscriveranno il Global Compact: Austria, Bulgaria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. C’è tutto il Gruppo Visegrad, quindi. Ma anche altri Paesi dell’area balcanica che si sentono da sempre vicini alle posizione di difesa dei confini. Specialmente perché Paesi di passaggio della rotta balcanica. Mentre all’esterno dell’Europa, Stati Uniti e Brasile hanno già detti che non manderanno rappresentanti a Marrakech.
“Del resto, se c’è un dovere alla solidarietà verso le persone che fuggono dalla persecuzione, c’è anche il diritto dei popoli a non essere invasi. Oggi si sposta globalmente un numero di persone senza precedenti, e la grande maggioranza lo fa non per necessità ma per ragioni economiche. Non possiamo biasimarli, ma nemmeno si possono biasimare quelle nazioni che vogliono difendere la propria cultura, tutelare i salari dei lavoratori, garantire la sovranità statale (e di conseguenza popolare) sui confini. Coi tanti Paesi che la pensano così, l’Italia potrà collaborare per invertire la rotta tracciata dai globalisti“, conclude Picchi.
E l’Italia sa benissimo cosa significa essere in prima linea sul fronte migranti, visto il flusso che proviene dalla Libia. E che solo in questi ultimi mesi ha avuto una frenata rispetto agli anni precedenti. Ma i migranti continuano a partire e arrivare.
E l’ultimo scontro fra Italia e Malta rappresenta l’esempio del fatto che il problema dell’immigrazione clandestina non è un qualcosa destinato a risolversi nel breve termine. Proprio sui rapporti con La Valletta, Picchi è possibilista riguardo a un futuro accordo: “Comprendiamo che Malta, viste le sue piccole dimensioni, non volesse farsi travolgere dagli enormi flussi migratori del passato; ma ora che questi flussi sono notevolmente ridotti, anche La Valletta dovrebbe ricominciare a fare la propria parte. Soprattutto non possiamo accettare mezzi poco chiari, che oltre a figurare come provocazioni nei nostri confronti mettono anche in pericolo le persone in mare”
Un tema che diventerà di primaria importanza non solo per la conferenza di Marrakech, ma anche per la scadenza dei termini dell’Operazione Sophia. Il giudizio della Lega è chiaro: l’operazione va chiusa. “Per colpa soprattutto di Renzi, che l’aveva barattato con la flessibilità necessaria a dare i famosi 80 euro prima delle elezioni, l’Operazione Sophia ha finito con l’essere una missione europea di traghettamento dei migranti verso l’Italia. Più che inutile, dannosa. Il problema è nell’ipocrisia di molti partner europei, come i governi socialisti di Francia e Spagna, che da un lato pretendono l’accoglienza, ma dall’altro chiudono i propri porti e sigillano i propri confini”. E parlando di Europa, Pecchi non ha dubbi: “Se l’Europa vuole aiutarci per davvero, ben venga, altrimenti l’Italia farà da sola, con la Libia, per mettere in sicurezza il nostro tratto di Mediterraneo”.