L’Iran sta rispettando tutti i punti dell’accordo sul nucleare. È infatti intervenuta la stessa Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), agenzia autonoma dell’Onu, per rassicurare o smentire, a seconda dei punti di vista, le paure e i sospetti nei confronti della Repubblica Islamica iraniana.
L’Iran rispetta tutti i termini dell’accordo
“L’Iran sta rispettando il suo accordo nucleare con le potenze mondiali mantenendo la sua scorta di uranio e la sua capacità di produzione al di sotto della soglia”, così Bloomberg riporta l’analisi fatta dall’agenzia delle Nazioni Unite. L’Aiea attraverso un rapporto dettagliato pubblicato giovedì dichiara che le rilevazioni effettuate con satelliti e computer remoti indicano il pieno rispetto degli accordi siglati tra l’Iran e il gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Francia, Russia, Regno Unito, Cina e Germania).
Nessun ispettore Onu entrerà a Teheran
Non è dunque contemplata da parte dell’agenzia Onu l’eventualità di inviare ispettori direttamente in territorio iraniano per verificare di persona il rispetto dei patti. Proprio lo scorso 25 agosto l’ambasciatrice statunitense all’Onu, Nikky Haley, aveva infatti fatto pressione affinché l’AIEA effettuasse ispezioni in loco. Doccia fredda dunque per l’amministrazione Trump e tutto l’apparato militare americano, impegnato da tempo nella ricerca di una qualsivoglia falla nell’accordo nucleare raggiunto tra l’amministrazione Obama e l’Iran.
Come riportava lo stesso New York Times a fine luglio, Donald Trump aveva dato il compito ai suoi fedelissimi di “trovare il modo per dichiarare che l’Iran stesse violando i termini dell’accordo”. Mentre in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal lo stesso presidente dichiarava con certezza: “Penso che non lo rispetteranno”, in riferimento allo stesso accordo. Crolla dunque come un castello di carte l’impianto accusatorio costruito ad hoc dalla nuova amministrazione e dall’apparato neocon, già fortemente oppositore al momento della firma nel 2015.
Lo scontro tra Washington e Teheran non finisce qui
Storia finita dunque? Non proprio. Le divergenze tra gli Stati Uniti e l’Iran non si fermeranno di fronte al riconoscimento del rispetto di un accordo, cui per altro la nuova amministrazione ha sempre espresso il proprio aperto dissenso. Oltre a ciò vi è poi da considerare la fazione neoconservatrice che non ha mai nascosto la sua volontà belligerante nei confronti di Teheran. Sia per la vicinanza neocon con Israele sia perché gli stessi non hanno ancora digerito la presa dell’ambasciata americana di Teheran da parte di 500 studenti iraniani, in quel lontano 1979. Un episodio storico che è ancora percepito come una bruciante umiliazione da parte degli Stati Uniti. Quali potrebbero essere dunque le prossime mosse di Washington contro l’Iran?
Un documento che rivela il piano degli Stati Uniti
Può venirci in aiuto un documento pubblicato dal Council on Foreign Relations, noto think tank statunitense. “Le conseguenze negative dell’accordo nucleare: La minaccia globale dell’Iran”, così recitava il titolo del documento risalente allo scorso marzo. All’interno di esso l’autore, rimasto anonimo, elencava una serie di “Policy Recommendations” (“raccomandazioni politiche”) che la Casa Bianca avrebbe dovuto seguire per ridurre la minaccia iraniana. Risulta abbastanza inquietante scoprire come ad oggi la strategia del Governo americano stia seguendo molto alla lettera tali raccomandazioni.
Raccomandazioni politiche per far cadere il regime ayatollah
Tra queste vi è infatti “portare l’Iran a essere responsabile di infrazioni del programma nucleare”, “rafforzare le alleanze nel Medio Oriente basate su condivisi interessi anti iraniani, in particolare con Arabia Saudita e Israele e rivitalizzare le relazioni con quest’ultima”, “portare avanti l’obiettivo di far cadere Bashar al-Assad per indebolire l’influenza iraniana”. Oltre ai punti succitati, che o sono stati perseguiti in modo fallimentare (infrazioni sul nucleare e caduta di Assad) o sono in corso d’opera (relazioni con Israele), ve ne sono altri che potrebbero rappresentare la futura strategia americana verso l’Iran.
“Stabilire legami con le forze d’opposizione all’interno dell’Iran”, “Inserire il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica tra i gruppi terroristici e imporre sanzioni finanziarie”, “spostare l’Iraq fuori dall’influenza dell’Iran, spingendo Baghdad a governare in maniera più inclusiva così da beneficiare le comunità sunnite e curde e non solo gli iracheni sciiti”. Destabilizzazione interna con finanziamento all’opposizione e sanzioni al regime più isolamento esterno, con allontanamento di alleati storici. Fallita la carta delle infrazioni nucleari, ecco già pronte le prossime mosse per rovesciare il regime ayatollah.