Negli ultimi mesi, mentre la Russia stava perdendo terreno nella guerra in Ucraina, la Cina ha pubblicamente cercato di prendere le distanze da Mosca auspicando una risoluzione pacifica del conflitto. Eppure, dietro alle apparenze diplomatiche, Pechino dà l’impressione di voler approfondire la sua scommessa a lungo termine sul Cremlino.

A questo proposito, il Wall Street Journal ha fatto presente che Xi Jinping avrebbe incaricato il suo governo di stringere legami economici più forti con la controparte russa. In che modo? Rafforzando il rapporto commerciale con Vladimir Putin, lo stesso rapporto che, nel corso del 2022, è diventato un’ancora di salvezza per l’intera Federazione Russa di fronte alle continue pressioni occidentali.

Ebbene, il piano cinese includerebbe l’aumento delle importazioni di petrolio, gas e prodotti agricoli russi, oltre a molteplici partenariati energetici congiunti nell’Artico e a maggiori investimenti cinesi nelle infrastrutture russe, come porti e ferrovie.

Come se non bastasse, Russia e Cina stanno anche effettuando più transazioni finanziarie in rubli e yuan, anziché in euro o dollari, in una mossa che contribuisce ad isolare i due Paesi da future sanzioni e ad ampliare la circolazione della valuta cinese.

Il piano di Xi

Il rafforzamento dei legami commerciali sino-russi è l’ultimo colpo di scena del rapporto bilaterale tra Mosca e Pechino, intensificatosi poco prima dello scoppio della guerra in Ucraina, con l’annuncio urbi et orbi di una partnership senza limiti. In un primo momento, dopo l’escalation militare russa, sembrava che la Cina volesse fare un passo indietro, così da non apparire troppo allineata a Putin. Così non è stato, visto che i cinesi si sono mossi per cementare la cooperazione con i russi.

Attenzione però, perché il piano di Xi si limita all’ambito economico-commerciale. La sensazione, inoltre, è che la partnership tra questi due attori non dipenda tanto dalla guerra in Ucraina, anche se, va detto, il salvagente cinese ha contribuito a proteggere Mosca dalle ricadute economiche derivanti delle sanzioni occidentali.

La Russia e la Cina, al netto del conflitto ucraino, covavano da tempo la volontà di attenuare l’influenza degli Stati Uniti nel mondo. Un obiettivo condiviso che è diventato più nitido negli ultimi anni, quando le due nazioni sono diventate sempre più fiduciose di poter rimodellare un ordine internazionale che entrambi considerano prevenuto e sbilanciato a favore dell’Occidente e dei suoi alleati.

La linea rossa

In uno scenario del genere, la Cina ha tuttavia ancora bisogno della tecnologia occidentale e di mantenere stretti legami con altre potenze straniere per realizzare la sua aspirazione di superare gli Stati Uniti come la più grande economia del mondo. Dunque: benissimo, per Pechino, approfondire i legami con la Russia ma senza superare certi limiti.

La linea rossa invarcabile coincide in primis con il fornire sostegno militare a Mosca. Come ha sottolineato il South China Morning Post, l’ambasciatore cinese in Francia, Lu Shaye, ha fatto presente che sia Pechino che Mosca sono consapevoli di una “linea di fondo” nella loro relazione, e sarebbe proprio questo il motivo per cui la Cina non avrebbe fornito armi alla Russia.

“Immaginate se le due parti (Ucraina e Russia ndr) avessero raggiunto un accordo sui colloqui di pace a fine marzo. Allora i due gasdotti Nord Stream non sarebbero esplosi e l’Europa avrebbe riguadagnato le forniture di gas naturale dalla Russia, liberandosi così di questa energia crisi”, ha dichiarato Lu, descrivendo l’approccio della Russia nei confronti dell’Ucraina come “discutibile“.

Nel frattempo il commercio energetico sino-russo è ai massimi storici. E potrebbe ulteriormente schizzare alle stelle, se Pechino continuerà a non superare linee rosse o confini spinati.

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