“Gli Stati Uniti affrontano la più grave minaccia terroristica dall’undici settembre. Gran parte della minaccia deriva da individui che sono stati radicalizzati in casa. Sono 227 i terroristi radicalizzati negli Stati Uniti dal 2001, ma 115 di essi sono stati identificati negli ultimi due anni. E’ probabile che tale tendenza aumenterà nel prossimo anno per colpire obiettivi occidentali”.stripÈ quanto si legge nel Terror Threat Snapshot, diramato poche ore fa dalla Commissione dell’Homeland Security. Il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America sovrintende anche al Sistema di identificazione del Livello di Sicurezza Interna ed al Secret Service.Lo Stato islamicoNel 2016 l’Isis ha condotto 62 attacchi confermati dalle autorità contro l’Occidente, ferendo 732 persone ed uccidendone 215. La minaccia per l’Europa e gli Stati Uniti persisterà anche nell’immediato futuro. Nel 2017 assisteremo ad una fuga di massa dei jihadisti da Mosul e Raqqa. I gruppi terroristici continueranno a fare affidamento sui programmi per i rifugiati, confini porosi e rotte migratorie note per accedere nei diversi paesi in tutto l’Occidente. Da rilevare che alcuni Paesi occidentali non associano la possibile minaccia jihadista ai programmi per i rifugiati. Più di 40.000 combattenti, 7900 dei quali provenienti dai paesi occidentali, hanno raggiunto la Siria dal 2011. In totale, coloro che hanno sposato la causa jihadista in Siria ed Iraq provengono da almeno 120 paesi. Europol stima che quasi duemila combattenti europei sono ritornati a casa. Il National Counterterrorism Center ha identificato soggetti, che tentavano di ottenere l’ingresso negli Stati Uniti attraverso il programma per i rifugiati, legati ai gruppi terroristi in Siria. L’amministrazione Obama ha reinsediato quasi 13.000 rifugiati siriani negli Stati Uniti lo scorso anno fiscale, ma funzionari di polizia e servizi segreti hanno ripetutamente lamentato l’assenza di un’efficace schermatura dei potenziali rifugiati.Le ramificazioni dell’IsisSecondo i dati dell’Homeland Security, almeno 34 gruppi estremisti islamici hanno giurato fedeltà all’Isis che ha stabilito otto ramificazioni ufficiali. L’Isis opera in Afghanistan, Algeria, Bangladesh, Brasile, Egitto, India, Indonesia, Iraq, Giordania, Libia, Libano, Nigeria, Territori palestinesi (Gaza), Pakistan, Filippine, Russia (Caucaso), Sudan, Siria, Tunisia e Yemen. Nel 2015 lo Stato islamico ha perso il 14 per cento del suo territorio. Nei primi nove mesi del 2016, l’Isis ha perso un ulteriore 12 per cento. Pochi giorni fa, l’Isis ha annunciato il successore di Abu Muhammad Al Adnani, principale architetto della propaganda del gruppo nel globo. Il nuovo portavoce, Abu Hassan al Muhajir, ha chiesto attacchi contro la Turchia ed in tutto il mondo.Al QaedaL’Homeland Security teme il ruolo di Jabhat al Nusra in al Qaeda. Al Nusra continuerà a sostenere l’ideologia di al Qaeda nell’attaccare l’Occidente. I combattenti dell’opposizione siriana stanno formando alleanze sempre più strette con Jabhat al Nusra. Il gruppo ha sempre più integrato i combattenti dell’opposizione siriana per contrastare gli assalti coordinati dalle forze del regime di Assad. Jabhat al Nusra sta guadagnando fiducia nella popolazione siriana e potrebbe consolidare una propria base territoriale protetta che la comunità internazionale eliminerebbe difficilmente”.GuantanamoNell’ultima valutazione del direttore della National Intelligence, presente nell’ultima parte del Terror Threat Snapshot di dicembre, si conferma il ruolo degli ex detenuti di Guantanamo. Almeno il 30 per cento dei detenuti rilasciati sono ritornati (o sospettati)  all’attività jihadista. Almeno venti detenuti rilasciati dal 2009 sono stati reinseriti nell’organico jihadista. Attualmente a Guantanamo si trovano 59 detenuti. L’amministrazione Obama stima che almeno una dozzina di ex detenuti di Guantanamo ha condotto attacchi mortali contro le forze americane e alleate in Afghanistan dopo essere state rilasciate.L’Iran“L’accordo nucleare iraniano, associato all’instabilità in Iraq, Siria e Yemen, ha rialimentato le ambizioni di Teheran e collocato il regime in una posizione più forte per ottenere l’egemonia regionale. L’aggressione iraniana, in particolare nel Golfo Persico, è diventata di routine e rimane in gran parte incontrastata. Se lasciata incontrollata, Teheran continuerà a minacciare gli interessi degli Stati Uniti in a casa ed all’estero”.





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