A fine novembre il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha ricevuto un invito per una visita ufficiale a Mosca: segno di un importante riavvicinamento tra il movimento che controlla dal 2007 la Striscia di Gaza e la Russia. L’obiettivo di Vladimir Putin è di inserirsi con maggior forza nel processo di pace israelo-palestinese a pochi mesi dalla divulgazione dell'”Accordo del secolo” ideato dagli Stati Uniti. Il piano di pace, svelato in parte nei mesi passati, rischia di essere l’ennesimo tentativo fallito in partenza di risolvere la questione palestinese e la Russia sembra intenzionata a non lasciarsi sfuggire l’occasione di aumentare la propria sfera di influenza in Medio Oriente.
Le mire della Russia
L’invito giunto a novembre a Haniyeh è solo l’ultimo di una serie di incontri che hanno visto la Russia e Hamas dialogare per giungere a un nuovo processo di pace. A luglio Mousa Abu Marzouk, vicepresidente dell’ufficio politico del movimento, si è recato a Mosca per incontrare l’Inviato speciale per il Medio Oriente e l’Africa, Mikhail Bogdanov, e i due si sono rivisti nuovamente a Doha, in Qatar, a metà ottobre. Poche settimane dopo, Bogdanov ha avuto una conversazione telefonica con il leader di Hamas, che si appresta adesso a recarsi di persona a Mosca per continuare il dialogo aperto sulla risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Questo ultimo riavvicinamento tra la Russia e Hamas non è frutto del caso. Prima di tutto, Mosca non ha mai riconosciuto il movimento che controlla Gaza come un’organizzazione terroristica, a differenza di Usa e Unione europea: per la Russia, Hamas rappresenta una parte del popolo palestinese avendo vinto le elezioni del 2007.
Al di là delle motivazioni ufficiali, non aver inserito il movimento nella lista delle organizzazioni terroristiche ha permesso alla Russia di avere un rapporto privilegiato con Hamas, potendo così usarlo per raggiungere i propri obiettivi in Medio Oriente. Grazie a questa alleanza, la Russia si è posta come mediatrice tra Hamas, Israele, Egitto e Autorità Nazionale Palestinese riuscendo così a ritagliarsi un ruolo importante nella risoluzione del conflitto. Obiettivo ultimo è sottrarre agli Stati Uniti il monopolio all’interno del processo di pace, utilizzando proprio quell’attore che è fuori dalla sfera di influenza Usa: Hamas, per l’appunto. Ma i vantaggi che la Russia spera di ottenere dalla sua relazione con il movimento sono anche altri. Prima di tutto, legami più stretti con i Fratelli Musulmani, di cui Hamas è diretta emanazione. In secondo luogo, essere in buoni rapporti con chi controlla la Striscia di Gaza vuol dire poter contare su un alleato in più in quella fascia di Medio Oriente che dall’Iran arriva fino a Israele al fine di contrastare l’influenza statunitense nella regione.
Cosa ci guadagna Hamas
La Russia non è l’unica a trarre dei vantaggi da questa relazione. Grazie al sostegno russo, Hamas può contare su un partner importante nel contrastare il Piano di pace firmato dal presidente americano Donald Trump e nel portare avanti le proprie istanze al tavolo dei negoziati. La Russia quindi può aiutare Hamas ad uscire dall’isolamento internazionale a cui è stato condannato, riconoscendogli un ruolo all’interno dei colloqui di pace che gli altri Stati continuano a negargli. Mosca inoltre può essere un ottimo canale di comunicazione tra Hamas e Israele, grazie alle buone relazioni che si sono instaurate nel corso del conflitto siriano tra la Russia e lo Stato ebraico: il movimento che controlla Gaza spera infatti che Mosca possa mediare in suo favore, prevenendo attacchi contro la Striscia o limitandone l’intensità. Ma le relazioni con i russi possono essere utili anche per un altro motivo. Allo scoppio della guerra in Siria, Hamas si è schierato con le forze di opposizione al presidente Bashar al Assad, portando quindi a una rottura con Damasco. Adesso però, Hamas è intenzionato a ripristinare i rapporti con il capo di Stato siriano e per fare ciò conta sul sostengo della Russia, alleato di Damasco.
La forze delle relazioni
Il rafforzarsi negli ultimi mesi delle relazioni tra Russia e Hamas non deve però trarre in inganno. I vantaggi per entrambe le parti, come detto, sono molti. Ma la tenuta del rapporto tra questi due attori dipende molto dai compromessi a cui sono disposti a giungere. La Russia non ha inserito Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma non ha nemmeno riconosciuto come ufficiale l’Ufficio presente sul suo territorio. Allo stesso tempo, Mosca è contraria alla resistenza armata, vessillo di Hamas, e vuole che il movimento accetti la creazione di due Stati come strategia per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e il diritto di Israele ad esistere. Si tratta di concessioni di non poco conto per un movimento che basa la sua esistenza sull’opposizione all’occupazione israeliana, ma che sembrano indispensabili per poter rompere l’isolamento internazionale e avere voce in capitolo nei negoziati di pace.