La Commissione europea ha appoggiato la richiesta dell’Ucraina di ottenere lo status di Paese candidato all’adesione all’Unione europea. Prima di trasformarsi in un membro a pieno titolo dell’Ue, però, Kiev dovrà seguire una precisa road map, superare non pochi ostacoli e capire come fronteggiare l’eventuale reazione della Russia (che resta pur sempre un’incognita). Andiamo con ordine.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha spiegato che Bruxelles ha sì raccomandato al Consiglio che all’Ucraina venga assegnata “una prospettiva europea” e lo status di “Paese candidato all’adesione all’Ue”, ma al governo guidato da Volodymyr Zelesky sarà chiesto di effettuare una serie di riforme. In particolare, Kiev deve effettuare riforme su stato di diritto, oligarchi, diritti umani e lotta alla corruzione, così da rispondere agli standard richiesti dall’Europa.
Sia chiaro: lo status di Paese candidato rappresenta un passo significativo per aderire all’Ue, ma il completamento dell’intero processo potrà richiedere molti anni. Anche perché la raccomandazione della Commissione europea deve ancora essere approvata dai 27 Stati membri dell’Ue, che si incontreranno per discuterne la prossima settimana. E, nel frattempo, la guerra in Ucraina va avanti.
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Regole e decisioni
Impossibile quantificare una road map temporale precisa. Troppe le variabili in campo, a cominciare dalle decisioni che prenderanno i singoli Paesi membri dell’Ue. Se, infatti, Francia, Germania e Italia sembrerebbero aver già appoggiato la candidatura dell’Ucraina, resta da capire che cosa faranno gli altri. Ricordiamo che la fumata bianca deriverà da una decisione unanime. In altre parole, tutti e 27 gli Stati membri dell’Unione europea dovranno dare il loro assenso.
Insomma, l’Ucraina dovrà effettuare alcune riforme giudiziarie e anticorruzione, e sperare che tutti gli altri membri dell’Unione europea siano favorevoli al suo ingresso nel gruppo. La stessa von der Leyen ha sottolineato che l’intero processo di adesione di Kiev sarebbe stato fatto secondo le regole.
Come se non bastasse, la “sala d’attesa” per accedere all’Unione europea è piuttosto affollata. È, dunque, anche per rispettare i vari Paesi che da anni stanno ancora aspettando una risposta da Bruxelles che all’Ucraina non dovrebbe esser fatta scavalcare alcuna fila. Certo, c’è chi – come i presidenti di Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Polonia e altri Paesi dell’est – vorrebbe un’adesione ucraina immediata e chi – come l’Olanda – vuole evitare una corsia preferenziale per Zelensky.
I parametri da rispettare
Allo status di Paese candidato appena ottenuto da Kiev aspirano, giusto per capire la situazione, anche Bosnia-Erzegovina e Kosovo: il primo Paese ha presentato domanda nel 2016, mentre il secondo non è riconosciuto neppure indipendente da tutti i membri della stessa Ue. Altri Paesi sono candidati ma ancora in attesa dei negoziati di adesione, che partiranno soltanto dopo il via libero di tutti i membri dell’Ue: l’Albania e la Macedonia del Nord sono in attesa rispettivamente dal 2014 e dal 2015.
In ogni caso, al netto della tempistica, per entrare nell’Ue è necessario rispettare i cosiddetti “criteri di Copenaghen”. Questi stabiliscono una varie condizioni democratiche, economiche e politiche per i Paesi che intendono aderire all’Unione, tra cui: istituzioni stabili che garantiscano democrazia, Stato di diritto, diritti umani, nonché rispetto e tutela delle minoranze; un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alla concorrenza e alle forze di mercato all’interno dell’Ue; e la capacità di assumere gli obblighi risultanti dall’adesione – in particolare l’adesione agli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria – e darvi seguito in modo efficace. Al netto dei facili entusiasmi, per l’Ucraina, dunque, si prospetta una strada lunga (non sappiamo quanto) e tortuosa.
Nel frattempo Ursula von der Leyen ha lanciato un chiaro messaggio all’indirizzo di Kiev. “Sono stata molto commossa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky” e dalle sue “gentili parole di oggi al telefono, a seguito della nostra raccomandazione di concedere all’Ucraina lo status di candidato”, ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea. Von der Leyen ha quindi sottolineato che “gli ucraini possono contare sulla Commissione europea e su un costante sostegno mentre si muovono lungo il percorso verso l’Unione Europea”.