La vicenda del presunto tentativo di finanziamento illecito alla Lega da parte della Russia è tornata alla ribalta delle cronache, anche giudiziarie ora, dopo la pubblicazione, da parte di Buzzfeed, colosso dell’informazione legato ai Dem di oltreatlantico già noto per il falso dossier sul Russiagate americano, delle intercettazioni ambientali che vedono personaggi come Gianluca Savoini, presidente dell’associazione culturale “Lombardia Russia” e dell’avvocato Gianluca Meranda, accompagnati da un terzo uomo italiano e da personaggi russi non meglio identificati.

Quello che ci interessa in questa sede non è appurare se sia veramente avvenuto questo passaggio di denaro basato sulle plusvalenze date dalla compravendita di petrolio tra due colossi come Eni e Roseneft, fatto già di per sé poco credibile sia per gli attori di questa transazione sia per il fatto che il mercato petrolifero è tra i più tracciabili che ci possa essere. Del resto due compagnie petrolifere statali e a partecipazione statale come Roseneft ed Eni non avrebbero alcun interesse a compromettersi per trattare una somma irrisoria come quella emersa dall’inchiesta, soprattutto con delle tempistiche così strette come quelle del caso.

Appurare quanto di vero c’è nell’accusa emersa dall’inchiesta dell’Espressogià pubblicata a febbraio di quest’anno e, affatto stranamente, riemersa in questi giorni – spetterà alla magistratura italiana. Chi scrive ritiene che le accuse di finanziamento illecito da parte di un Paese straniero ad un partito italiano cadranno perché semplicemente il fatto non sussiste, ma questa è un’altra storia.

In questa sede ci preme porre l’attenzione su quanto accaduto, sia esso comprovato o meno, dal punto di vista geopolitico, perché la domanda che va fatta, oltre a chiedersi perché solo ora Buzzfeed abbia pubblicato quegli stralci di intercettazioni, è che interessa possa avere la Russia a cercare contatti e appoggio in un partito di governo in Italia.

La Lega è davvero filorussa?

Prima di cercare di rispondere a questa domanda occorre chiarire quanto di vero ci sia nelle accuse di essere “filo-russa” rivolte alla Lega di Salvini. Come spesso accade anche nel partito che attualmente detiene la maggioranza dei consensi tra quelli di governo, esistono due correnti che rispettivamente guardano a Washington e a Mosca – per sintetizzare – che però non sembrano essere in conflitto.

La Lega, a tutti gli effetti, sembra aver sposato la linea di Giancarlo Giorgetti, vicesegretario federale del partito e sottosegretario di Stato della Presidenza del Consiglio. Giorgetti non ha mai nascosto il suo essere filoamericano e la sua visione sembra essere stata sposata anche dal segretario Salvini: la posizione del ministro dell’Interno sull’Iran, ad esempio, si è appiattita su quelle di Washington dando il pieno sostegno a quanto sta facendo Trump in quella parte di Medio Oriente. Anche la questione degli F-35, che comunque riteniamo siano ormai indispensabili per la Difesa italiana, Salvini ha dimostrato di essere molto più filoamericano della sua collega al dicastero della Difesa, che mesi fa aveva ventilato l’idea di una ridiscussione del contratto di acquisizione, poi fortunatamente restata lettera morta.

Parallelamente però, la Lega, unica vera forza sovranista al governo, ha guardato a oriente, verso Mosca. Del resto la Russia, oltre ad essere tra i nostri partner commerciali di punta, rappresenta anche una importate fonte del nostro approvvigionamento energetico. Le sanzioni internazionali elevate a seguito della crisi per la Crimea, imposte su persone fisiche e settori economici, hanno tagliato le gambe a numerose aziende, che negli ultimi quattro anni hanno perso circa 10 miliardi in valore di merci non scambiate.

Occorre pertanto, proprio per la sovranità italiana, sapersi barcamenare tra Occidente e Oriente, tra Stati Uniti e Russia, in un non facile gioco diplomatico che però ha l’ago della bilancia spostato decisamente verso Washington. Come sempre accade, infatti, contano i fatti e non i propositi, ed i fatti dimostrano come la Lega, in continuità con la storia del nostro Paese, sia saldamente inquadrata nel filo-atlantismo.

Il gioco della Russia

Vediamo ora di rispondere alla domanda principale: perché la Russia avrebbe interesse a, se non finanziare, avvicinare la Lega? Le ragioni sono essenzialmente due: una di carattere storico/culturale, una di carattere contingente.

Storicamente la Russia si è sempre considerata una propaggine dell’Europa, se pur animata da sentimenti diversi. Sin dai tempi degli Zar Mosca guardava all’Europa come la porta di ingresso verso il cuore della sua nazione. Del resto tutte le invasioni del suo territorio sono sempre avvenute dalla “porta occidentale” – dai cavalieri teutonici sino alla Germania di Hitler passando per Napoleone – e geograficamente la Russia non ha barriere naturali a proteggerla da quel settore: il Bassopiano Sarmatico, sede del suo cuore pulsante industriale, culturale e demografico, non offre nessun tipo di ostacolo naturale che possa arginare una possibile invasione.

Pertanto la Russia ha sempre cercato di fare l’unica cosa possibile per proteggere i suoi confini, ovvero espanderli. In questo l’Unione Sovietica di Stalin è perfettamente riuscita in questo intento creando una serie di Paesi satelliti a farle da cuscinetto. Il crollo del comunismo ha improvvisamente cancellato questa “sicurezza” e ha spinto Mosca a guarda all’Europa con occhi diversi, spesso diffidenti come sta accadendo in questi ultimi anni, ma pur sempre animata dallo spirito di collaborazione per un’unione che possa andare da Lisbona a Vladivostok (visione un po’ abbandonata ultimamente dal Cremlino per una questione contingente).

Dal punto di vista strettamente attuale la Russia si trova isolata economicamente e politicamente a causa della già citata politica sanzionatoria successiva al putsch in Crimea. Mosca sta subendo tutta la pesantezza delle sanzioni a causa della sua traballante economia troppo legata all’altalenante settore degli idrocarburi ed il piano di rilancio economico di Putin, dato dal “decreto di maggio”, corre il serio rischio di risolversi in un nulla di fatto.

Pertanto non è un’ipotesi così peregrina pensare che Mosca, visto lo spiraglio offertole dalla volontà di dialogare espressa dalla Lega di Salvini, si sia inserita in una sorta di trattativa per cercare di uscire dall’isolamento a cui è sottoposta. Del resto un eventuale voto negativo dell’Italia in occasione del prossimo rinnovo delle sanzioni dell’Ue, potrebbe essere un fortissimo segnale diplomatico interno all’Europa e causare un “effetto domino” in quei Paesi che non sono animati da russofobia come gli ex Paesi del Patto di Varsavia aderenti all’Unione Europea e alla Nato.

Ovviamente, se davvero c’è stata una trattativa in tal senso, è stata affidata a personaggi secondari, non di spicco, per avere sempre modo di “scaricarli” qualora le carte in tavola venissero scoperte, come appunto è accaduto in questo caso. La presa di distanza di Salvini nei confronti di Savoini potrebbe spiegarsi anche con questa chiave di lettura. Non sorprende affatto, invece, che la vicenda sia stata riportata alla ribalta da oltreatlantico: gli Stati Uniti temono molto un’Europa unita forte e indipendente dal punto di vista diplomatico e vedono quindi come fumo negli occhi un possibile avvicinamento alla Russia, che, dal canto suo, cerca parimenti di spezzare il fronte atlantista in Europa.

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