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C’è l’endorsment di Israele per il nascente Stato del Kurdistan iracheno. Dopo che il recente Referendum sull’indipendenza ha dato esito più che positivo per le velleità d’indipendenza curde, ora si cercano alleati all’estero. La situazione diplomatica dei curdi iracheni non è infatti delle migliori.

Tutti contro l’indipendenza curda

Iraq e Turchia sono in prima fila contro la secessione del Kurdistan. Baghdad per preservare l’integrità territoriale. Ankara per evitare il propagarsi dell’ondata secessionista entro i propri confini. Entrambe le nazioni hanno infatti organizzato imponenti esercitazioni militari in prossimità del confine con il Kurdistan, pronte a intervenire in qualsiasi caso. A est c’è l’opposizione di Teheran, che sta già assistendo in casa propria a diverse manifestazioni della comunità curda iraniana in supporto al nascente Stato. Ad occidente la situazione non migliora, con Stati Uniti e ONU a mantenere una posizione ambigua. Si suggerisce cautela ai curdi e di attendere la fine delle ostilità nella Regione prima di proclamare l’indipendenza.

Solo Israele al fianco del Kurdistan

C’è dunque qualcuno che supporta il Kurdistan? Sì e si tratta di Israele. In una nota rilasciata la scorsa settimana il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha così dichiarato: “Israele si oppone al Partito dei Lavoratori Curdi (PKK) e lo considera come un’organizzazione terroristica in lotta con la Turchia. La stessa Turchia supporta però Hamas. Così mentre Israele si oppone a questo tipo di terrorismo, allo stesso modo supporta il legittimo sforzo del popolo curdo nel costruire un proprio Stato”. Chiara dunque la posizione israeliana, che lascia così il ben servito ad Ankara.

Erdogan supporta Hamas in Palestina

Si può chiamare ricatto, ultimatum o semplicemente realpolitik. Netanyahu appoggia le aspirazioni del Kurdistan iracheno, senza per questo dover essere accusata di appoggiare in qualche modo il PKK in Turchia. Anzi, Israele sarebbe danneggiata dal presunto finanziamento della Turchia per il movimento di Hamas. Il supporto ai curdi diventa così un’abile strategia per far allontanare Erdogan dal movimento che detiene il potere nella Striscia di Gaza. Le ragioni che avvicinano Israele al nascente Kurdistan non finiscono però qua.

“Netanyahu come Kissinger”

In un editoriale scritto da un ex ufficiale del Pentagono su washingtonexaminer viene fatto un parallelo tra la strategia di Henry Kissinger negli ‘70 in Kurdistan e quella attuale di Netanyahu. Nel 1975 Kissinger favorì un movimento d’insurrezione curda proprio in Iraq  con l’obiettivo di frammentare politicamente la Regione. Il divide et impera divenuto mantra per l’ex Segretario di Stato. Successivamente però gli Stati Uniti abbandonarono la causa curda permettendo a Saddam Hussein di farne “carne da macello”.

Secondo l’editoriale Netanyahu potrebbe agire esattamente come Kissinger. Sobillare l’indipendenza curda, in funzione anti sciita. Anche in questo caso, secondo l’ex ufficiale del Pentagono, il supporto israeliano sarebbe però solamente temporaneo. Vi sarebbe dunque il rischio che i curdi si ritrovino schiacciati dalle diverse potenze regionali senza il dovuto appoggio da parte di Tel Aviv.

La fratellanza genetica tra curdi e israeliani

La vicinanza tra Israele e Kurdistan potrebbe però andare oltre la realpolitik. In un articolo uscito su Haaretz si fa riferimento ad una ricerca condotta dall’Università ebraica di genetica. La stessa avrebbe dimostrato una stretta somiglianza nella struttura genetica tra la popolazione ebraica e quella curda. Una fratellanza biologica tra popoli accomunati anche da storie e vissuti simili. Il genocidio subito, ma anche l’autodeterminazione e la costruzione di uno Stato all’interno di una Regione composta da attori ostili. La vicinanza tra Tel Aviv e Kirkuk c’è dunque. Rimane da capire se Israele sarebbe disposta a un eventuale supporto militare diretto nel caso in cui i loro “fratelli” curdi dovessero scontrarsi con i vicini sciiti. 

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