Lo scorso 22 maggio in Tajikistan, una delle piccole repubbliche centroasiatiche costituitesi dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si è tenuto un referendum per l’approvazione di 41 emendamenti su ben 8 articoli della Costituzione vigente dal 1994.Le modifiche sono state approvate con una larga maggioranza del 94,5% in base ai dati riportati da TASS, sulla base di un’affluenza del 92% degli aventi diritto che si sono recati negli oltre 3200 seggi presenti su tutto il territorio nazionale.I principali punti di tale modifica generano sicuramente perplessità circa la democraticità dei contenuti: il Presidente Emomali Rakhmon, in carica da circa un quarto di secolo, avrà la facoltà esclusiva di ricandidarsi per un numero indeterminato di mandati presidenziali. Tale opportunità viene concessa soltanto a lui, in quanto “Leader della Nazione, Portatore di Pace e Unità Nazionale”, così come da nomina del parlamento avvenuta nel dicembre 2015; gli altri eventuali candidati continueranno a sottostare al limite imposto di non più di due mandati, così come predisposto dall’articolo 65 della Costituzione del Paese.Un altro punto disquisito riguarda l’abbassamento dell’età minima necessaria per la candidatura presidenziale, da 35 a 30 anni. Come sottolinea Reuters, tale stratagemma è stato adottato affinché alla fine del corrente mandato di Rakhmon, nel 2020, il primogenito Rustam Imomali che attualmente ha 28 anni, potrà candidarsi ed eventualmente prendere il posto del padre all’età di 33 anni.Il referendum prevede inoltre un aspro giro di vite sulla formazione delle fazioni politiche: in ossequio ad una strategia di limitazione della libertà religiosa nel Paese, l’emendamento all’articolo 8 della carta vieta la formazione di partiti politici su base religiosa, i partiti di provenienza estera e il finanziamento degli stessi da parte di cittadini stranieri.Secondo Deutsche Welle tale provvedimento è finalizzato a colpire il maggiore partito dell’opposizione a Rakhmon, il Partito Tajiko della Rinascita Islamica (IRPT), che il governo ha già interdetto lo scorso anno in quanto etichettato come organizzazione terroristica poiché collegato al tentativo fallito di colpo di stato che nel mese di settembre ha condotto all’uccisione del generale Abdukhalim Nazarzoda e di altri 37 suoi sostenitori durante gli scontri con le forze governative.Dal 1994 ad oggi la Costituzione di Dushanbe è stata sottoposta a tre turni referendari di modifica: il primo, nel 1999 ha indetto la formazione di un Parlamento bicamerale, la seconda risale invece al 2003, quando è stato approvato il prolungamento del mandato presidenziale da 5 a 7 anni. Il Tajikistan oggi soffre una crisi democratica affiancata ad una difficile situazione economica dovuta anche alla recessione attraversata dalla Federazione Russa, il principale partner economico del Paese. Molti infatti sono i cittadini tajiki che vivono e lavorano in Russia e che inviano le rimesse del proprio salario per il sostentamento delle proprie famiglie rimaste in patria.Quello con Mosca è un rapporto controverso da molti punti di vista. In Tajikistan vi è la più grande base militare russa fuori confine, ospitante circa 5000 soldati battle-ready, collocati in loco per monitorare il confine meridionale con l’Afghanistan, lungo 1344km, di importanza strategica già dalla fine degli anni ’70, oggi ritornato in auge dopo l’acuirsi della crisi mediorientale capeggiata dalle organizzazioni terroristiche fondamentaliste. Ciononostante, la revisione del budget statale russo ha costretto alla riorganizzazione delle basi militari, conducendo ad una considerevole riduzione dell’impegno militare in terra straniera, così come riportato da Catherine Putz su The Diplomat.Inoltre, Reporters without borders denuncia un’attività di repressione che è in corso sugli organi di stampa indipendenti del Paese. Denunciando una scarsa copertura da parte delle Organizzazioni Internazionali sul monitoring della legalità delle operazioni di voto, cui è stata ammessa soltanto una commissione russa capeggiata da Sergey Sirotkin – mentre agli osservatori OSCE è stato impedito di accedere nel Paese -, Asia Plus, una delle maggiori agenzie di stampa indipendenti del Paese, è stata altresì sottoposta a censura da parte del Ministero della Cultura del Paese – tant’è che il sito internet è stato oscurato dai server -, in quanto l’agenzia pubblicava articoli nel quale si citavano contenuti del Financial Times circa gli stipendi versati ai combattenti dello Stato Islamico, la radicalizzazione dell’estremismo religioso in Asia centrale e il giro di vite sull’opposizione islamica in Tajikistan. Quella della repressione della libertà religiosa è una faccenda che si protrae da diverso tempo, e culminata nel dicembre del 2015 con il divieto di pubbliche celebrazioni del Natale cristiano, con l’impossibilità di addobbare abeti per strada o indossare gli abiti di Ded Moroz, la versione russa di Babbo Natale.

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