Impegnati a considerare la Russia come competitor essenzialmente europeo, la gran parte degli osservatori occidentali ha trascurato la recente e inaspettata apertura del primo ministro giapponese Shinzo Abe nei confronti del paese di Vladimir Putin.Per approfondire: Un’alleanza tra Giappone e Russia?Solo nell’ultimo mese, infatti, il leader nipponico ha creato un apposito Ministero per la cooperazione economica con la Russia, nominato un nuovo titolare del dicastero degli Esteri (Nobuo Kishi, fratello del premier) con espressa delega per i rapporti con Mosca, e aperta una intensiva e massiccia campagna di stampa per dimostrare la disponibilità dell’esecutivo Abe verso i nuovi investimenti russi nell’area asiatica. Segnali di riavvicinamento importanti, specie per un paese che a distanza di settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non ha ancora firmato un vero e proprio trattato di pace con l’erede storico del vecchio nemico sovietico.Il motivo? Le Isole Curili, cerniera contesa sin dai tempi degli Zar e mai regolamentate da un accordo definitivo. Quelle aride e desolate lande sono alla base della grande e più importante apertura del premier nipponico, inserita ad arte nel bouquet di offerte e dichiarazioni amichevoli. Il ramoscello d’ulivo teso da Tokyo ha ragioni geopolitiche ben precise, dettate dalle necessità strategiche del presente e dalle possibili evoluzioni-tensioni nell’area del Pacifico.Come rivelano fonti beninformate, la rinnovata ostilità degli Usa nei confronti di Mosca ha comportato la creazione di una nuova base navale per la flotta russa a Matua, dove già si trova un importante aeroporto per i bombardieri a lungo raggio Tu- 22M3 armati di missili a lungo raggio KH-101 e un centro di rifornimento per i sottomarini oceanici. L’isola, che non rientra nelle rivendicazioni nipponiche, risulta comunque uno snodo tattico fondamentale nell’area di confine tra le due potenze. Avere sull’uscio di casa un’agguerrita fortezza russa viene considerata da Abe un’eventualità con cui per forza di cose il Giappone deve convivere. La crescente tensione che si respira nell’area del Pacifico, foraggiata dai disegni cinesi di egemonia e dal declino armato dell’influenza di Washington non permette all’esecutivo dell’Imperatore la possibilità di scontro frontale con l’orso russo.La dinamica multipolare della seconda metà di questo decennio, quindi, non viene sottovalutata né a Mosca né a Tokyo. Gli accordi economici e commerciali tra i due paesi costituiscono ad oggi la prima tappa di un possibile ma complesso riavvicinamento. Il Sol Levante, ottavo partner commerciale russo per un totale di 21 miliardi di dollari, potrebbe divenire uno sbocco privilegiato per le materie prime russe sottoposte alle sanzioni occidentali. Viceversa, le aziende del proverbiale export nipponico sono interessate alle agevolazioni e alle possibilità di investimento offerte dal Cremlino.I programmi d’investimento russi a lungo termine nell’area delle Curili (quantificate da Bloomberg in 1.1 miliardi di dollari fino al 2025), le esigenze di sicurezza del Giappone, le interferenze degli Stati Uniti e i piani di espansione di Pechino son tutti elementi presenti sul tavolo del grande gioco dell’Estremo Oriente. Al netto delle reciproche dichiarazioni di prammatica al termine del summit di Vladivostok, risulta evidente la volontà dei due paesi di superare gli attriti postbellici trascinatisi così a lungo per puntellare la reciproca situazione geostrategica nell’area, nel quadro del più generale e complessivo riassetto delle relazioni internazionali contemporanee.
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