Che cos’hanno in comune Bill Gates, George Soros, Mark Zuckerberg e John Rockefeller? Oltre a essere notoriamente milionari vengono dipinti anche come generosissimi “filantropi” che, per puro e semplice altruismo, donano milioni di dollari per fare del bene e aiutare i più bisognosi attraverso l’attività delle rispettive fondazioni. Ma è davvero così? L’ultimo di libro pubblicato dalla casa editrice Emi Ricchi e buoni? Le trame oscure del filantrocapitalismo mette in discussione tutto questo. L’autrice è Nicoletta Dentico ed ha un curriculum di tutto rispetto: giornalista, esperta di cooperazione internazionale e salute globale, dal 1999 ha diretto Medici Senza Frontiere (Msf), lanciando la mobilitazione per l’Accesso ai Farmaci Essenziali, e più recentemente, dal 2015 alla fine del 2017, ha ricoperto il ruolo di responsabile internazionale della Fondazione Lelio Basso. Ha lavorato come policy manager per Drugs for Neglected Diseases Initiative, e poi come consulente per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e diverse organizzazioni non governative europee ed internazionali, sul tema dell’accesso ai farmaci essenziali.

Un libro che mostra come le visioni “umanitarie” delle fondazioni dei ricchissimi e generosissimi, da John Rockefeller a Bill Clinton e Mark Zuckerberg, possano, in realtà, potenti strumenti di controllo. A colpi di donazioni, con ovvi benefici, i filantrocapitalisti “si assicurano che il turbocapitalismo” non venga messo in discussione. A cominciare dalla salute: “Bill Gates ha puntato a comprarsi un’intera agenzia Onu, l’Oms. La cosa gli sta riuscendo; è grave che la comunità internazionale glielo permetta”. Altro campo di battaglia, l’agricoltura: la “Rivoluzione verde” in Africa funge da battistrada agli Ogm. Dopotutto, una mano lava l’altra. La ricchezza delle aziende permette la filantropia, la filantropia apre nuovi mercati alle aziende. Il filantrocapitalismo non ci rimette mai. La democrazia, sì.

La “filantropia” come strumento di controllo

La vocazione umanitaria dei Paperoni alla Bill Gates e George Soros non è altro che uno strumento di controllo. Attraverso le donazioni milionarie, i “filantropi” assumono un peso politico sempre maggiore,  si aprono la strada a nuovi mercati, e si sostituiscono agli stati. Tutto questo, secondo l’autrice, a discapito della democrazia. Una “generosità” calcolatrice e studiata per esercitare un’influenza incontrollata sui governi. Come ricorda l’autrice, “che cosa legittima politicamente l’idea di un incentivo sulle tasse a questi miliardari? Quali vantaggi ne avrebbe una società, se si utilizzasse invece la tesoreria pubblica, perduta a causa degli incentivi, per produrre il bene comune?”.

Ma i filantropi sono del tutto inattaccabili e arrivano a giustificare “i benefici del loro ricorrere ai paradisi fiscali perché così liberano risorse da destinare all’altruismo”. Tanto per citare un esempio: nel 2012, un rapporto del Senato americano calcolava in quasi 21 miliardi di dollari la quantità di denaro che Microsoft aveva trafugato nei paradisi fiscali in tre anni, con un guadagno fiscale di 4,5 miliardi annui”. Come racconta Nicoletta Dentico in un’intervista pubblicata sul quotidiano L’Adige, “il filantrocapitalismo è quella forma particolare di filantropia che usa modelli, strumenti, valori del mercato e dell’impresa per spingerli, promuoverli e imporli anche nell’agenda sociale, nell’agenda dei diritti. Business e filantropia diventano dunque un tutt’uno e la filantropia diviene la continuazione del business con altri mezzi. Nel filantrocapitalismo si annulla pertanto il confine tra profit e non profit”.

“Gates è pericoloso perché è ovunque”

L’autrice è durissima verso Bill Gates, fondatore di Microsoft e della Bill & Melinda Foundation. “Gates – sostiene Nicoletta Dentico – è pericoloso perché ormai è ovunque. Ovunque. Non c’è settore della vita umana in cui lui non abbia deciso che ha ricette da somministrare: agricoltura, finanza, cambiamento climatico, salute. Il problema è: lui può spendere un sacco di soldi, ma non c’è un processo democratico rispetto alla sue decisioni. Risponde unicamente a se stesso”. Difficile darlo torto all’autrice. Basti pensare all’influenza spropositata di Bill Gates sull’Oms, che è un ente politico, non scientifico, influenzato dai Paesi – e dagli attori non statali – che lo finanziano.

Le mani del fondatore di Microsoft sull’Oms

Come rilevava Politico l’influenza di Gates sull’Oms può rappresentare un problema. “Il risultato – scrive la testata – dicono i suoi critici, è che le priorità di Gates sono diventate quelle dell’Oms. Piuttosto che concentrarsi sul rafforzamento dell’assistenza sanitaria nei paesi poveri – ciò aiuterebbe, a loro avviso, a contenere futuri focolai come l’epidemia di Ebola – l’agenzia spende una quantità sproporzionata delle sue risorse in progetti che Gates preferisce, come lo sforzo per sradicare la poliomielite”.

La fondazione di Bill Gates decide dunque come vengono spesi i fondi dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ad esempio, rileva Grayzone, testata fondata dal giornalista investigativo Max Blumenthal, il programma dell’Oms che riceve più denaro è quello di eradicazione della poliomielite poiché la Fondazione Gates stanzia gran parte dei suoi contributi per questo motivo. Inoltre, la vastità dei contributi finanziari della fondazione ha reso Bill Gates un leader non ufficiale – sebbene non eletto – nell’organizzazione. Ecco perché l’Assemblea mondiale della sanità che stabilisce l’agenda dell’Oms ha adottato un “Piano globale per i vaccini” nel 2012 insieme alla Fondazione Gates e allo stesso fondatore di Microsoft. In campo sanitario, dunque, il fondatore di Microsoft fa il bello e il cattivo tempo, a secondo del suo umore e del suo portafoglio.

 

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