Donald Trump e Vladimir Putin sono a Helsinki. I due leader si incontreranno fra poche ore nel palazzo presidenziale e la capitale finlandese è già blindata. Le forze dell’ordine presidiano da giorni la città. Insieme a loro, team dell’intelligence russa e statunitense, impegnati a proteggere i propri presidenti, ma anche a capire le mosse dell’avversario. Molti i i cittadini pronti a scendere in piazza. Tra anti-Trump e anti-Putin, la cittadinanza di Helsinki si divide fra chi apprezza la scelta di ospitare il summit e chi, invece, pensa se ne potesse fare a meno.

Ma perché è stata scelta Helsinki?

La scelta di Helsinki per ospitare il summit non deve sorprendere. La città vanta una tradizione di incontri fra i leader americani e quelli russi già dai tempi della Guerra Fredda. 

L’equilibrismo finlandese e la sua posizione geografica rendono la capitale una sede abbastanza unica. La Finlandia condivide con la Russia il confine orientale e ha strappato l’indipendenza soltanto il 6 dicembre del 1917. L’aver raggiunto tardi e con fatica l’autonomia dalla Russia l’ha portata a dover gestire da subito la condivisione del confine con la potenza di Mosca. E questo ha reso impossibile ai governi finlandesi sia lo strappo totale nei confronti di Mosca, come avvenuto per le Repubbliche baltiche. Ma ha anche facilitato l’ingresso della Finlandia nel blocco occidentale, pur mantenendosi fuori dalla Nato.

Questa volontà di non essere considerata nemica né da Occidente né da Oriente, ha trasformato Helsinki in sede privilegiata di numerosi colloqui di alto profilo tra i due poli del mondo. 

Nel 1975, vi fu l’incontro tra i leader di Usa e Urss nell’ambito della firma dei cosiddetti Accordi di Helsinki. In quell’occasione, il presidente americano Gerald Ford incontrò il leader sovietico Leonid Breznev per un vertice che diede origine all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

Sempre a Helsinki, nel 1990 si tenne il summit tra Stati Uniti e Unione Sovietica, questa volta tra George H. W. BushMikhail Gorbaciov. Un summit del tutto diverso sia dal precedente che dall’attuale, ma dall’alto valore simbolico. L’Urss stava collassando e gli Stati Uniti si preparavano a osservare la caduta del nemico.

Nel 1997, l’ultimo summit finlandese tra un presidente russo e uno statunitense. In quell’occasione, i due leader erano Bill Clinton e Boris Eltsin. Il primo vertice post-Guerra Fredda si incentrò sul controllo delle armi e l’espansione della Nato e Est. Temi che tutt’ora rappresentano le chiavi per comprendere l’intera struttura dei rapporti tra Mosca e Washington. I quell’occasione, la Casa Bianca e il Cremlino accettarono di ridurre le testate nucleari. Ma Eltsin dovette accettare, più come un armistizio che come un vertice fra due pari, l’espansione a oriente dell’Alleanza atlantica.

Il programma

Il bilaterale di oggi si terrà nel palazzo presidenziale, dove Trump e Putin saranno ospiti del presidente della Finlandia, Sauli Niinistö. Il presidente finlandese avrà anche colloqui bilaterali con i suoi ospiti. Si seguirà un rigido protocollo: Niinistö riceverà prima Putin e poi Trump. Il faccia a faccia comincerà alle 13:15 ora locale, le 12:15 in Italia.

Soltanto dopo questo incontro, nella Gothic Hall del palazzo, avverrà un incontro aperto a un gruppo più ampio di lavoro. Prima del pranzo, inoltre, ci sarà un incontro fra Sergej Lavrov e Mike Pompeo, i vertici della diplomazia di Russia e Stati Uniti. Al termine del pranzo di lavoro si terrà una conferenza stampa.

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