La Turchia è preoccupata per l’intesa raggiunta dalle parti in campo sul cessate il fuoco in Siria. Secondo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan la tregua siriana, infatti, finirebbe soltanto per “fornire vantaggio alle forze governative”, mentre sarebbe inutile per le opposizioni, alle quali non apporterebbe alcun beneficio. Ma più di tutto, la Turchia ha paura che ad essere avvantaggiate dal cessate il fuoco, oltre che le forze di Assad, ci siano anche le forze curde del Partito dell’Unione Democratica (Pyd) e delle cosiddette Unità di Protezione del Popolo curdo (Ypg).Così mentre nelle regioni del sud-est continua l’offensiva turca contro i curdi e i militanti del Pkk, che stanno degenerando ormai in una vera e propria guerra civile, oggi il presidente turco ha chiesto che i curdi siriani, nel quadro degli accordi per il cessate il fuoco, vengano considerati alla stregua dell’Isis o del fronte al Nusra, insomma, delle organizzazioni terroristiche, al pari del Califfato. Con la differenza che le milizie curde del Pyd-Ypg sono un alleato altamente strategico sia dell’Occidente sia della Russia sul terreno, proprio nella lotta all’Isis. Milizie che si sono rese protagoniste, inoltre, negli ultimi anni delle principali operazioni contro il Califfato in Siria e in Iraq.
Quella fatta da Erdogan ai media locali turchi, però, non è soltanto una provocazione. Ma sembra essere una seria presa di posizione del governo turco nell’attuale fase dei negoziati. Una presa di posizione che rischia di far crollare l’architettura degli accordi per il cessate il fuoco. Se Mosca e Washington, possono continuare a bombardare le postazioni dell’Isis, Erdogan chiede infatti il diritto di bombardare le milizie curde locali perché, spiega alla stampa turca ad Ankara: “Se l’Isis e al Nusra sono esclusi dal cessate il fuoco, devono essere escluse anche le milizie Pyd-Ypg, perché sono anch’esse organizzazioni terroristiche”. Questo però porterebbe gli stessi curdi a rinunciare ad aderire alla tregua chiesta da Usa e Russia.
Bisogna “accettare che Pyd e Ypg sono emanazioni dirette del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), movimento terroristico curdo: se questa organizzazione facesse esplodere le sue bombe in un’area diversa dalla Turchia allora qualcuno potrebbe riconoscerla come una propaggine del Pkk?”, ha chiesto poi il presidente turco riferendosi alla recente esplosione di un’autobomba ad Ankara, costata la vita, lo scorso 17 febbraio, a 29 persone e rivendicata dai Falchi Liberi del Kurdistan (Tak), una costola scissionista del Pkk, con base in Iraq.
Erdogan, che inizialmente aveva dichiarato di aver accolto con favore gli sforzi per la cessazione momentanea delle ostilità, aveva del resto, sul tema dei curdi, già attaccato nei giorni scorsi le potenze coinvolte nella mediazione, affermando che i governi occidentali mentono quando affermano che i curdi in Siria ed in Iraq combattono contro l’Isis, solo per giustificare il proprio sostegno a queste milizie.
Proprio il nodo dei curdi sarebbe quindi, a questo punto, secondo alcuni politologi russi citati dal quotidiano Lenta, il principale ostacolo alla tenuta dell’accordo sul cessate il fuoco. Per il quotidiano russo infatti, i curdi saranno disposti a rispettare il cessate il fuoco tanto quanto lo sarà Ankara, che dalle dichiarazioni del presidente turco Erdogan, non sembra disponibile a favorire una de-escalation del conflitto. La Turchia non vuole infatti lasciare ai curdi il controllo delle regioni settentrionali della Siria, e per questo continua, come ha accusato oggi il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Konashenkov, in diretta tv, a bombardare al confine con la Siria. D’altra parte un intervento della Turchia in territorio siriano, secondo gli analisti, porterebbe dritti dritti ad una guerra regionale, in cui, ad essere coinvolte, non sarebbero solo Ankara e Damasco. Ed è proprio questo lo scenario che Obama e Putin stanno cercando di evitare.