Il 2020 ad Hong Kong non è iniziato in modo sereno. La notte di San Silvestro è stata un’ennesima notte di guerriglia urbana e di disordini. In migliaia si sono radunati nelle piazze per salutare il nuovo anno, dal quartiere della finanza, al lungomare, a Lan Kwai Fong, popolare luogo di ritrovo della vita notturna, ed i festeggiamenti si sono trasformati rapidamente anche in un’occasione di protesta. A Victoria Harbour i manifestanti hanno fatto il conto alla rovescia intonando: “10,9: liberate Hong Kong, la rivoluzione è adesso!” mentre i cellulari si accendevano all’unisono. Ovunque sono comparsi striscioni inneggianti alle elezioni libere in città, a un’ indagine indipendente sulle azioni repressive della polizia negli ultimi mesi e all’amnistia per i 6500 detenuti fermati a seguito delle proteste. Gruppi di dimostranti nel distretto di Mong Kok hanno dato fuoco alle barricate prima che la polizia, in assetto antisommossa, reagisse con il gas lacrimogeno e già prima della mezzanotte migliaia di persone hanno formato catene umane, che si sono snodate per centinaia di metri lungo le tradizionali vie dello shopping.

La città ha salutato il Capodanno con un corteo di massa per la democrazia, organizzato dal Fronte civile dei diritti umani tramite i social-network. Il corteo ha registrato un milione di partecipanti secondo gli attivisti, 60mila per le fonti ufficiali. Nonostante l’esordio pacifico, la protesta è ben presto degenerata in scontri con la polizia, che ha imposto agli organizzatori di sospendere il corteo. Salvo episodi marginali, l’evento è risultato tuttavia in larga misura pacifico, con la partecipazione di numerose famiglie.

Il Fronte civile dei diritti umani ha condannato la brusca revoca dell’autorizzazione al corteo da parte delle autorità con parole dure: “Il governo ha mostrato la sua riluttanza ad ascoltare la voce della gente ” ha dichiarato, aggiungendo “ Gli abitanti di Hong Kong non arretreranno e la pace non si ristabilirà con la brutalità della polizia”.

“Sono circa 400 i manifestanti fermati per raduno illegale e detenzione di armi” è stata invece la secca replica di Jim Ng, responsabile della polizia locale. Sale così a 7000 il numero degli arresti ad Hong Kong da giugno – che includono anche bambini di appena 12 anni – e l’escalation di proteste di massa contro la proposta di legge sull’estradizione in Cina non accenna a fermarsi.

Non sorprende allora che la prima mossa ufficiale di Pechino, a gennaio, sia stata quella di sostituire il capo dell’ufficio per i rapporti con la Cina, Wang Zhimin, con Luo Huining. Luo Huining, 65 anni, ha la reputazione di saper risolvere situazioni particolarmente spinose: ha assolto importanti incarichi dapprima nella difficile provincia di Qinghai, in Tibet, e poi quella di Shanxi, nota per la diffusa corruzione.

Se la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, ha espresso in una nota “un caloroso benvenuto” al rappresentante di Pechino, assicurando che il governo locale coopererà “nell’interesse della stabilità e della prosperità di Hong Kong”, proteste di piazza hanno invece accompagnato l’insediamento del delegato cinese. Il 6 gennaio Luo Huining ha rilasciato una dichiarazione pubblica dai toni ambigui ai giornalisti – in mandarino e non in cantonese, che è la lingua più parlata in città – auspicando che Hong Kong “ritorni sulla strada giusta”.

L’improvvisa sostituzione dell’inviato della Cina ad Hong Kong, la più importante dall’inizio della crisi, potrebbe, per molti osservatori internazionali, indicare un irrigidimento delle posizioni di Pechino a seguito della disastrosa gestione delle proteste delle ultime settimane.

E se è difficile immaginare i futuri sviluppi delle relazioni tra le parti, ciò che è certo è che sia Pechino che Hong Kong stanno giocando una partita complessa: la Cina  fronteggiando una fase delicata che rischia di danneggiare i rapporti diplomatici con la comunità internazionale, Hong Kong mettendo a repentaglio  i pilastri della propria economia, finanza e turismo.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.