Nella giornata del 30 novembre si è aperta a Pechino, alla presenza del Presidente cinese Xi Jinping, una storica conferenza: per la prima volta nella storia, infatti, il Partito Comunista Cinese ha organizzato un meeting aperto a delegati provenienti da altri Paesi al fine di presentare i risultati del recente 19° Congresso e, in particolare, il “Pensiero di Xi Jinping sul Socialismo con caratteristiche cinesi” inserito nella sua dottrina ufficiale.
Il Dipartimento Esteri del Comitato Centrale ha segnalato che al World Political Parties Dialogue , che durerà sino al 3 dicembre,sono convenuti circa 600 delegati rappresentanti 200 organizzazioni provenienti da 120 diversi Paesi: un’affluenza consistente che comprende diversi capi di Stato e di governo, tra i quali il leader de facto del Myanmar Aung San Suu Kyi risulta sicuramente la personalità più nota.
Il 24 novembre scorso il Partito Comunista Cinese ha pubblicato un documento nel quale ha chiarificato che il tema centrale del summit di Pechino sarà un’attenta riflessione sulle responsabilità dei partiti e dei leader politici nello “sforzo comune verso una comunità mondiale con un destino condiviso”, concetto chiave nella definizione della grande strategia geopolitica ed economica della Cina di Xi Jinping, che sulla cooperazione win-to-win e sullo sviluppo globale della connettività pone le basi per l’edificazione della sua “Nuova Via della Seta”.
La “nuova era” della diplomazia nella Cina di Xi Jinping
Intervenendo al recente Congresso che lo ha incoronato come dominus del Partito e della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping ha affermato la necessità, per la Repubblica Popolare, di costruire un sistema internazionale funzionale al conseguimento di obiettivi ambiziosi come il completamento della Belt and Road Initiative, che non può contare esclusivamente sulle iniziative cinesi ma dovrà evolversi come progetto condiviso dalle strategie di numerosi Paesi per risultare realizzabile.
Conferenze aperte come il summit attualmente in corso o il Belt and Road Forum tenutosi a Pechino nel maggio scorso rispondono alla strategia diplomatica cinese della “nuova era”, che il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha puntualizzato in un comunicato ufficiale pubblicato nel mese di ottobre: “[La diplomazia cinese] mira a sviluppare un nuovo modello di relazioni internazionali e una comunità con un futuro condiviso […] in accordo con l’idea che il Segretario Generale Xi Jinping ha puntualizzato nel corso del suo intervento” al Congresso.
Definendo la BRI come “il progetto del secolo” nel forum di maggio e evocando retoricamente il legame con le storiche Vie della Seta, Xi Jinping mira a promuovere la visione e la narrazione della versione cinese della globalizzazione come un obiettivo comune di numerose nazioni, al cui interno la Cina gioca un ruolo centrale e benigno, come riportato da Ashok Sajjanhar su The Diplomat.
Promuovere l’esportabilità del modello cinese
Il summit convocato dal Partito Comunista Cinese, in conclusione, risulta funzionale a logiche di soft power che Pechino deve necessariamente sviluppare per consolidare il suo ruolo di emergente superpotenza: la Cina deve presentare il suo modello di sviluppo sociale, economico e politico come esportabile e conforme alle esigenze di altre nazioni.
Sul tema dell’inclusività la Repubblica Popolare ha costruito la sua strategia geopolitica: i leader politici che interverranno al World Political Parties Dialogue saranno testimoni di una grande svolta nell’approccio di Pechino alle relazioni internazionali, che sul lungo termine potrebbe diventare un fatto ordinario nell’era della globalizzazione a trazione cinese.