La grande partita che si gioca tra Iran e Stati Uniti è quella sul nucleare. Donald Trump, fin dalla sua campagna elettorale, è stato chiaro: quell’accordo è pessimo e deve saltare. Gli Usa pensano a nuove sanzioni per provare a piegare la volontà dell’Iran. Una decisione che potrebbe provocare una reazione a catena e, infine, a una guerra.
Ali Jafari, il capo dei pasdaran, è stato chiaro: nel caso ci dovessero essere nuove sanzioni “i Guardiani considereranno le basi militari Usa nel mondo, specialmente in Medio Oriente, al pari dello Stato islamico. Nel caso si applichi la legge delle nuove sanzioni degli Stati Uniti, questo Paese dovrebbe trasferire le sue basi regionali a un raggio di 2mila chilometri di distanza dai missili iraniani.
Secondo quanto fa sapere l’agenzia Irna, Jafari ha anche sottolineato che se Washington dovesse inserire i Guardiani della Rivoluzione nella lista delle organizzazioni considerate terroristiche, questo corpo “considererà l’esercito americano in tutto il mondo, e soprattutto in Medio Oriente, come Daesh“.
Il prossimo 15 ottobre, il presidente americano dovrà decidere se l’Iran sta rispettando o meno gli accordi sul nucleare. Come riporta l’Agi, “la sua decisione non comporterà l’uscita automatica degli Usa dall’accordo, ma aprirà un processo che potrebbe portare Washington alla ripresa delle sanzioni a Teheran per il suo programma nucleare, un passo che di fatto significherebbe la fine del accordo”. E, di conseguenza, l’inizio di una nuova escalation.
Sull’argomento è intervenuto anche il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, dicendo che l’Iran darà “una risposta appropriata” alla decisione del presidente americano. “Una volta che Trump avrà fatto le sue dichiarazioni, che sono già quasi chiare, la Repubblica islamica dell’Iran darà una risposta appropriata”. L’Iran, ha proseguito Zarif, “proseguirà con le sue politiche nella regione, indipendentemente dalla retorica degli altri”.
Nei giorni scorsi, la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, aveva detto che Trump vuole una “strategia ampia” che non riguardi solo l’accordo sul nucleare, ma anche i test missilistici iraniani e il suo legame con il terrorismo.