Kevin McCarthy è schiacciato tra i Repubblicani favorevoli e quelli contrari a Donald Trump nella corsa all’elezione per il nuovo Speaker della Camera dei Rappresentanti Usa che dovrà sostituire Nancy Pelosi dopo la riconquista della Camera dal Grand Old Party.

La rivolta della destra repubblicana ha paralizzato l’elezione del nuovo Speaker della Camera, la terza carica dello Stato a stelle e strisce, per sei scrutini di fila. Lo storico stallo – il primo del suo genere dal 1923, quando la Camera impiegò nove scrutini per eleggere il suo presidente – mostra le fragilità del sistema politico Usa e anche del Partito dell’Elefantino, in cui i conservatori tradizionali sono in guerra aperta contro i fautori del “modello Trump” fatto di polarizzazione estrema, battaglie culturali, identitarismo.

Il New York Times ricorda che in questo caso lo stallo blocca “il funzionamento del Congresso, impedendo ai legislatori di prestare giuramento, rimandando l’adozione di nuove regole per governare la Camera e rendendo impossibile il lavoro legislativo”. Dunque bloccando sia la possibilità di condizionare l’agenda politica dell’amministrazione Biden che I’obiettivo di molti membri del Gop, sia pro che anti-Trump, di “usare immediatamente il loro nuovo potere per scatenare un torrente di indagini di supervisione come primo ordine del giorno” volto a condizionare i Democratici.

Hakeem Jeffries di New York, candidato di bandiera dei Democratici, ha ottenuto 212 voti al sesto e ultimo scrutinio, riuscendo addirittura a sorpassare il repubblicano McCarthy, che ne ha ottenuti 203, diciannove in meno di quelli totali del partito e quindici in meno della soglia per l’elezione.

McCarthy paga agli occhi dei trumpiani la natura di presunto “traditore” per aver deviato dalla linea dell’ex presidente dopo il tragico fatto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. E agli occhi del resto del Partito Repubblicano la sua posizione è meno granitica rispetto al passato per la ridotta fiducia rimasta dopo la “non vittoria” del novembre scorso. Nelle Midterm la riconquista della Camera è avvenuta per il rotto della cuffia, e Biden ha potuto sicuramente portare a casa un risultato insperato. McCarthy è stato accusato di aver voluto barcamenarsi tra diversi orientamenti politici, decidendo di non decidere tra il sostegno deciso ai candidati più tradizionali e l’attestazione di un totalizzante “effetto Trump” che ha perso il tocco magico con le Midterm.

I repubblicani che hanno votato contro la candidatura del deputato della California come Speaker sono identificabili nella nicchia di politici maggiormente reazionari e pro-Trump del caucus Repubblicano. I votanti ostili allo storico burocrate repubblicano già andato vicino, ai tempi dell’elezione di Paul Ryan, alla nomination per il ruolo di Speaker sono di fatto i deputati più assimilabili a una vera e propria estrema destra a stelle e strisce, in larga parte negazionisti dell’esito del voto del 2020, sostenitori di Qanon e membri del Freedom Caucus, un think tank che unisce ultra-conservatorismo sociale e libertarismo civile.

Matt Gaetz della Florida e Andy Biggs dell’Arizona sono tra i nomi più noti in una lista di legislatori che viene da tutti gli Stati. Cinque sono neoeletti, su nove totali, e diciassette di loro hanno ricevuto l’endorsement ufficiale di Donald Trump. Tra questi anche Anna Paulina Luna, del tredicesimo distretto della Florida, nuova roccaforte del Partito Repubblicano in cui il sempre più centrale Ron DeSantis è governatore e uomo di riferimento.

Il New York Times definisce la crisi una creazione dovuta a pasticci politici a cui anche lo stesso McCarthy ha contribuito, appiattendosi a lungo sulle posizioni di Trump salvo poi guidare il fuggi-fuggi dal presidente eletto nel 2016 e uscito dopo Capitol Hill dalla Casa Bianca tra le polemiche. La sfida sarà una prova per tutte le componenti del Partito Repubblicano. Per i conservatori più tradizionali è un passaggio fondamentale per riacquisire la capacità di dare un indirizzo al Gop, per i trumpiani l’obiettivo è consolidarsi come centrali e orientare a destra l’agenda della Camera.

Un braccio di ferro in cui tutti ritengono sacrificabile o logorabile un solo uomo: Kevin McCarthy. Che non potrà subire ancora molte sconfitte come quelle dei primi sei voti per l’elezione del nuovo Speaker. Ma non può essere abbandonato ora da coloro che, come DeSantis, vogliono usare l’elezione per impostare una nuova agenda politica. La prospettiva di uno stallo ha portato lo stesso Trump a chiedere ai suoi di votare per McCarthy al settimo scrutinio. Dunque la posta in gioco è importante anche per capire quanto The Donald controlli effettivamente il “trumpismo” e quanto invece esso sia un fenomeno in dispiegamento autonomo capace di paralizzare i Repubblicani. E potenzialmente l’intero processo decisionale Usa.

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