Emmanuel Macron non sa più che fare per fermare i gilet gialli. Ma la scelta di queste ultime ore appare non solo inutile ma anche assurda: riflettere insieme a 60 intellettuali sullo stato della Francia.

Come riporta Il Corriere della Sera, il capo dello Stato incontrerà all’Eliseo una sessantina di intellettuali. L’iniziativa è stata decisa alcune settimane fa, ma oggi, dopo che i casseurs hanno devastato Parigi lo scarso sabato, assume un connotato diverso, fatto anche di una certa ipocrisia. Perché è proprio la distanza fra Eliseo e manifestanti ad aver acceso la miccia delle proteste.

E l’immagine di un presidente che convoca degli intellettuali per “riflettere” sulla violenza delle ultime settimane non è certo utile alla causa di un capo dello Stato che dovrebbe, almeno in teoria, comprenderebbe cosa sta accadendo in Francia.

Ma Macron sembra aver intrapreso un’altra direzione. I gilet gialli, che si sono completamente distanziati dalle violenze di sabato, non sono più considerati un interlocutore. Almeno dall’Eliseo, che anzi ha messo da tempo in atto una campagna per screditare completamente il movimento di protesta, riuscendo anche nell’intento di dividere il fronte delle opposizioni. Quello che era il vero rischio dei gilet, cioè unire le opposizioni di destra e sinistra, si è infranto di fronte alle divisioni interne. E adesso l’obiettivo è distanziarsi completamente dai gilet evitando qualsiasi contatto.

Il problema è che il presidente francese sembra ormai completamente avulso dal contesto. Oltre alle divisioni e alla repressione (che si preannuncia durissima secondo quanto trapelato da fonti dell’Eliseo e del governo), Macron appare del tutto estraniato, quasi a voler costruirsi una realtà parallela fatta di totale esclusione del movimento di protesta dal dibattito nazionale. E un esempio è stato anche il suo viaggio sui Pirenei mentre la prefettura di Parigi segnalava che sarebbe esplosa una violenza senza precedenti.

Ma come funzionerà il dibattito con gli intellettuali? I pensatori e docenti universitari potranno parlare per circa cinque minuti e porre domande al presidente. E Macron rimarrà a discutere fino a tarda serata. Fra questi, come riporta Il Corriere della Sera, saranno presenti anche “economisti a lui vicini come Philippe Aghion e Jean Pisani-Ferry, sociologi come Jean Viard, Michel Wieviorka e Bruno Latour, il premio Nobel per la fisica Serge Haroche, filosofi come Marcel Gauchet, Myriam Revault d’Allonnes e Monique Canto-Sperber, e il saggista Pascal Bruckner”.

Ma fra gli invitati, c’è anche qualcuno che ha declinato. E uno di questi intellettuali che hanno deciso di non partecipare all’incontro con Macron, c’è proprio colui che è stato vittima della violenza dei casseurs e di un gilet giallo, tra l’altro radicale islamico: Alain Finkielkraut. Il filosofo, insultato per strada, ha fatto sapere di non essere a Parigi. Ma quella frase appare soprattutto una giustificazione per evitare di incontrare il capo dell’Eliseo.

Ma Finkielkraut non è il solo. Oltre al filosofo di fede ebraica c’è anche Sylviane Agacinski, un’altra filosofa che ne contesta le “modalità non soddisfacenti”. Idem per l’economista Frédéric Lordon, vicino alla sinistra radicale, che leggendo la lettera di invito all’Eliseo in una riunione con i gilet gialli, ha detto: “Preferirei addirittura cenare con François Hollande”.

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