Il governo nazionalista del Pakistan guidato da Imran Khan potrebbe presto affrontare la sua  peggior crisi politica a partire dal suo insediamento, che risale a meno di un anno fa.

Il capo del governo e il presidente della Repubblica Arif Alvi sono stati accusati di aver abusato delle loro posizioni di potere per interferire con l’operato della magistratura e impedire al Giudice della Corte Suprema Qazi Faez Isa di svolgere il suo lavoro in maniera autonoma, dopo che dall’esecutivo erano piovute accuse contro Isa e un giudice dell’Alta Corte del Sindh, che a detta dei vertici di Islamabad possiederebbero proprietà non dichiarate all’estero. Khan e i suoi da mesi perseguono una dura campagna moralizzante e anti-corruzione, che ha investito partiti, forze militari e società a gestione pubblica, ma nel caso Isa le zone d’ombra non mancano.

Geo News, un broadcaster locale, ha riferito che contro Isa sarebbe stata montata una dura campagna costruita ad arte attraverso informazioni passate sottobanco ai media e mezze verità al fine di impedirgli futuri avanzamenti di carriera (è dato per favorito come prossimo Presidente della Corte Suprema nel 2023). Al tempo stesso, il bersaglio scelto dal governo è il giudice più tenace e simbolicamente importante del Pakistan: Isa è famoso per l’ostinata indipendenza dimostrata nei confronti degli altri poteri del Paese nel corso di diverse inchieste che lo hanno portato a indagare sugli scivolosi terreni delle forze armate e dei servizi segreti.

Come sottolinea The Diplomat, Isa avrebbe calpestato i piedi ai militari, pressoché fuori da qualsiasi controllo legale in Pakistan, in due importanti occasioni. “Il primo caso riguardò l’attentato di Quetta dell’agosto 2016, in cui furono uccisi diversi avvocati di fama. Isa, che guidò una commissione di inchiesta, criticò severamente il Ministero dell’Interno e l’Inter-Services Intelligence (Isi) per la scarsa azione contro le cellule terroristiche nel Paese. Ma ancora più forte fu il verdetto sul “Faizabad dharna”, un sit-in di protesta guidato dal gruppo fondamentalista e militante Tehreek-i-Labbaik Pakistan (Tlp). Nel 2017 il Tlp protestò per un cambio alla legge elettorale, tenendo in ostaggio per giorni il Pakistan con blocchi stradali, proteste di piazza e violenze di strada. L’evento fu organizzato dall’Isi per indebolire l’esecutivo di Nawaz Sharif”, tanto che diversi ufficiali dei servizi segreti furono visti distribuire denaro ai protestanti, e Isa nello scorso aprile ha guidato la Corte Suprema nell’emissione suo moto di una sentenza di censura del comportamento di ufficiali dipendenti dal Ministero della Difesa contro il governo a cui avevano giurato fedeltà.

Troppo, in un Paese dove lo Stato profondo è pressoché onnipotente e le sinergie politiche tra militari, servizi segreti e gruppi estremisti sono durature e datano a quasi quarant’anni fa, ai tempi della dittatura del generale Zia ul-Haq che contribuì al sostegno pakistano ai mujaheddin afghani e promulgò il ritorno in vigore della sharia. Isa ha rotto un tabù che durava dall’indipendenza del Paese: mai dei giudici avevano, nelle parentesi democratiche conosciute dal Pakistan, accusato esplicitamente l’Isis, intervenendo a gamba tesa nel rapporto tra forze armate e potere politico. Troppo per la coalizione di governo che conta sul sostegno dei vertici militari: ma la macchina del fango mossa contro Isa potrebbe risultare controproducente per Khan e i suoi se le accuse saranno dimostrate infondate.

La Lega dei Musulmani del Pakistan dell’ex premier Sharif e le altre opposizioni sono sulle barricate, mentre nella giurisprudenza pakistana in difesa di Isa è scesa in campo la Supreme Court Bar Association (Scba), una delle principali associazioni di categoria, che ha addirittura chiesto l’impeachment del Presidente della Repubblica. Il controllo del Senato da parte dell’opposizione ha portato la camera alta del Parlamento, meno decisiva sul piano legislativo, ad essere trasformata in una cassa di risonanza contro il governo. I precedenti recenti del conflitto tra politica e magistratura, in Pakistan, dovrebbero indurre Khan alla cautela: Pervez Musharraf, nel 2007, perse il potere dopo aver tentato di cambiare forzatamente i vertici della giustizia pakistana e aver di conseguenza scatenato un ampio movimento di protesta su scala nazionale. Il “Paese dei puri” è terra dalle molte contraddizioni in cui le contrapposizioni politiche e gli schieramenti polarizzati generano scontri feroci: Khan con la sua mossa contro Isa ha messo a repentaglio la sua stessa permanenza al potere e il suo futuro politico. E i prossimi mesi saranno cruciali per l’evoluzione del braccio di ferro più drammatico della storia pakistana degli ultimi anni.





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