Colto, elegante, tanto da essere soprannominato “il Dandy”: Thierry Baudet, 36 anni, è il leader carismatico del partito euroscettico e conservatore “Forum per la democrazia” fondato nel 2016, protagonista di un’ascesa rapidissima e sbalorditiva. In appena tre anni, la destra nazionalista di Baudet ha sbaragliato gli avversari, Geert Wilders compreso, e contro ogni previsione, è diventata la prima forza politica del Paese alle elezioni provinciali dello scorso 20 marzo, conquistando 13 dei 75 seggi della Eerste Kamer, il senato olandese.
Giornalista ed ex dottorando all’Università di Amsterdam, Baudet punta a consolidare la sua popolarità e a confermare il Forum per la Democrazia intorno al 20% dei consensi alle elezioni europee, che nei Paesi Bassi si svolgono nella giornata di domani, giovedì 23 maggio. I Paesi Bassi sono chiamati ad eleggere 26 eurodeputati tramite un sistema elettorale proporzionale e l‘FvD è ampiamente in testa in tutti i sondaggi delle ultime settimane.
L’ascesa dell’intellettuale “populista” Thierry Baudet
Sebbene il programma elettorale del Forum per la Democrazia di Baudet sia simile a quello del Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders – sul palco di Piazza Duomo, a Milano, insieme a Matteo Salvini e Marine Le Pen lo scorso 18 maggio – lo stile di Thierry Baudet è completamente diverso rispetto agli altri leader populisti ed euroscettici europei. Sofisticato e raffinato, “nel suo curriculum”, scrive La Stampa, “ci sono studi in Legge e in Scienze Politiche, oltre a due romanzi. Un intellettuale che a molti ricorda Pim Fortuyn (il precursore del populismo di destra olandese, assassinato nel 2002). Eletto in Parlamento nel 2017, ha iniziato il suo primo discorso parlando in latino. Ama vestirsi in modo elegante, giocare a scacchi e in ufficio si è fatto mettere un pianoforte”. Per questo viene soprannominato “il Dandy”.
Baudet è un convinto sostenitore degli Stati nazionali, gli unici capaci di “preservare le culture indigene e le etnie dell’Europa così come sono”, ed è favorevole a una distensione dei rapporti con la Federazione Russa. I suoi nemici giurati sono il “marxismo culturale”, che rappresenta il male “capace di distruggere la cultura occidentale attraverso il multiculturalismo e il politicamente corretto”. Non crede alla vulgata dei cambiamenti climatici e secondo lui “il clima si sta riscaldando a un ritmo molto più lento del previsto”. Durante l’ultima campagna elettorale, ricorda Politico, Baudet ha parlato di “isteria per il cambiamento climatico” e ha messo in discussione i costi “esorbitanti” del piano di azione per il clima presentato dalla coalizione di Rutte.
“Siamo qui – ha dichiarato – tra i detriti di una delle più grandi e belle civiltà che il mondo abbia mai conosciuto. Ma come gli altri Paesi che appartengono all’emisfero boreale, siamo stati distrutti da coloro che dovrebbero proteggerci. Siamo stati indeboliti dalle nostre università, dai nostri giornalisti, ma soprattutto siamo stati indeboliti dai nostri amministratori”.
Contro l’immigrazione di massa e l’Unione Europea
Due giorni prima delle elezioni provinciali, la campagna elettorale olandese ha spostato l’attenzione sull’immigrazione dopo che un uomo di origine turca è stato arrestato in seguito alla sparatoria di Utrecht, dove tre persone sono rimaste uccise. Il giovane leader ha incolpato il governo di Rutte e le sue fallimentari politiche migratorie. “Il governo Rutte ha lasciato i nostri confini aperti, consentendo di entrare nel Paese a centinaia di migliaia di persone con culture completamente diverse dalla nostra”.
“L’immigrazione incontrollata – ha dichiarato – distorce i nostri paesaggi, così come tutto questo indottrinamento di sinistra nelle nostre scuole, il trasferimento del potere all’Unione europea, l’isteria climatica”. Se non fosse successo nulla, ha aggiunto, “non sarei mai entrato in politica. Ma siamo stati chiamati in prima linea”. Abbandonata la volontà di lasciare l’Ue, ora il Forum per la Democrazia intende entrare a far parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) al Parlamento europeo. E le elezioni di domani potrebbero consolidare l’ascesa di un leader peculiare e unico nel panorama europeo, che “rappresenta l’establishment dell’anti-establishment”, così come lo ha definito il Guardian.