A poco più di una settimana dalle elezioni, è tempo di trattative per la formazione di un nuovo governo nei Paesi Bassi; prima dell’insediamento dell’esecutivo, è consuetudine nel paese attraversare una fase di intensi colloqui e questo per via di un sistema politico molto frammentato agevolato da una legge elettorale che prevede un proporzionale secco, senza quindi alcun partito in grado di arrivare a sfiorare la maggioranza assoluta dei voti. Appare comunque molto probabile che Mark Rutte possa andare a dirigere a breve il suo terzo esecutivo, continuando quindi con l’incarico di primo ministro che ha assunto nell’estate del 2010; il suo partito, il VVD, anche se ha perso 9 seggi rispetto alle consultazioni del 2012, ha comunque staccato tutte le altre formazioni incluso il PVV di Wilders, il principale concorrente del premier. Secondo le ultime indiscrezioni trapelate da L’Aja, la futura coalizione di governo potrebbe avere al suo interno quattro partiti.Un governo con dentro anche i VerdiNon è semplice arrivare a chiudere un accordo per garantire ai Paesi Bassi un esecutivo stabile; la recente storia politica, parla di frequenti elezioni anticipate e diverse crisi risolte in extremis tra alleati ‘occasionali’, uno scenario che potrebbe vedersi anche nella prossima legislatura specialmente perché i primi ‘rumors’, confermati però dallo stesso Rutte, parlano di una coalizione fortemente eterogenea, con all’interno VVD, CDA (CristianoDemocratici), D66 (Liberali progressisti) e Verdi. Uno scenario solo in parte ipotizzabile alla vigilia: VVD e CDA hanno in comune la visione europeista e sono classificabili nel centro – destra, dunque in virtù anche dei 19 seggi dello stesso CDA, un’unione tra le due formazioni era prevedibile, così come poteva essere considerata anche un’alleanza con il D66, partito liberale e ‘moderato’ ma con una visione più di centro – sinistra in materia di immigrazione, anch’esso con una dote di 19 seggi da spendere.Unendo i 33 seggi di Rutte, con i 19 del CDA ed i 19 del D66, si arriverebbe ad una coalizione di 71 seggi su 150, dunque mancherebbero all’appello 5 seggi per la maggioranza; in tanti davano per scontato il nuovo ingresso dei Laburisti, con cui Rutte ha governato negli ultimi anni, i quali hanno ottenuto 9 seggi. Pur tuttavia, il partito partiva da 29 seggi ottenuti nel 2012 e la débâcle elettorale di quello che fino alla settimana scorsa era il partito di riferimento del centro – sinistra olandese ha fatto desistere Rutte dallo stringere con esso una nuova alleanza; ecco quindi che avanza l’ipotesi dei Verdi: guidati da uno dei più popolari leader politici, quel Jesse Klaver soprannominato già il ‘Trudeau olandese’, il partito è balzato dai 4 seggi del 2012 ai 14 delle ultime consultazioni. È quindi il ‘GroenLinks’ la vera rivelazione delle elezioni dello scorso 15 marzo, pur tuttavia un’alleanza con il VVD di Rutte era tutt’altro che prevedibile.L’unico elemento in comune tra il partito del premier uscente e quello di Klaver, è dato dall’europeismo; entrambe le formazioni politiche, nel corso dell’ultima campagna elettorale, hanno tuonato contro le posizioni anti Bruxelles del PVV di Wilders, chiedendo il voto ai propri elettori proprio per contrastare l’euroscetticismo del principale avversario di Rutte. Per il resto però, i Verdi hanno una visione molto più a sinistra rispetto al VVD e questo comporterà non pochi compromessi da entrambe le parti: si parla già di intese a livello economico, con Klaver accontentabile sul fronte dell’innalzamento dei salari minimi e sull’inserimento dei temi ambientali nel programma di un eventuale futuro governo, pur tuttavia appare difficile mediare in merito la politica sull’immigrazione e sui rifugiati. Rutte ed il CDA vorrebbero introdurre il reato di clandestinità, i Verdi ed il D66 vorrebbero invece garantire maggiori libertà in tal senso; una gatta da pelare di non poco conto per il premier uscente, considerando il fatto che il suo VVD ha rosicchiato voti al PVV promettendo una maggiore stretta sull’immigrazione.I possibili scenari alternativiQualora l’accordo con i Verdi non vada in porto, potrebbe riprendere quota l’idea di una nuova alleanza con i Laburisti anche se mal vista dai dirigenti del VVD; l’obiettivo però, così com’era facilmente prevedibile, è fare in modo che i 20 seggi conquistati dagli euroscettici del PVV possano essere sempre meno influenti isolando quindi Wilders. E’ per questo che Rutte vorrebbe arrivare a quota 75 con formazioni di peso: assodato il fatto che VVD, CDA e D66 entreranno molto probabilmente nel futuro governo, i Verdi ed i Laburisti sono gli unici partiti con più di 8 seggi che possano stringere alleanze con il VVD, posto che i 14 parlamentari del Partito Socialista (altra formazione euroscettica) non appoggerebbero mai il premier uscente; la quota minima per la maggioranza, potrebbe essere raggiunta ‘pescando’ tra i 5 seggi dell’Unione Cristiana, così come i 4 del partito dei pensionati ed i 5 del ‘Partito per gli animali’.Ma a questo punto la coalizione sarebbe formata solo da tre partiti ‘tradizionali’ ed una serie di liste minori, lasciando fuori l’intero centro – sinistra, ipotesi questa molto temuta dallo stesso Rutte in quanto ritenuta politicamente, prima ancora che numericamente, molto scomoda vista l’ambizione del premier uscente di formare un governo che possa durare per tutta la legislatura, evitando crisi od elezioni anticipate. Mediamente le consultazioni nei Paesi Bassi durano quasi tre mesi ed anche questa volta pare che bisognerà attendere la prossima estate prima del giuramento del nuovo esecutivo; i partiti che raggiungono l’intesa, devono sottoscrivere un programma di governo che deve essere approvato al proprio interno e, successivamente, si passa alla seconda fase delle trattative che riguarda il numero di Ministeri da assegnare ad ogni singola forza ed i nomi che il primo ministro incaricato dovrà presentare al Capo di Stato. Solo dopo, con il voto della Camera Bassa, l’Olanda avrà il suo nuovo governo.
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